Jump Force è il modo peggiore per festeggiare i 50 anni di Shonen Jump.
Spike Chunsoft ci riprova, per la terza volta in cinque anni, a portare un picchiaduro con protagonisti i personaggi di Weekly Shonen Jump. Per il 45° anniversario della rivista pubblicò J-Stars, arrivato anche in occidente con qualche mese di ritardo, ma che non riuscì a convincere del tutto. Una breve parentesi l’anno successivo, con One Piece Burning Blood, picchiaduro con Luffy e compagni, ma ancora una volta un titolo mediocre e facilmente dimenticabile. Lo scorso 15 febbraio, sempre grazie a Bandai Namco Entertainment, è uscito Jump Force, esattamente cinque anni dopo J-stars, per celebrare il cinquantesimo anniversario della rivista giapponese più famosa. Purtroppo dopo una ventina d’ore di gioco, sono riuscito a rimpiangere il suo predecessore.
Scopriamo insieme cosa si salva in Jump Force
Versione testata: Xbox One
D.O.N. edizione 2019
Il primo impatto con Jump Force non è stato dei più positivi. Vedere Luffy, Goku e Naruto unire le forze ha richiamato alla mente Battle Stadium D.O.N.. Uno dei primi crossover tra le tre serie mai arrivato in europa (se non tramite importazione) su PlayStation 2 e Game Cube quasi quindici anni fa. Purtroppo, anche in quel caso, il risultato era solo fine al fan service, e come gioco non era niente di che. Jump Force pur ampliando il roster ad altri eroi (e cattivi) di Shonen Jump raggiunge il medesimo obiettivo.
Il paragone con D.O.N. è presto spiegato: tra i quaranta selezionabili, 18 slot sono occupati dalle tre serie cardine. Gli altri 22 sono personaggi presi da Bleach, Hunter x Hunter, Le bizzarre avventure di Jojo,Kenshin,Saint Seiya e Yu degli Spettri. Chiudono il cerchio presenze singole da My Hero Academia, Black Clover, City Hunter, Hokuto no Ken, Dai, e Yu-gi-oh. Potrei dire che il roster abbracci tutti i cinquant’anni di pubblicazione della rivista nipponica, ma sono stati esclusi alcuni dei pezzi da novanta già visti in J-stars come Tsuna, Gintoki, Arale o Medaka.
Nonostante queste assenze, tra la trama originale che mischia il mondo reale a quelli Jump, e alcuni filmati veramente riusciti di scontri tag team tra i diversi eroi, Jump Force riesce perlomeno a garantire un ottimo fan service per gli appassionati.Uno dei motivi principali per cui si acquistano i cross-over. Purtroppo il resto è facilmente dimenticabile e soprattutto non all’altezza di un prodotto uscito nel 2019.
Un picchiaduro che non funziona
Jump Force dovrebbe essere la diretta evoluzione di quanto fatto da Spike Chunsoft con J-stars e Burning Blood. Tornano infatti i team a tre personaggi, ma questa volta condivideranno la barra della salute. Se da un lato questo velocizza i match, dall’altro c’è ben poca strategia e possibilità di ribaltare le sorti dell’incontro. Attacchi impeto, contrattacchi, schivate rapide, schiacciate spezza difesa si scontrano con un sistema di priorità delle mosse speciali inspiegabile. Mi è capitato più volte di far partire l’animazione di una tecnica speciale (anche finale) e vedere il mio avversario eseguire la propria una decina di secondi dopo, ignorando la mia mossa e infliggendomi danno. Sommando questo problema ai difetti tecnici del titolo, tra cali di frame e un costante effetto blur, ogni singolo match diventa un’agonia che si cerca di portare a termine il prima possibile.
A niente serve avere arene immense, soprattutto perché ogni mossa ha un suo campo d’attacco e diventa facilmente parabile o schivabile entro l’impatto.
Qualcosa che si salva anche nel gameplay però c’è. Incredibilmente le collisioni tra i vari universi e le tecniche dei protagonisti, sono uno dei punti di forza di Jump Force. La possibilità di trasformare gran parte degli eroi nelle loro versioni risvegliate, ed il danno crescente ai vestiti potrebbero regalare più di una soddisfazione ai lettori delle serie di Weekly Shonen Jump. Ad esempio far scontrare un Goku Super Saiyan Blu con un Yusuke completamente risvegliato è un occasione rara, e obiettivo principale di un cross-over del genere.
Sfida tra team
Oltre la modalità storia, Jump Force offre un comparto multiplayer piuttosto standard, con partite classificate e amichevoli online e una classifica dei tre team che viene resettata ogni settimana. Anche qui c’è un forte richiamo a Battle Stadium D.O.N., perché i tre caposquadra non sono altro che Goku, Rufy e Naruto. La scelta del team è solo marginale, e influenza solo le classifiche online, non andando ad intaccare minimamente la trama del titolo di Spike Chunsoft.
Fino a venerdì scorso, il titolo di Spike Chunsoft soffriva anche di caricamenti estenuanti che, per fortuna, sono stati ridotti tramite patch. Purtroppo, soprattutto utilizzando l’hub online, la versione Xbox One non è immune a diversi crash, oltre a piccoli bug nelle animazioni. Un paio di mesi di più di sviluppo e controllo qualità avrebbero sicuramente fatto meglio al prodotto e soprattutto avrebbero evitato attese estenuanti durante i primi giorni.
Poche espressioni da queste parti
L’altro enorme scoglio contro cui si schianta la nave di Jump Force, è l’effettiva modellazione dei personaggi. Se inizialmente il tocco realistico potrebbe piacere, durante i filmati alcuni eroi sono completamente fuori luogo. Dagli occhi di Luffy che stonano completamente con gli altri, fino alla testa di Trunks, incredibilmente grossa e pronta ad esplodere. Per non parlare delle scene di dialogo dove ogni personaggio si limita a stare fermo e a muovere le pupille, come se fosse una bambola posseduta dal demonio. Ulteriore aggiunta l’avatar del giocatore, personalizzabile con gli elementi più vari del mondo di Jump, e che sarà presente nelle cutscene senza pronunciare mai una parola, rendendo il tutto alla stregua del ridicolo.
Laddove presenti, i doppiatori giapponesi hanno tutti ripreso il loro ruolo (è assente solamente quello di Ryuk dalle scene principali) mentre gran parte delle missioni non è doppiata, limitando le voci agli scontri e alle mosse. I testi sono stati invece tutti tradotti in italiano pescando un po’ dai manga e un po’ dalle serie animate.Troviamo quindi Kamehameha al posto di Onda energetica e Pegasus al posto di Seiya, seguendo probabilmente un criterio di popolarità.