Lettera di un videogiocatore alla stampa italiana.

[ads]Premessa: Sono videogiocatore, lettore di fumetti e appassionato di anime e cartoni animati da che ho memoria. Ho passato i miei 26 anni di vita a giocare, leggere e guardare qualsiasi cosa, immergendomi anche nei prodotti magari più “violenti” tipo videogiochi come Carmageddon o manga come “Battle Royale” e posso affermare con sicurezza di essere nel pieno delle mie facoltà mentali, di non aver subito il lavaggio del cervello, di non scappare a cavallo dopo aver giocato a The Witcher, e di avere come unica colpa, l’aver speso troppi soldi in Nerdate.

Ma veniamo ai fatti di questi giorni.

Come molti di voi sapranno (credo tutti) nei giorni scorsi a Ferrara, due giovani hanno commesso un terribile crimine, uccidendo i genitori di uno dei due ragazzi. Come al solito la stampa italiana non ha perso l’occasione di incentrare e coinvogliare la notizia (dandone quasi la colpa) sul fatto che i due giovani fossero videogiocatori. Come si può anche solo notare dal titolo dell’articolo pubblicato sul Mattino o sul Corriere della sera (di cui trovate un’immagine in alto), l’attenzione mediatica sia nel titolo principale, sia nell’articolo ma anche di alcuni servizi passati in tv e stata posta sul fatto che “gli studenti amavano giochi di guerra”.

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Con questo ennesimo caso la mia domanda sorge ormai spontanea e la voglio rivolgere alla stampa italiana, ai “giornalisti” che hanno scritto suddetti articoli e ai caporedattori che hanno accettato la pubblicazione dei suddetti.

Perché ve la prendete sempre con i videogiochi? Perché date la colpa ad un mondo che chiaramente non conoscete? Perché io che gestisco un portale di notizie mi devo preoccupare sempre di verificare le fonti, informarmi su quello di cui tratto mentre voi che venite pagati per fare questo lavoro, trattate con superficialità argomenti che non vi competono?

Analizzando alcuni articoli, al loro interno viene fatto il triste ed infelice accostamento Videogiochi = vita vuota, a sottolineare il fatto che i videogiocatori siano persone che non vivono una vita senza uno scopo finale. Inoltre viene citato (anche molto lievemente)  il fatto che i due giovani facessero uso di Cocaina, fatto che personalmente ritengo parecchio più grave dello giocare a “videogiochi di guerra” ma evidentemente non avrebbe avuto abbastanza importanza mediatica.

Se anche i quotidiani nazionali e i mezzi che dovrebbero essere d’informazione si ostinano a puntare su titoli ClickBait e sul dare notizie cercando di mettere in cattiva luce il mondo videoludico (ma anche sul mondo nerd in generale con fumetti etc), come può venire ancora preso seriamente?

Vi ricordo che se adesso fate presa su quella che è ancora la vecchia generazione, prima poi verrà sostituita da quella che tanto spesso denigrate.

Che poi sinceramente parlando, lo stesso vostro approccio retrogrado si potrebbe applicare anche ai film. Quando smetterete di considerare il mondo videoludico come il male assoluto e uscendo dal vostro mondo bloccato al 1800 vi renderete conto che in realtà si tratta e si tratterà sempre di un semplice strumento di svago dietro cui lavorano migliaia di persone, capace molte volte di far stringere nuove amicizie, divertirsi in compagnia e si, a volte anche emozionare.

Nel frattempo che questo accada, il mio invito è di prendervi una console (o un pc non me ne voglia gli hardcore gamer) recuperarvi qualche titolo e di testare con mano quello che per noi è già qualcosa di fantastico. E forse, nonostante sia una speranza vana, la prossima volta quando vi ritroverete davanti alla stesura di un articolo, sarete maturati o come piace dire a noi, sarete saliti di livello. +1

 

 

Firmato

Un videogiocatore

 

 

PS: a pure scopo informativo volevo segnalare che sulla questione è intervenuta anche l’AEVSI (Associazioni Editori Sviluppatori Italiani) commentando così:

“Diverse testate giornalistiche di rilievo nazionale hanno sottolineato la circostanza che gli autori del delitto fossero dei videogiocatori e l’hanno messa in connessione diretta con quanto accaduto additando i videogiochi al pari, e in alcuni casi ancora prima, delle droghe come simbolo di uno stile di vita privo di valori

Questo tipo di comunicazione, oltre che inaccettabile per l’industria dei videogiochi, è a nostro avviso offensiva nei confronti dei videogiocatori, che oggi in Italia si stimano essere più di 25 milioni di persone. È inoltre scorretta ed ingannevole nei confronti dell’opinione pubblica, in quanto suggerisce una relazione del tutto indimostrata e inesistente fra l’utilizzo di videogiochi in quanto tale e la propensione al crimine. Denota, infine, un ingiustificato accanimento nei confronti del mezzo videoludico. I videogiochi si sono affermati, soprattutto negli ultimi anni, come uno strumento in grado non solo di intrattenere, ma anche di essere valido supporto nell’ambito dell’educazione e dell’informazione. Troppo spesso non ci si rende conto che queste allusioni rischiano di penalizzare un intero settore che dimostra una sempre maggiore attenzione sia alla qualità dei prodotti sia alla promozione di un utilizzo consapevole degli stessi. Un’industria che proprio nel nostro Paese sta vivendo una fase di fermento creativo che ha portato alla nascita e al consolidamento di numerose realtà di sviluppo indipendenti

Ci auguriamo quindi che sui videogiochi possa essere fatta una corretta informazione nei confronti dell’opinione pubblica, evitando facili collegamenti non pertinenti, sempre nell’assoluto rispetto del diritto di cronaca”.