Sono Tornato, uno schiaffo agli Italiani – Recensione DVD

Sono Tornato

Per la regia di Luca Miniero, il film del 2018, Sono Tornato, adattamento italiano del precedente lungometraggio tedesco, Lui è tornato, basato sull’omonimo bestseller di Timur Vermes. Benito Amilcare Andrea Mussolini è tornato e non si è lasciato dietro il suo fascismo e la sua grinta di riconquistare l’Italia, persa tra i flutti di un nazionalismo in declino e di un’apertura sociale sicuramente differente da quella che ha lasciato più di 80 anni fa. Da una parte abbiate timore: la pellicola è un adattamento virgola per virgola del film tedesco in cui è il fuhrer a tornare, ma è italiano. Dall’altra quindi siate contenti di un film che si distingue dal mare nostrum caratteristico italiano denunciando e criticando aspramente noi italiani.

Come da titolo, Sono Tornato non ha paura degli italiani e li beffeggia ad alta voce:

“Vi ho lasciato che eravate un popolo di analfabeti. Vi ritrovo 80 anni dopo che siete ancora un popolo di analfabeti”

afferma Massimo Popolizio in un impeccabile Duce, con chiare e ferme parole. Siamo un popolo di fascisti?

Ci auguriamo sempre di no, ma la pellicola, con questo suo stile giornalistico, ci trasporta in viaggio per l’Italia, gridandoci ad alta voce che se Mussolini salisse al governo al giorno d’oggi è perché l’Italia è ancora fascista. Sfiducia e disprezzo nella politica attuale, troppe parole e nulla di concreto, si covano desideri forti, di supremazia razziale, ignoranza storica, il desiderio di una dittatura “libera, una dittatura non troppo dittatura” come viene citato nel film, che qualcuno si prendi le responsabilità di tutto e guidi il popolo italiano verso la libertà e la beatitudine. Le parti più forti sicuramente sono le affermazioni di sopprimere il diverso, lo straniero, per colori i quali si fa richiesta di togliere il crocifisso dalla classe per loro rispetto. Parole forti e dette senza indugio. D’altra parte, la pellicola ci mostra quello che non è stato il fascismo, pone una sorta di auto-assoluzione dei suoi crimini e delle colpe di Mussolini, giusto per sorreggere la tesi secondo cui, dopo la caduta dei fasci, l’Italia ha visto sempre e solo declino.

“È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che deve difenderlo. Il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede nei nostri cuori.”

Questo è ciò che l’Italia vuole ricordare, questo è ciò che pensa l’italiano come ideologia di una rivoluzione. Il lavoro e la guerra, e solo con la fede in essi che il nostro paese si può risollevare.

Il paese viene visto quindi sotto due occhi: quelli di Benito che entra in un’Italia che non rispecchia assolutamente la sua idea di paese nazionale, da modello per il resto del mondo, con l’approvazione di matrimoni gay, di pubblicità regressive e di una gioventù sprecata (ricordiamo come sia per il nazismo che per il fascismo, i giovani erano sempre visti con un occhio di riguardo in quanto rappresentavano il futuro); dall’altra parte vediamo l’Italia sotto i nostri occhi che guardano attraverso quelli di Benito, vedendo dunque l’effetto progresso, gli effettivi passi avanti che abbiamo fatto da quell’ormai indimenticabile ’45.

Massimo Popolizio ci ha portato in vita il Duce. È effettivamente tornato: mento in su, petto in fuori, gambe salde e strette e braccia ai lati, questo è il classico atteggiamento del duce, per non parlare della goffaggine, immedesimandosi in quello che gli italiani chiamano semplicemente attore e pagliaccio, cantando L’italiano di Totò Cutugno calandosi nella parte nonostante la critica al “partigiano come presidente”. E poi stranamente si fa “amare”, con questo suo modo di fare strano, scroccando colazioni o pranzi ed al contempo mostrando tristezza e compassione per l’amata Claretta Petacci.

Sprona anche il co-protagonista del film, Frank Matano in Andrea Canaletti, in situazioni sentimentali e lavorative. Bisogna comportarsi da uomo di fronte ad una donna e mostrare la propria forza ed audacia; bisogna ribellarsi di fronte all’ingiustizia se la si ritiene tale, così il nostro Benito con uno schiaffo a Canaletti per fargli alzare la testa, dà uno schiaffo al popolo italiano: i fascisti non erano deboli, si facevano valere di fronte ad un mondo chino sui social ed i media.

Veniamo ora all’analisi del disco. In questo caso parliamo di una classica confezione DVD, con in fronte l’ormai famoso poster. La pellicola, di 92 minuti circa, ci viene presentata con un formato HD 2.35:1 quindi un Widescreen da 16:9, con audio Dolby Digital Italiano 5.1 e sottotitoli in italiano ed inglese. Come contenuti speciali contiene il classico backstage del film con le varie interviste agli attori che commentano il loro lavoro sul film.

CONCLUSIONE

Una pellicola che si staglia dunque sul giusto panorama politico italiano del momento: sembra proprio che ce la siamo chiamata. Quelle tendenze passate che tutti volevano dimenticare a quanto sembra non tutti hanno il piacere di farlo e questo è dimostrato dalla scena finale in cui il duce, a bordo della sua auto in giro per le strade viene accolto da tutti, italiani e non, anche in mondo strambo, con accoglienza romana e con altezzosi saluti al fascismo che ci ricordano in fondo chi siamo stati, ma al contempo chi non vorremmo essere.

Sono Tornato
Pros
Un'ottima svolta nel panorama cinematografico italiano
Una possente critica ad un'ideologia mai morta
Massimo Popolizio nei panni di un impeccabile Duce
Cons
Troppa assenza di originalità nei confronti di "Lui è tornato"?
Frank Matano che con la sua voce in alcuni momenti non si poteva sentire
Uso dei pochi effetti visivi presenti in modo scabroso
8
Voto