Falcon Age – La Recensione

falcon age

Presentato durante il primo State of Play di Sony, Falcon Age fa il suo debutto su PlayStation 4 e PS VR.

In un pianeta colonizzato da creature robotiche, la giovane Ara è tenuta prigioniera dai robotici alieni e costretta ai lavori forzati. Giorno dopo giorno la vita di reclusione della giovane procede nella solita routine costretta ai lavori forzati. Fino a quando, approfittando dell’aiuto suicida di un falco, riuscirà a scappare dalla prigione che l’ha ospitata per lungo tempo. E con se porterà il figlio dell’uccello che l’ha appena liberata.

Così inizia Falcon Age, una nuova avventura disponibile su PC e PlayStation 4, opera prima del team indipendente Outer Loop. Un’avventura che vista dall’esterno sembra non aggiungere nulla al genere, ma che incuriosisce per il supporto alla realtà virtuale.

Aria di ribellione

Tornata alla vita di tutti i giorni Ara decide che dovrà essere lei a fermare l’avanzata dei robot sul suo pianeta. Ma non potrà farlo da sola. Decide quindi di chiedere aiuto a sua zia, facendosi addestrare nell’arte della falconeria, della quale la sua gente è custode. In un attimo Ara e il suo nuovo amico falco entreranno in sintonia, diventando così un alleato prezioso nella battaglia della ragazza.

Nonostante tutte le buone promesse narrative, il rapporto quasi simbiotico di Ara con il volatile e lo sfondo di un’invasione aliena, Falcon Age non è riuscito a far breccia nei nostri cuori.

Vi chiederete come mai?

Non si stratta della natura indie del titolo, o di un gameplay che come vedremo tra poco troppo semplicistico e limitato. Falcon Age pecca nel raccontarsi al giocatore. Tutto viene fatto in maniera frettolosa, senza che non ci sia nessun approfondimento di sorta. Lo stesso rapporto fra Ara e il falco scompare minimamente dopo che si inizia ad assaltare i vari avamposti nemici. Non c’è uno sviluppo narrativo, e i pochi “colpi di scena” vengono buttati a caso e lasciati a sé stessi, con un finale tagliato di punto in bianco, dopo nemmeno 4 ore di gioco.

Come è potuto succedere? Non è ben dato saperlo. Forse l’inesperienza del team, o forse semplicemente l’inadeguatezza di una storia che sa di già visto e non riesce ad incuriosire i suoi fruitori.

Cip cip cip fa il pulcino

E lo stesso si può dire del gameplay. L’avventura, pur muovendosi in una sorta di mini open world, è piuttosto lineare. E saremo sempre guidati su come procedere e avanzare. La scelta di utilizzare la prima persona gioca a favore, e permette di avere sott’occhio il nostro compagno pennuto e di interagire con lui. Oltre ad essere uno strumento di morte, in grado di attaccare altri animali o i robot. Potremo poi utilizzare un bastone, per mazzolare i nemici o sfruttarne il raggio traente per attivare leve o interagire con l’ambiente.

Anche in questo caso si notano parecchi limiti. Nelle già citate 4 ore ci troveremo a compiere le stesse azioni. Assaltare gli avamposti nemici, 4/5 in tutto, ottenere qualche potenziamento, e spostarci verso il prossimo obiettivo. Tutto senza grandi stimoli, si va avanti per vedere cosa succede e stop. C’è qualche upgrade da fare al nostro falco, che gli permette ad esempio di recuperare oggetti altrimenti inaccessibili o disattivare esplosivi, così come un sistema di crafting che ci consente di realizzare del cibo per ripristinare la salute del nostro compagno. Non manca nemmeno qualche minigioco, ma le complesso la sensazione di incompiutezza è presente dall’inizio alla fine.

Realtà virtuali

Allora perchè non “massacrare” Falcon Age valutandolo per il gioco che è? C’è un motivo se non l’abbiamo ancora fatto. E si chiama VR. Se da un lato abbiamo un gioco troppo basilare, a tratti incompleto, una volta indossato il visore cambia faccia. I problemi relativi al gameplay o alla storia permangono, sia chiaro, ma è proprio la sua doppia natura virtuale a darci un nuovo punto di vista. Per quanto limitata, esplorare l’area di gioco diventa piacevole. E ad aiutarci entrano anche in gioco i Move di casa Sony, a simulare con le braccia alcune geasture prima eseguibili con il pad. L’immedesimazione quindi sale esponenzialmente, facendoci in parte dimenticare dei molti difetti che affliggono Falcon Age. Anche graficamente, il titolo non brilla sotto nessuno dei suoi aspetti, per colpa di un level design abbastanza anonimo e sottotono. Grazie al VR però acquista un maggior spessore e diventa sicuramente più interessante esplorare il pianeta di Ara, o quel poco che ne possiamo visitare. Anche ammirare il falco attraverso i nostri occhi, interagire con lui con un colpo di Move o lanciarlo all’attacco distrae in maniera positiva dagli ormai chiari problemi del gioco. Nonostante l’immersività dei controller di movimento, abbiamo preferito sul lungo periodo quelli con il pad. Non tanto per la precisione (qualora fosse richiesta) dei comandi o il feeling generale, quando per gli spostamenti. Essendo privi di levette, i Move devono ricorrere a soluzioni alternative per i movimenti nello spazio, vedi i brevi teleport “punta e clicca” già usati in altre soluzioni, non sempre convincenti.

Sempre in VR l’audio di gioco rivive una seconda giovinezza. Inforcate le cuffie e sparato tutto nei timpani, l’audio 3D ci estranea per qualche ora immergendoci nel mondo di Falcon Age, prima di tornare alla realtà e fare mente locale su tutti i difetti del titolo di Outer Loop.