Uncharted 4 – Fine di un Ladro – RECENSIONE

Durante gli anni la storia del videogame ha sempre cercato il titolo di rappresentanza. Da Super Mario ad Half Life, da GTA ad Halo, da Gears of War a The Last of Us. L’elenco potrebbe essere lungo e interminabile perchè ogni volta l’industria del settore ha sempre avuto la necessità di migliorarsi: un motore perpetuo che ha avuto la capacità di evolvere ed alimentarsi della passione di milioni di persone.

Naughty Dog ha deciso che fosse arrivato il momento di spostare definitivamente questi equilibri: Uncharted 4 – La fine di un ladro – giustifica l’intera storia videoludica di un publisher che, ancora una volta, punta i piedi e sferra un gancio da knock out a questa generazione di console.

Questa recensione è totalmente spoiler free, non affronterà nessun aspetto della trama e tantomeno non descriverà luoghi o tematiche che vengono affrontati durante l’avventura di Nathan Drake. Nessuno dovrebbe privare il giocatore di un’avventura unica nel suo genere, e partirò proprio da questo concetto ad affrontare nello specifico l’ultima incredibile avventura dell’avventuriero di casa SONY.

Giustificare l’avvento di un capolavoro annunciato è sempre complicato, ma in questo caso diventa tutto più semplice.

Se poi, è anche possibile giocare un livello del primo storico Crash Bandicoot, allora il capolavoro è servito.

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CIAK! SI GIOCA.

Videogiochi & cinema sembra ormai un binomio che vuole diventare sempre più univoco. In sala si vedono sempre più film ispirati all’universo videoludico e sulle console casalinghe il genere delle “avventure grafiche” è diventato un trend costante durante gli ultimi anni. In molti però si lamentano di questo nuovo genere per la mancanza di interattività da parte dell’utente: la presenza di binari troppo definiti e le scene in CGI lunghe ed elaborate avevano mosso una folla di attivisti dell’action game verso la protesta ferrea contro lo sviluppo di giochi in salsa “Beyond – Two Souls” (largamente smentiti da capolavori, ad esempio, registrati sotto il nome di “Life is Strange” sviluppato da Square Enix ndr.).

Naughty Dog ha cavalcato perfettamente questo sentimento che si agitava nel sottobosco della community videoludica, ed è riuscita nell’impresa più difficile da realizzare: un interactive action-adventure game. Uncharted 4 è la fusione perfetta di questo binomio. La trama, articolata tra passato e presente delle avventure di Nathan Drake e “famiglia”, terrà attacco allo schermo il giocatore per tutto l’arco narrativo della storia. La sensazione sarà quelle di giocare i vari livelli, composti dalle solite fasi di esplorazione guidata condita con sparatorie ed enigmi da risolvere, per ad arrivare al video in CGI che aggiungerà il tassello successivo della storia. La sceneggiatura è di primissimo livello, con dialoghi molto serrati e mai lasciati al caso, dove la classica ironia di sottofondo che ha reso celebre il brand verrà intervallata da attimi dove diventa impossibile non provare empatia nei confronti del protagonista. Affrontando questa tematica è molto facile incappare nella trappola degli spoiler, di conseguenza basti sapere che tutto il comparto narrativo è stato creato, montato, girato e interpretato ad un livello che molte volte non viene raggiunto dai grandi blockbuster prodotti a Hollywood.

Questo rende Uncharted 4 la fusione perfetta tra lungometraggio e videogame: senza ombra di dubbio il prodotto messo sul mercato da Naughty Dog è il punto più alto toccato per ora da questa nuova simbiosi dell’intrattenimento moderno.

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SQUADRA VINCENTE, NON SI CAMBIA

La saga di Uncharted è diventata la regina degli action game della vecchia (e nuova) generazione grazie ad un fattore principale: il gameplay. Fluido, compatto, semplice e diretto. Mettersi nei panni di Nathan Drake non è mai stato così semplice e divertente, perché a differenza dei capitoli precedenti sono state curate tutte le sbavature tecniche che la trilogia sviluppata su Playstation 3 si portava dietro. Alcuni movimenti macchinosi e troppo veicolati, in questo quarto capitolo diventano invece molto più naturali e curati nel dettaglio. Un esempio, anche se molto “limitato”, che fa capire la cura del dettaglio di questo titolo, sono le movenze che ha Nathan quando è appeso ad una sporgenza. Oltre al passaggio da un appiglio all’altro, diventato molto più spettacolare e fluido, quando Drake rimane appeso nella stessa posizione per qualche secondo si può notare il movimento dei piedi: il personaggio non è mai fermo ma li striscia in continuazione contro la parete alla quale si è appesi, quasi con la volontà di trasmettere la difficoltà di rimanere bloccati in una situazione “scomoda”. Questi probabilmente sono solo dei dettagli, ma rendono l’intera esperienza molto più godibile e realistica.

Il sistema di combattimento invece rimane assolutamente invariato: il classico sistema da third person shooter viene leggermente ricalibrato e l’inserimento della mira automatica è un notevole aiuto per i neofiti del genere, che potranno cimentarsi anche nelle modalità più difficili per provare a rendere la loro più avventura meno semplice del normale. Una novità che è stata introdotta, a livello di gameplay, è il rampino: questo oggetto che accompagnerà Nathan per tutta la sua avventura consentirà di cimentarsi in evoluzioni e arrampicate durante le esplorazioni, ma anche durante i combattimenti per dare più opzioni nelle zone più affollate di nemici. Con la pressione del tasto L1, quando possibile da sporgenze, alberi o travi abbandonate, sarà possibile lanciare Nathan da un estremo all’altro di un precipizio senza grossi problemi. L’intero level design del gioco è stato riprogrammato per dare grossa importanza a questa novità introdotta con il quarto capitolo.

Nel complesso Uncharted 4 è una sorta di istruzione generale sul come sviluppare un action/adventure game in salsa shooter: il divertimento è assicurato.

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BELLO BELLO, IN MODO ASSURDO.

Probabilmente Derek Zoolander non userebbe altre parole. Certo, il suo vocabolario non è molto forbito, ma in questo caso anche il supermodello interpretato da Ben Stiller non riuscirebbe a trattenere l’entusiasmo per il comparto grafico di Uncharted 4. I ragazzi di Naughty Dog hanno superato loro stessi: la realizzazione tecnica che sono riusciti a dare alla loro ultima fatica rasenta la perfezione. Alcuni scorci, passando dai fondali marini per arrivare alle scogliere scozzesi e alle spiagge caraibiche, sono una vera e propria esaltazione dell’arte videoludica. Il dettaglio, l’atmosfera, il clima e le precipitazioni atmosferiche sono orchestrate ad arte per dare al giocatore la sensazione di aver visitato realmente i luoghi che si susseguiranno nell’avventura di Nathan Drake. Il frame rate rimane sempre stabile intorno ai 30 fps, ma la risoluzione totalmente in Full HD farà sgranare gli occhi ad appassionati e non, soprattutto perché si andranno quasi sempre ad affrontare delle zone molto vaste e dettagliate con centinaia di particolari realizzati quasi alla perfezione. L’impatto visivo sarà sempre di altissimo livello, anche se quando saranno presenti diversi modelli poligonali da muovere contemporaneamente, durante le sparatorie più confusionarie ad esempio, sarà possibile avvertire una rarissima sensazione di leggero freeze della scena. Nulla di grave però, anzi, se viene considerato la mole di lavoro tecnico che è stato svolto da Naughty Dog e l’incredibile numero di dettagli presenti costantemente sulla scena, la domanda da porsi è come le altre case di sviluppo facciano ancora tutta questa fatica nello sviluppare giochi di questo livello grafico dopo ormai un considerevole numero di anni di studio e rilascio delle console di questa current gen.

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AGGIUNGI UN PROIETTILE A TAVOLA.

Quello che rende Uncharted 4 un gioco che tende alla perfezione, è proprio il comparto multiplayer. La tendenza che ha preso la maggiore durante gli ultimi anni è stata legata ad uno sviluppo marginale di una componente single player a discapito di una multiplayer, o viceversa. Con Uncharted 4 però Naughty Dog riesce ad invertire questo trend. Una volta terminata la campagna che racconta le ultime fatiche di Nathan, il giocatore potrà cimentarsi in nei più classici degli ambienti multiplayer: Naughty Dog ha puntato molto su quest’aspetto per cercare di rendere accessibile a tutti, anche ai neofiti, la possibilità di spararsi a vicenda tra amici all’interno delle ambientazioni protagoniste della storyline. L’impatto grafico non risente della componente online, a differenza di altri competitor che lasciano al multiplayer una realizzazione grafica più altalenante.

Il breve ma efficace tutorial introdurrà il giocatore nell’esperienza online di Uncharted 4 nel giro di pochi minuti, riuscendo a spiegare come giostrarsi al meglio tra tutte le opzioni che il gioco permette. La grande forze di questo comparto è sicuramente l’equilibrio: tutti i personaggi hanno allo stesso tempo lo stesso numero di possibilità. Con questo concetto, breve ma efficace, Naughty Dog riesce a calibrare l’esperienza online con un sistema di ricompense non legato totalmente alle killstreak, fin da subito dona al giocatore un set di armi ed equipaggiamento allineato con il profilo scelto (es. assaltatore, cecchino, ricognitore etc), la velocità di movimento rimane unica per tutti i giocatori e non è necessario scattare, viene confermata la possibilità di poter “rianimare” i compagni feriti a morte per un breve lasso di tempo e tutti sono dotati del rampino. È necessario focalizzarsi un secondo sull’organizzazione delle ricompense: in base ai reward che si possono ottenere sia dalle uccisioni, sia per la raccolta di tesori presenti in maniera random sulla mappa, il giocatore potrà acquistare le ricompense da poter sguinzagliare nella mappa. In base alla scelta effettuata precedentemente, ad esempio dalla pietra Cintamani alla maledizione di El Dorado per le ricompense più succose, il giocatore potrà inoltre spendere questi “soldi” anche per ottenere armi devastanti o addirittura “evocare” un NPG di supporto che possa aiutare la squadra a raggiungere l’obbiettivo finale. Sono sicuramente delle succose aggiunte ad un comparto multiplayer che diventa tutt’altro che frustrante e ripetitivo.

L’unica pecca è forse legata al matchmaking: in molti casi la difficoltà di ritrovare una lobby nella quale giocare diventa macchinosa e complicata, dove si è obbligati a dover uscire e rientrare dalle partite per poter riuscire a partecipare in maniera lineare. Alcune volte questo problema può diventare un ostacolo complicato da superare, soprattutto contando che la connessione dell’utente medio in Italia non spicca per velocità, di conseguenza qualche problema di connessione si può rilevare.

Unica macchia che però non rovina l’esperienza multigiocatore nel suo complesso.

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CONCLUSIONI

Uncharted 4 – La fine di un ladro rompe il confine dell’intrattenimento canonico, riuscendo ad entrare nelle console sotto forma di un progetto che nasce come un videogioco, ma racchiude diversi generi dell’ home media entertainment. Questa convergenza prende forma con il quarto capitolo di una serie che è destinata a diventare un vero e proprio milestone della storia dei videogiochi, grazie alla mano esperta di una software house come Naughty Dog che perfeziona e lima tutti i dettagli di uno tra i third person shooter migliori che questo franchise abbia mai prodotto.

Il gusto personale non si discute, ma se considerate Uncharted 4 un videogioco che non merita una menzione nell’Olimpo eterno del videogaming, allora forse è meglio spegnere la console a appendere il pad al chiodo.

Uncharted 4 - Fine di un ladro
Pros
Gameplay sempreverde e perfezionato
Graficamente strepitoso
Sceneggiatura di altissimo livello
l miglior Nathan Drake di sempre
Cons
Alcuni rari cali di frame rate
Matchmaking non sempre immediato
Coop su splitscreen mai presa in considerazione dal brand