1922 (Netflix, 2017)

Netflix 1922

Il 2017 sembra proprio essere l’anno di Stephen King, con ben due film tratti dalle suo opere- La torre nera e It– e con il suo prossimo libro in arrivo, Sleeping Beauties, scritto in collaborazione con il figlio.

In mezzo a tutte queste uscite, è arrivato silenziosamente su Netflix, il 20 Ottobre, il film 1922 tratto da un racconto contenuto nell’antologia Notte buia, niente stelle (sempre  di King… obviously).

La trama e il cast

Il film è stato diretto da Zak Hilditch e racconta le vicende di Wilfred James, un agricoltore. Il tutto si apre con quest’ultimo intento nello scrivere una lettera dove confessa l’omicidio della moglie avvenuto qualche anno fa, nel 1922 per l’appunto.

In seguito all’efferato omicidio, compiuto con la complicità del figlio quattordicenne Henry “Hank”, la vita di quest’ultimi viene completamente stravolta da una serie di avvenimenti.

Nel ruolo di Wilfred James troviamo l’attore Thomas Jane, la decisa Arlette è invece interpetrata da  Molly Parker. I panni del figlio quattordicenne sono vestiti da  Dylan Schmid. Nel cast, con ruoli secondari, troviamo anche Kaitlyn Bernard Bob FrazerNeal McDonough e Brian d’Arcy James.

La recensione

1922 è un film del quale si è parlato poco. Forse per l’uscita in concomitanza con It o forse perché è semplicemente scialbo.

La storia non è originalissima. Abbiamo questo agricoltore che, al fine di ottenere ciò che desidera, porta dalla sua parte il figlio, uccidendo così la moglie. Da quel momento in poi iniziano una serie di disastrosi eventi e apparizioni che collegano il tutto all’omicidio.  Il film non pecca sicuramente di dinamicità, il tutto infatti scorre in modo particolarmente lento e, per le tematiche trattate, dovrebbe in qualche modo suscitare il cardiopalma nello spettatore. Si parla infatti di spiriti in cerca della loro vendetta di sangue e aleggia una specie di maledizione portata avanti da dei “simpaticissimi” roditori. Però c’è qualcosa che proprio non funziona e che rende 1922 stantio, noioso, quasi forzato.

Probabilmente il vero grande problema è che il film viene presentato come un horror, quando in realtà le apparizioni e le allucinazioni rappresentano quasi un contorno alle varie vicende. La tematica principale infatti, che poi rappresenta il filone principale della storia, è il tormento psicologico e spirituale da parte dei due protagonisti. Vengono inoltre messi in evidenza dei valori che appartengono a tempi ormai andati e che stavano diventando obsoleti e anacronistici anche nella storia trattata; e ciò è messo in evidenza da Arlette e dalla sua voglia di abbandonare una vita fatta di isolamento e fatica.

Nonostante ciò, i personaggi sono ben caratterizzati. Wilfred è un astuto manipolatore silenzioso, Hank il figlio adolescente credulone che inaspettatamente farà evolvere il suo carattere, Arlette una donna che non sopporta più di vivere in campagna. E allo stesso modo, anche i personaggi secondari sono ben curati.

Inoltre, nonostante nel film non sia possibile dedurlo, nel racconto originale si trovano alcuni rimandi ad altri scritti di King, primo fra tutti It: il racconto infatti è ambientato a Hemingford Home nel Nebraska, città dove si trasferirà da adulto Ben Hanscom, uno dei membri del “Club dei perdenti”. La città è anche  il luogo in cui viveva Mother Abigail, personaggio che ritroviamo ne L’ombra dello scorpione; infine  sempre qui è ambientato il racconto L’ultimo piolo contenuto nella raccolta A volte ritornano.

Consiglio il film?

Beh dipende da quello che volete vedere: se vi aspettate un horror, potete anche rivolgere il vostro sguardo altrove.