Blades of Time – La Recensione

Blades of Time era un titolo mediocre (tendente al brutto) già all’epoca e con gli anni non è migliorato.

Ammettiamolo: con il passare dei mesi e degli anni ci stiamo sempre più abituando al concetto di Remake, Remastered e Porting. Se fino a pochi anni fa, infatti, la cosa poteva essere considerata a volte interessante e a volte insensata, ora non ci scandalizziamo più all’ennesima trasposizione e l’uscita di alcuni titoli ci scivola semplicemente addosso, senza più spingerci a interrogarci sulle mosse commerciali alle spalle di alcune release. Siamo qui oggi, infatti, per parlare di Blades of Time, titolo targato Gaijin Entertainment uscito su PlayStation 3, Xbox 360 e Pc nel 2012 e resuscitato negli scaffali digitali di Nintendo Switch il 14 maggio di quest’anno.

Preferiamo dirvelo subito, prima di cominciare ad annoiarvi con la nostra recensione: Blades of Time era un titolo mediocre (tendente al brutto) già all’epoca e vederlo identico sette anni dopo non può che esacerbarne i difetti, sino a renderlo quasi non giocabile.

Versione Testata: Nintendo Switch

Anzi, azzarderemmo anche senza “quasi”, dato che sino a pochi giorni fa era presente un bug che faceva crashare il gioco, impedendoci di proseguire con l’avventura riportandoci di prepotenza alla home della console ibrida Nintendo. Con il rilascio dell’ultima patch, fortunatamente, le cose sono più stabili, ma, come potrete leggere se deciderete di proseguire la lettura, i bug sono l’ultimo problema di Blades of Time.

https://www.youtube.com/watch?v=mJUUldAo7qc

Wannabe Bayonetta

Blades of Time narra la storia di Ayumi, cacciatrice di tesori che, nel corso di una sua avventura, si trova bloccata in un’isola misteriosa, dove la magia del Chaos sembra diffondersi a vista d’occhio.

Questo è solo l’inizio di una trama che, semplicemente, fa acqua da tutte le parti.

Tutti i personaggi soffrono di una totale mancanza di caratterizzazione (Ayumi per prima) e sembra che si comportino in modo del tutto casuale e insensato. La nostra bionda protagonista, infatti, sembra provenire dagli anni Novanta dell’industria videoludica, dove bastava qualche frase ad effetto (nel nostro caso pure brutte) e un paio di curve bene in mostra per dettagliare la psicologia di un’eroina. Fortunatamente i tempi sono cambiati e al giorno d’oggi questo non è più accettabile.

Lo sviluppo del racconto procede in modo confuso, irregolare e sembra serva solamente per presentare aree sempre differenti da attraversare e nuovi nemici da affrontare. Il problema, però, è che tutto questo pastiche fluisce in modo poco armonico, passando da un livello ambientato nella foresta a una città futuristica tra le nuvole (con tanto di armi e laser), per poi tornare nelle rovine in stile Tomb Raider. Non c’è la minima cura nel creare una continuità narrativa tra le location e l’impressione che si ha è quella di star giocando livelli casuali all’interno di un mondo di gioco fittizio e vuoto. A poco servono i file di testo che è possibile trovare nei livelli, visto che qualsiasi elemento di scrittura risulta essere poco definito, sgraziato e, quando va bene, noioso. Il terzo atto, inoltre, non solo risulta banale e mal raccontato, ma crea persino delle problematiche con l’inizio della vicenda, inserendo l’elemento della casualità che, come insegnano nelle scuole di sceneggiatura, non può essere il metodo con il quale risolvere una storia.

Se possiamo definire la scrittura di Blades of Time al limite dell’amatoriale, la regia risulta essere del tutto indifendibile. Movimenti di telecamera che passano attraverso gli oggetti, compenetrazioni durante le cut scene, animazioni scandalose e recitazione dei personaggi inesistente vanno a comporre un mosaico che, fidatevi, difficilmente piacerà a qualcuno. Non piaceva nel 2012, figuratevi ora nel 2019.

https://www.youtube.com/watch?v=GRVCyBci6Uw

Le spade del tempo

Spezziamo una lancia a favore del titolo Gaijin Entertainment: l’idea che sta dietro al gameplay è interessante e potenzialmente vincente. Fondamentalmente, Blades of Time è un hack-and-slash che mescola combattimenti all’arma bianca con le sparatorie attraverso fucili dalle ragguardevoli dimensioni. La parte più interessante, però, è la possibilità di tornare indietro nel tempo con la pressione di un semplice tasto.

“Già visto” direte voi, ma quali sono possibilità offerte da un combat system che ci permette di affiancare la Ayumi che ha viaggiato nel tempo con quella che, nel tempo, ancora non ha viaggiato?

Ci spieghiamo meglio: Immaginate di sparare dieci colpi di fucile in direzione di un nemico e poi di riavvolgere il tempo. In Blades of Time potrete affiancarvi alla vostra versione precedente e sparare altri dieci colpi, in modo che il vostro avversario venga bombardato da ben 20 colpi in un solo momento. La cosa non vi basta? Nei limiti di una barra prestabilita, potete ripetere la cosa quante volte volete, in modo da avere numerose versioni di Ayumi pronte a combattere nello stesso momento (fino al momento nel quale avete deciso di tornare indietro nel tempo, cosa che farà scomparire i vostri “cloni”). Insomma: un’idea davvero interessante e che il gioco utilizza sia per i combattimenti che per qualche puzzle ambientale.

Peccato, però, che il resto sia quasi tutto da buttare.

I combattimenti con le spade sono semplicistici e vi troverete raramente a utilizzare il viaggio nel tempo, visto che basterà premere un tasto a ripetizione per vincere gli scontri (davvero troppo facili). Del tutto indecente il combat system legato alle armi da fuoco, sempre imprecise da utilizzare e scomode persino da estrarre (con la pressione dello stick destro). A questo va aggiunto un level design piatto e una scarsa cura nella realizzazione degli enigmi, che spesso si risolvono con il mettersi in piedi sopra una piattaforma per aprire una porta.

Al di là dell’affrontare la storia principale, è presente anche una modalità “Rivolta” che, in modo molto simile ai musou, ci manderà contro ondate di nemici e diversi obiettivi da difendere e/o distruggere per guadagnare punti da spendere nell’acquisto di nuove armi, skin e personaggi per la suddetta modalità. Niente di esaltante, ma sicuramente si tratta di un’aggiunta interessante per coloro che riusciranno a divertirsi con Blades of Time.

2012: fine del mondo.

Non ci siamo proprio. Da un punto di vista tecnico, Blades of Time è semplicemente una disgrazia. Modelli poligonali dei personaggi spigolosi che sembrano provenire da un titolo d’inizio generazione scorsa, texture ambientali al limite del ridicolo, animazioni legnose, compenetrazioni continue (con relativo incastro all’interno dei muri di gioco che ci ha spinti a riavviare più volte il gioco), colonna sonora piatta, doppiaggio imbarazzante (nonostante Ayumi sia doppiata dall’attrice Miranda Raison) e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare dei continui cali di frame rate con la console sia in versione dock che portatile, errori di traduzione, scomparsa di alcuni elementi di gioco (piattaforme, pezzi di muro) e di un generale lavoro di concept art che sembra provenire da un progetto amatoriale di un neonato team indie alle prime armi. Insomma, come dicevamo in apertura di paragrafo: non ci siamo proprio.

Blades of Time è disponibile per PlayStation 3, Xbox 360, PC e, dal 14 maggio, anche per Nintendo Switch.