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Ed infine è uscito.
Nonostante le pellicole di Doctor Strange, Civil War o X-Men Apocalypse, credo che questa fosse la più attesa tra quelle che traevano ispirazione da prodotti pop o “nerd”, che dir si voglia. La più attesa soprattutto da coloro che sono letteralmente cresciuti, come me, con Harry Potter, compiendo di anno in anno la stessa età del protagonista di questa saga, o comunque, da quelli che sin dal primo libro non hanno mai smesso di sentire un legame affettivo fuori dal comune verso quel mondo magico.
Premessa importante: questa recensione non conterrà spoiler, se non nella sezione finale dove verranno debitamente segnalati.
Il fomento era indubbiamente forte, la paura forse altrettanto. Paura dell’incombente rischio di macchiare in modo indelebile un universo cristallino come quello creato dalla Rowling, con la consapevolezza di ciò che di grave (parere puramente personale) è successo di recente con “The Cursed Child”. Entrare in sala è stato come procedere sapendo di avere qualcuno pronto a pugnalarmi alle spalle, per quanto quell’assassino si fosse un poco distanziato grazie ai trailer rincuoranti rilasciati durante gli scorsi mesi. Ora, caldo di visione, posso dirlo: mi sono voltato ed ho visto che la minaccia non esisteva e che il mondo magico può tranquillamente dirsi intatto e, perché no, pronto a schiudersi ancora una volta per tutti noi.
“Animali Fantastici”, ribattezzato da tutti così per comodità, è un ottimo prodotto soprattutto nell’ottica di ciò che vuole essere: uno spin-off. Prende un mondo che ormai conosciamo bene, tiene conto delle regole alle quali il nostro inevitabile “fanboy-ismo” non permetterebbe di sgarrare e presenta un paio di personaggi dei quali conoscevamo solo il nome e non il volto, affiancandoli ad una nutrita manciata di totalmente nuovi, ben delineati e caratterizzati. Non si limita, poi, a rimanere nei solchi di quanto già tracciato in passato, ma apre nuove strade nelle forme di bestie, luoghi, personaggi e forme che può assumere la magia, sia essa bianca o nera.
I maghi delle cui vicende seguiremo lo svolgimento non sono giovani adolescenti sprovveduti. Sono adulti, preparati e consapevoli, per questo motivo non serve dilungarsi in spiegoni o cercare di meravigliare lo spettatore con qualcosa che già conosce bene. Il mondo magico è facilmente accessibile per i protagonisti quanto per chi lo abbia conosciuto tramite i libri o i film. Ciò che già abbiamo visto nella malinconica Inghilterra, lo rivediamo rielaborato in chiave americana. Dove continuiamo a trovare arazzi raffiguranti il ministro della magia locale ed i soffitti incantati, scorgiamo trovate davvero originali e chiaramente a stelle e strisce come elfi domestici che lustrano bacchette magiche come fossero scarpe ed elfe di colore a cantare sullo sfondo di un ambiente soul. Sono in buona parte proprio gli sfondi ad avermi riportato allo spirito degli originali capitoli, proprio come quando nella casa dei Weasley non potevamo ignorare i piatti lavarsi da soli nel lavandino, allo stesso modo qui la magia viene usata con naturalezza, senza farne una cosa per forza straordinaria. Una bacchetta magica può diventare un ombrello, o un ferro da stiro può continuare il suo compito mentre il padrone di casa si sta godendo una cena in compagnia. I riferimenti alla mitologia potteriana non mancano, ma il fan service non risulta mai di troppo o forzato: un simbolo, un nome, una magia o una creatura può comparire da un momento all’altro ed inserirsi perfettamente nel contesto e nella trama.
Le forze del bene e del male continuano a scontrarsi come nella più classica delle fiabe e nello stile canonico della Rowling, e di nuovo il male non si risparmia mai. Il male è male vero, è veloce, aggressivo, violento e crudo. Il male spezza la risata o la serenità dei momenti, e se vuole acuisce la tensione di altri. Ma quando il male concede una tregua o svanisce, rimane il solare mondo del bene, mai stanco di meravigliarci con la sua imprevedibile poetica.
Non posso esimermi, però, da qualche critica. Il film non è perfetto ed i difetti sono davanti agli occhi di tutti, ma sia questi che ulteriori punti a favore saranno approfonditi nella parte spoiler. Per ora basti dire che le trovate e le novità introdotte sono sì affascinanti ed interessanti, ma inseriti in una trama fin troppo lineare, immersi in una aleggiante puerilità, il tutto introdotto da una ventina di minuti iniziali francamente noiosetti. Lo ripeto subito: sono davvero soddisfatto dalla visione, ma mi si conceda qualche rimostranza, laddove creda (per passione) servisse una maggiore cura. Le interpretazioni, ad esempio, sono state una sorpresa positiva in linea generale e molto curiosa per quanto riguarda i due “attoroni” principali: Eddie Redmayne e Colin Farrel. Il primo, già affermato vincitore degli Oscar, si conferma un eccellente interprete, ma forse bacchettabile per una resa del personaggio talvolta troppo simile ai sommessi caratteri già rivestiti in “La teoria del tutto” e “The Danish Girl”, sono certo che avrebbe potuto fare addirittura di meglio. Il secondo, invece, è la vera sorpresa. Colin Farrel (normalmente bravo ma non proprio un Anthony Hopkins..) è davvero in parte, sembra essersi davvero divertito a vestire i panni del mago e lo ha fatto con una convincente intensità. David Yates infine, dirige la pellicola con maggiore consapevolezza rispetto agli ultimi capitoli della storia principale, corregge la cupezza eccessiva e dà agli spettatori ciò che vogliono vedere ma senza rinunciare alla qualità delle inquadrature, servendosi poi di una computer grafica davvero maestosa.
Concluderei qui la parte senza spoiler. Invito a procedere con la lettura SOLO COLORO CHE ABBIANO GIA’ VISTO IL FILM.
—————————————————–SPOILER —————————————————–
Continuiamo allora con giusto due o tre puntualizzazioni per le quali sarebbe inevitabile fare qualche spoiler.
Togliamoci subito il dente: Johnny Depp nei panni di Grindelwald. Minutaggio totale: 45 secondi, ma questo ce lo aspettavamo. Avevo grande curiosità, come tutti, riguardo Depp in questo ruolo e devo dirmi soddisfatto, a metà. Spiego: sono sicuro abbia grandi potenzialità, già non vedo l’ora di rivederlo; solo l’estetica mi lascia un pochino perplesso, spero solamente che non finisca per essere l’ennesimo personaggio troppo sopra le righe del vecchio volto di Jack Sparrow.
Finalmente, poi, seguiamo nei dettagli un vero e proprio caso lavorativo di un Auror, conosciamo finalmente cosa può significare la magia oscura anche in assenza di Voldemort, e questo per me è un gran bel punto a favore. Sappiamo ora farci un’idea del lavoro dei genitori di Neville, di Malocchio Moody e di tanti altri. Sappiamo che il male non sorge solo in presenza di un oscuro signore, ma anche dentro un mago qualunque, per quanto debole possa sembrare.
Altro punto che davvero mi ha emozionato è stato quello che, ad una visione superficiale, può risultare qualcosa di fin troppo ridicolo ed imbarazzante. Sto parlando della recita che Newt Scamander deve mettere in scena per irretire il bestione perso nello zoo. Una visione superficiale, dicevo, si limiterebbe a ridere della situazione, un appassionato credo invece che rimarrebbe affascinato dal rivedere ancora una volta come con le bestie fantastiche i rituali, i gesti e gli atteggiamenti siano importanti per instaurare una relazione, proprio come succederà anni dopo tra Fierobecco ed Harry.
Uno sguardo superficiale, poi, si perderebbe gli esemplari di avvincini presenti nella valigia, ma gli altri particolari li lascio a voi.
Penultimo appunto: la trama. Piacevole, coerente e divertente. Per carità. Ma forse un po’ troppo lineare.I colpi di scena, tutti i risvolti durante la visione sono ampiamente prevedibili e francamente non so nemmeno se di veri colpi di scena si possa davvero parlare. I colpi di scena ai quali la Rowling ci aveva abituati erano ben’altra roba: Voldemort dietro ad un turbante, un basilisco nelle tubature, Sirius Black padrino di Harry, la coppa passaporta, la morte di Sirius, Piton principe mezzosangue e sempre Piton in qualità di uno dei personaggi meglio strutturati degli ultimi decenni. Capite quindi cosa intendo, ciò che scoprivamo con stupore leggendo i libri era sconvolgente, era imprevedibile e difficilmente intuibile in anticipo. In questo film i cattivi sono lampanti fin dall’inizio, le minacce e le soluzioni si prevedono con una facilità disarmante. Non per questo però la trama diventa noiosa, intendo solo dire che l’autrice ci aveva, forse, abituati fin troppo bene in passato da questo punto di vista.
Terminiamo con l’”Obscurial”, questa nuova forma che può incarnare il male, un male generato dalla rabbia, dalla pura furia che può sorgere in seguito alla repressione della natura di un mago. Questa è stata sicuramente una delle trovate interessanti di questo nuovo prodotto della mente della Rowling. Abbiamo visto babbani maltrattati, elfi maltrattati, mezzosangue maltrattati. Ma cosa accade se è il babbano a schiacciare il mago bambino? Questo si ribella, si trasforma in una massa di rabbia che non smette mai di contorcersi, distruggere e uccidere. Un parassita che, come tale, può terminare il suo ciclo solo uccidendo lo stesso ospite in cui è nato, dissolvendosi con lui.
Ma la vera domanda che dobbiamo porci adesso è questa: cosa sarebbe accaduto a Harry Potter se i suoi zii lo avessero tenuto ancora nel sottoscala, lontano dalle lettere di Hogwarts?