Metaphor: ReFantazio – La Recensione

Metaphor: ReFantazio

Pronti a farvi conquistare dalle atmosfere fantasy di Metaphor: ReFantazio?

Quando nel 2016 Atlus annunciò PROJECT Re FANTASY, l’idea della software house giapponese era quella di mettere momentaneamente da parte le atmosfere scolastiche e “slice of life” della serie di Persona, per concentrarsi su un nuovo progetto totalmente differente, che come preannunciava il nome si proponeva come qualcosa di più classico e fantasy, in puro stile JRPG.

7 anni dopo essere praticamente sparito dai radar ed aver affrontato vari problemi legati al suo sviluppo (Covid compreso), PROJECT Re FANTASY riappare durante l’Xbox Games Showcase 2023, dove inseme ad una carrellata di nuovi remake e spin-off di Persona, viene non solo annunciata finalmente la data d’uscita, fissata per il 2024, ma anche il titolo ufficiale, Metaphor: ReFantazio.

A pochi giorni dall’uscita del gioco nei negozi, abbiamo passato quasi un centinaio di ore in compagnia di Metaphor: ReFantazio e siamo qua per parlarvene, nella nostra recensione.

Versione Testata: Xbox Series X

Il regno di Euchronia viene scosso dall’assassinio del Re, causando scompiglio in tutto il paese. Non essendoci un erede al trono, ucciso in giovane età, le alte sfere dello stato e della chiesa iniziano a muoversi per trovare un degno sostituto, prima che l’assenza di un regnante porti alla nascita di conflitti e ribellioni civili. Durante il funerale del Re però accade l’impensabile, quando una potente magia lanciata dall’ex sovrano appare nel cielo della capitale, e sotto forma di un gigantesco volto di pietra fluttuante annuncia l’inizio del Torneo del Trono, una competizione aperta a tutti per scegliere tramite l’approvazione e il supporto del popolo la prossima guida del regno di Euchronia.

Fra i candidati al ruolo si erge però anche un giovane generale, Louis, che altri non è che l’assassino del Re, il cui piano è quello di salire al trono per sovvertire gli equilibri del regno e guidarli verso una nuova era, che non si preannuncia per nulla invitante.

Nel bel mezzo di questi giochi di potere ed intrighi di palazzo ci siamo noi, uno degli ultimi discendenti della tribù degli Elda, arrivati nella capitale con un’importantissima missione. Infatti il figlio del Re creduto morto per anni è ancora vivo, finito vittima di una potente maledizione che lo sta lentamente consumando. La nostra missione sarà quindi quella di trovare il mandante dell’attentato e di ucciderlo, così da liberare il principe dalla sua prigionia e consentirgli di prendere legittimamente il posto che gli spetta. Inutile dire che di li a poco le cose prenderanno una piega inaspettata, quando scopriremo che ad aver pianificato il tutto è lo stesso Louis, il quale, partecipando al Torneo del Trono, è protetto da una potente magia che lo rende immune da eventuali attacchi, diventando così impossibile da uccidere. Come potete ben immaginare, il nostro obiettivo sarà quello di imbarcarsi in un epica avventura alla ricerca di un modo per sconfiggere Louis e ridonare la vita al giovane principe.

Questa che vi abbiamo raccontato però è solo la punta dell’iceberg di Metaphor: ReFantazio. Un prologo che parte in quarta e vi prenderà per mano per decine di ore, trasportandovi in un universo fantasy dove il mondo è diviso in tribù e regna la più totale diffidenza fra i popoli.

Metaphor: ReFantazio, quasi come specchio della nostra civiltà, racconta di un mondo perennemente in conflitto, dove l’odio razziale è fin troppo vivo e le disparità sociali dono determinate dal rango e dalla ricchezza. Il Torneo del Trono sembra quindi apparentemente un tentativo di unire i vari popoli sotto il comando di una persona scelta e voluta dal popolo, dando la possibilità a chiunque di candidarsi. E nel corso dell’avventura saranno molti i momenti in cui affronteremo questi temi, cercando ogni volta di superarli appianando le differenze culturali ed ideologiche che scorrono fra le varie tribù.

Metaphor: ReFantazio si dimostra quindi un titolo narrativamente profondo ed impegnato, come del resto lo sono da sempre le produzioni dello Studio Zero, ma che a questo giro mettono da parte quell’aspetto più scanzonato che spesso emerge dal contesto adolescenziale dei Persona, per un racconto forse più crudo e maturo, che lascia poco spazio alla leggerezza per narrarci di guerre e diseguaglianze sociali. Anche la concezione di fantasy di Metaphor esula dal classico canone dello “sword and sorcery” ma propone una visione distopica che fonde insieme antico e moderno, magia e tecnologia, e lo fa in pieno stile Atlus, uno stile propriamente suo e facilmente riconoscibile fra altri mille.

Ed ecco che antiche città medievali in rovina si contrappongono ad imponenti capitali dallo stile neo classico che trasudano ricchezza ed opulenza in ogni sua strada, creando un mix unico ed affascinante agli occhi del giocatore e rimarcando ulteriormente la disparità fra le classi sociali dovute dal vil denaro. Anche le assonanze con una certa corrente narrativa giapponese, a cavallo fra lo shonen e il seinen, trova certe affinità elettive in alcune delle opere più influenti degli ultimi anni, su tutti Shingeki no Kyojin (L’Attacco dei Giganti).

È giusto però anche affrontare l’enorme elefante nella stanza. Metaphor: ReFantazio non è un Persona in salsa fantasy, o almeno non è solo quello, sia nelle intenzioni che nella pratica.

È chiaro che avendo sfoggiato in campo il tridente Hashino-Soejima-Meguro (rispettivamente director, character design e compositore di Persona) le analogie fra la serie di punta di Atlus e il debuttante non manchino. C’è da essere intellettualmente onesti su una cosa: Metaphor prende come base ludica quella di Persona, la spoglia di quello che è il suo lignaggio demoniaco ereditato dalla serie di Shin Megami Tensei e lo rielabora in una nuova formula capace di reggersi sui suoi piedi ed avere una sua identità.

I punti in comune restano ovviamente molti. Entrambi i giochi sono JRPG a turni basati su un complesso sistema debolezze e resistenze, lo sviluppo dei personaggi avviene collateralmente ad una sorta di “social link”, dove approfondendo i rapporti del gruppo e dei vari personaggi satellite otterremo nuovi vantaggi e abilità uniche e in qualche modo gli Archetipi, le misteriose manifestazioni che si risvegliano dal cuore dei protagonisti, ricordano molto da vicino le Personae. In Metaphor: ReFantazio però viene fatto un lavoro totalmente diverso, andando a delineare gli Archetipi come vere e proprie classi, una sorta di job system, che consente ai personaggi giocanti di assumere un ruolo e di evolverlo nel corso del gioco a seconda della situazione. Ogni Archetipo ha caratteristiche proprie e rientra nei classici del genere, come nel caso del Viandante, un cavaliere “all-around”, del mago o del guaritore, ruoli abbastanza comuni e assimilabili senza troppe spiegazioni. Nel corso della storia però, approfondendo il rapporto con i Seguaci (in sostanza il social-link di Metaphor) potremo ottenere nuovi Archetipi e sbloccare varianti di quelli già in nostro possesso, che andranno a specializzarsi in determinate direzioni come la linea del Guaritore, Chierico e Salvatore, dove gli incantesimi di cura si evolvono ad ogni scatto di Archetipo migliorando nelle statistiche di difesa, o creando dei veri e propri ibridi, come nel caso del Cavaliere, i cui studi porteranno a sbloccarne una variante che fa largo uso di attacchi magici.

Gli Archetipi presenti sono oltre 35, ed ogni tipologia ha un suo sistema di crescita legato a punti esperienza che permettono di sbloccare nuove abilità, sia attive che passive. Rispetto alle Personae questo sistema risulta decisamente più malleabile e personalizzabile, consentendo la libera gestione degli archetipi su ogni singolo membro del party. A

vanzando nel gioco otterremo poi la possibilità di impostare l’Eredita Tecniche, ovvero potremo far imparare all’Archetipo in uso una serie di skill sbloccate dagli altri Archetipi, così da integrare nel moveset nuove abilità o compensare certe mancanze della classe. Ad arricchire ulteriormente le possibilità offerte dagli Archetipi e dal sistema di combattimento abbiamo il sistema di Sintesi, che permette a due o più Archetipi di entrare in risonanza e fondere le proprie abilità per crearne di nuove, decisamente più potenti e devastanti. Ad esempio un mago o uno stregone, capace di utilizzare una magia elementale a bersaglio singolo, tramite la Sintesi con un viandante è in grado di estendere il raggio d’azione a tutto il party nemico. Questo porta sicuramente un vantaggio tattico dalla nostra parte, ma anche qualche piccolo limite da valutare, e da far lavorare sempre in sinergia con il sistema delle debolezze. Infatti se ogni azione consuma un turno nella timeline dello scontro, avvalersi della Sinergia conta come due azioni diverse, riducendo così la durata della nostra fase d’attacco.

Ecco perchè è doveroso, dove possibile, attaccare sfruttando i punti deboli del nemico, così da estendere il turno e infliggere danni ulteriori. In campo avremo poi la possibilità di muovere i membri del gruppo su due linee diverse, dove il posizionamento influirà sui danni causati e subiti a seconda di quale fronte staremo occupando.

Nell’economia del combattimento questo è forse l’aspetto meno convincente di un combat system bello ricco di elementi, che trova una reale applicazione nel caso si usino Archetipi che lavorano meglio dalle retrovie e sulla lunga distanza, come nel caso del Tiratore e del Cecchino o in presenza di abilità che possono spostare alla bisogna i personaggi in seconda fila, magari per evitare o ridurre i danni dell’attacco di un potente boss. Una volta che il party sarà al completo potremo poi gestirli in battaglia scambiando i membri attivi con quelli in panchina, magari nel caso in cui ci troviamo ad affrontare un nemico con particolari resistenze.

Sempre dalla serie di Persona, Metaphor: ReFantazio eredita anche un altro aspetto abbastanza caratteristico: la progressione giornaliera tramite calendario, con eventi e scadenze da rispettare. Se in Persona il tutto si svolgeva parallelamente allo scorrere dell’anno scolastico, qua i primi “limiti” temporali saranno imposti dalle scadenze imposte dal Torneo del Trono, ed avremo tot giorni a disposizione prima di avventurarci in quello che sarà il dungeon da completare per avanzare nella storia. Nei giorni liberi invece potremo gestire a piacere come impiegare il tempo, magari dedicandoci a qualche missione secondaria, anch’esse soggette a scadenza programmata, alla caccia di taglie, al migliorare il rapporto con i seguaci o ad alzare i Valori Regali (anche questo mutato da Persona), statistiche relative al coraggio, all’immaginazione o alla tolleranza che se maxate ci consentiranno di prendere parte a determinati eventi speciali o avanzare nel social link.

Contestualmente alla progressione scadenzata si muove l’esplorazione nel mondo Euchronia. Se nelle grandi città potremo muoverci in libertà, esplorandole in ogni dove, lo spostamento verso un paese minore o un dungeon avviene tramite mappa a bordo del nostro Trasvettore, un’aereonave mossa dal potere della magia. I viaggi porteranno via uno o più giorni, che saranno decurtati dal countdown di quelli rimanenti, e durante quelli più lunghi potremo approfondire i rapporti con i nostri compagni o migliorare i Valori Regali. Non mancherà anche qualche evento casuale, magari qualche battaglia o una zona da visitare e magari rilassarci.

Una cosa che invece non ci ha colpito particolarmente è l’esplorazione dei dungeon e la loro realizzazione. Se quelli di storia mostrano un certo livello qualitativo nella struttura e nella costruzione, offrendo in alcuni casi meccaniche uniche durante il loro svolgimento, quelli secondari appaiono totalmente blandi e privi di ispirazione, quasi come se fossero stati generati casualmente, con l’unico obiettivo quello di recuperare un determinato oggetto o sterminare un potente nemico e nulla più. I più lunghi ospitano al loro interno delle stanze sicure, dove salvare i progressi ed accedere all’Akademeia, una sorta di Velvet Room dove è possibile studiare e gestire gli Archetipi e tutte le meccaniche relative al potenziamento di quest’ultimi. Purtroppo però all’interno di queste “safe zone” non è possibile curarsi o ripristinare i punti magia (se non utilizzando gli oggetti nel proprio inventario) e questo mette in evidenza un aspetto che rischia di rendere tediose le prime ore in compagnia del gioco, specie per chi è alle prime armi, ovvero la gestione del mana. Metaphor: ReFantazio è un JRPG basato principalmente sull’uso di abilità, che consumano una quantità via via maggiore di punti magia ad ogni utilizzo. Non è raro quindi trovarsi a corto di consumabili da sfruttare rendendo certe battaglie molto più ostiche del normale, dato che fin dalle prime battute troveremo nemici resistenti o in grado di riflettere gli attacchi fisici. E durante il corso del gioco gli oggetti di recupero non saranno mai così abbondanti, così come le abilità dedicate al recupero di mana, magari “rubandolo” ai nemici o ripristinandolo automaticamente di turno in turno, mai equivalente a quello utilizzato per una singola magia.

Una delle caratteristiche peculiari con cui Metaphor: ReFantazio è stato presentato è il suo sistema di combattimento ibrido, che unisce gli scontri a turni classici ad attacchi più action in tempo reale.

A conti fatti, una volta con il gioco completo fra le mani, questo si è rivelato non più di una semplice gimmik, un’evoluzione dell’attacco preventivo già visto in Persona (o in altri JRPG) e che ci consente di eliminare definitivamente i nemici più deboli, evitando così di attivare una battaglia di squadra. Per quanto ininfluente ai fini del combattimento vero e proprio, avere la possibilità di bypassare le fasi a turni snellisce l’esplorazione e il consumo di risorse. Nel caso invece non sia possibile abbattere il nemico, attaccarlo ci garantirà di mandarlo in uno stato di stordimento, riducendogli la salute e rendendolo inattivo per due turni. Decisamente un bel vantaggio.

Al netto di alcune problematiche secondarie il gameplay di Metaphor: ReFantazio è di altissimo livello, e nonostante gli ovvi ed inevitabili parallelismi e similitudini con Persona, il gioco mostra una freschezza unica, stabilendo un nuovo parametro nel panorama dei JRPG a turni. A colpire è sicuramente il racconto che pur stabilendo fin da subito il ruolo di buoni e cattivi riesce comunque a regalare un sacco di sorprese, senza stancare o diventare prevedibilmente noioso. La progressione scandita e presa in prestito da Persona è ormai un marchio di fabbrica, e permette a gioco di avanzare secondo il suo ritmo ma senza rinunciare anche a contenuti collaterali, indispensabili come l’aria in questa tipologia di giochi. La storia è il cuore del gioco, che prende vita grazie alle sue sfumature, alla costruzione di un mondo così complesso e sfaccettato che trova nel nostro un riflesso non troppo distorto. Questo pompa linfa vitale in tutti gli altri aspetti di Metaphor: ReFantazio, confezionando un titolo veramente bello, non solo da giocare ma anche da ammirare.

Soejima e il team di artisti dello Studio Zero hanno messo anima e corpo nel dare vita al mondo fantastico di Metaphor, dalla caratterizzazione dei personaggi che ci intratterranno nel racconto, alle varie razze che ne popolano il mondo. Un mondo sempre diverso, pronto a stupire non appena saliremo sul nostro Trasvettore, partendo verso nuovi orizzonti. Anche tecnicamente il gioco si comporta abbastanza bene, muovendosi sugli stessi livelli qualitativi degli ultimi capitoli di Persona ma nulla che possa far intravedere qualcosa di “next gen”. Ma dove non arriva la grafica ci pensa la direzione artistica, impeccabile e sublime come sempre. Nulla sembra fuori posto, dagli inserti animati che prendono il posto dei modelli poligonali durante le scene più importanti della storia, alle musiche, composizioni evocative che si allontanano dal JPOP esasperato delle avventure scolastiche nei quartieri più cool di Tokyo, per un qualcosa di più sanguigno e tribale.
Come ormai da tradizione SEGA Atlus non manca il dual audio, di cui vi consigliamo per qualità e attinenza quello originale giapponese, così come un buon adattamento italiano, per non tagliare fuori nessuno dal provare uno dei migliori JRPG di questa generazione.

Sembra quasi impossibile per Atlus e lo Studio Zero sbagliare un colpo. Messe momentaneamente da parte le avventure di Persona ci consegnano un altro “pezzo da 90”. È giusto definire Metaphor: ReFantazio un Persona fantasy? Ni, perché Metaphor attinge a piene mani dai precedenti lavori degli autori di Persona, cogliendo gli elementi più funzionali e cucendoci addosso un nuovo vestito che calza alla perfezione. Metaphor: ReFantazio è un JRPG fantasy distopico che incanta con il suo racconto, che pur viaggiando nei meandri del fantapolitico riesce a creare una storia decisamente accattivante e ben narrata. Merito dei suoi personaggi ai quali è impossibile non affezionarsi e alla passione che trasuda tutta l’avventura, nel dipingere un mondo tutto sommato non troppo distante dal nostro nonostante di fantasia. Lato gameplay l’introduzione degli Archetipi stravolge notevolmente la formula classica dello spin-off di Shin Megami Tensei, proponendo la loro visione del sistema di classi, con un complesso job system che permette massima libertà nel comporre il proprio party in base ai gusti e alle esigenze. Dopo averlo giocato ed adorato in quasi ogni suo aspetto speriamo che non si tratti di un semplice “one shot” e di rivedere in futuro nuovi capitoli di Metaphor: ReFantazio (a quanto è quotata una versione “Royal”?), occasione per migliorare qualche aspetto secondario, come l’esplorazione dei dungeon o la gestione delle risorse per l’uso delle magie, che fortunatamente non intaccano quello che ad oggi è uno dei migliori JPRG sulla piazza.

Metaphor: ReFantazio sarà disponibile dal 11 Ottobre su Xbox Series X|S, PlayStation 5 e PC.

Metaphor: ReFantazio
Metaphor: ReFantazio – La Recensione
Pro
Gli Archetipi sono un ottimo Job System, vario e personalizzabile.
Artisticamente si toccano livelli altissimi.
Storia avvincente e raccontata in modo esemplare.
Contro
I dungeon secondari sono privi di qualsiasi appeal.
Lo sbilanciamento sugli elementi di recupero del mana rende il gioco subito impegnativo.
L'attacco in tempo reale non così influente in termini di gameplay.
9.2
Voto