Il 9 giugno arriva finalmente su Netflix la quinta stagione di Orange Is the new Black.
La serie è ideata da Jenji Kohan ed è prodotta da Lionsgate Television. La sua storia è ispirata alle memorie di Piper Kerman Orange Is the New Black: My Year in a Women’s Prison e racconta le vicende di un eterogeneo gruppo di detenute in un carcere femminile.
Un ripasso delle stagioni precedenti
Le prime stagioni sono ovviamente incentrate sui vari personaggi e le loro storie.
Nella prima conosciamo Piper Chapman (che una volta era la protagonista assoluta della serie), una donna proveniente dal Connecticut, residente a New York, la quale viene condannata a scontare quindici mesi al Litchfield, un carcere federale femminile. L’accusa è quella di aver trasportato una valigia piena di soldi di provenienza illecita per Alex Vause, una trafficante di droga internazionale e un tempo sua amante. Nella seconda stagione invece facciamo la conoscenza di Vee, che possiamo ampiamente definire la cattiva della serie. La terza stagione ha continuato a presentarci, attraverso l’utilizzo di flash back, le storie delle tante donne che condividono questo luogo angusto, e diciamoci la verità, forse si sono dilungati anche troppo nelle varie presentazioni raccontando a volte episodi un po’ assurdi: chi ricorda il traffico illecito di mutandine che ci accompagna anche nella stagione successiva?
La quarta, invece, apre nuove tematiche e si scaglia apertamente contro un sistema che considera i detenuti alla stregua di bestie senza diritti. Ed è proprio in questa stagione che assistiamo al terribile omicidio di una delle tante (ormai) co-protagoniste e iniziamo a vedere le prime sommosse. La stagione si conclude con una fase di stallo: una pistola puntata contro una guardia mentre nel carcere sta per nascere una vera e propria rivolta. Ed è su questa rivolta che è basato l’inizio della quinta stagione.
La quinta stagione in arrivo su Netflix il 9 giugno
Il primo episodio della quinta stagione parte velocemente, nessun preambolo, nessun riassunto. Riprende la storia da dove l’avevamo lasciata andando subito al sodo. Il tema centrale, come già detto, sarà la rivolta. Litchfield non è più la prigione di una volta da quando la gestione è cambiata e le detenute non sono disposte a farsi andare giù la morte di una di loro. In questo clima di tensione rimane sempre lo spazio per i consueti flash back che vanno ad approfondire quelle storie che già abbiamo avuto modo di conoscere nelle scorse stagioni. Piper, almeno all’inizio, rappresenta quasi una comparsa che ogni tanto vediamo impegnata a fare altro.
Il risultato? Una stagione che parte benissimo ma che, a volte, diventa a tratti confusa cascando in quegli episodi da sit-com che ne fanno perdere di credibilità.
Qualche domanda
- Cosa dobbiamo aspettarci da questa stagione? Sicuramente tanta adrenalina. La scena finale dell’ultimo episodio della quarta stagione parla chiaro ed è proprio da lì che tutto parte e si sviluppa.
- Vale la pena vederla? Se avete apprezzato gli episodi precedenti e siete fan della serie, è d’obbligo guardare queste nuove puntate. Le tematiche si stanno evolvendo andando ad immergersi in un contesto sempre più sociale, volto quasi a denunciare determinate situazioni, le quali probabilmente all’interno della serie sono raccontate in modo meno crudele di come sono nella realtà.
- Dopo così tanti episodi, Orange is the new black, continua a mantenere viva l’attenzione? Sicuramente sì. Entrando nel carcere di Litchfield, infatti, non si spia solo quello che accade dietro le sbarre. Si conoscono le vite delle donne che ne fanno parte, si scopre cosa facevano prima di essere incarcerate, quali sono stati i motivi, quali sono i loro affetti e le problematiche che vivono. Orange is the new black non è una serie che parla solo di carcere, ma analizza anche le situazioni e i motivi che spesso possono portare a compiere dei reati, spingendo così chi guarda a riflettere su tematiche e punti di vista che probabilmente non avrebbe mai immaginato, e lo fa episodio dopo episodio.