Realizzare un buon prodotto horror, sia esso videludico, cinematografico o letterario, è lungi dall’essere un compito semplice e alla portata di tutti.
Salvo rari casi, al giorno d’oggi sono i jump scare a far gran parte del lavoro, banalizzando l’importanza della sceneggiatura e del mood all’interno dell’opera in questione e spingendo sempre più noi fruitori a “farcela andare bene così”.
Esistono, però, titoli che pur facendoci balzare sulla sedia più volte riescono a infilarsi lentamente nella schiena e a risalire pian piano la nostra spina dorsale, facendoci provare seri brividi e instaurandosi poi all’interno del nostro cervello per lungo tempo. Il prodotto che terrorizza di più, infatti, non è quello che ci fa gridare dallo spavento durante la sua fruizione, ma è quello che ti rimane in testa quando hai spento il televisore e che continua a muoversi sottopelle quando sei a letto che tenti di prendere sonno. Il primo Layers of Fear, sviluppato dai ragazzi polacchi di Bloober Team, si è dimostrato una piccola perla, andando a scavare nella follia di un pittore e presentando una trama onirica ricca di spunti interessanti e dall’atmosfera definibile solamente come “disturbante”. Sono passati più di tre anni dall’uscita del primo capitolo e, dopo aver affrontato anche il suo contenuto aggiuntivo, finalmente siamo riusciti a mettere le mani su Layers of Fear 2, vero e proprio seguito che vanta un cambio di setting e una trama che presenta, addirittura, una serie di scelte morali.
Sarà riuscito Blooper Team a mantenere il livello di scrittura dei suoi precedenti progetti? Riusciranno le nuove atmosfere a far breccia nei cuori degli amanti del genere horror? La risposta, ovviamente, qualche riga più in basso.
Versione Testata: PlayStation 4
My Heart Will Go On
La trama di Layers of Fear 2 ci mette nei panni di un celeberrimo attore di Hollywood, costretto a stare a bordo della nave da crociera Icarus per girare un blockbuster nel bel mezzo dell’oceano. Se le cose inizialmente sembrano solamente “strane”, basterà qualche decina di minuti di gioco prima che diventino “assurde”. Terribili visioni, la totale assenza del personale di bordo, misteriosi rumori provenienti dalla stiva e una strana entità che sembra perseguitarci sono solo le prime cose che ci si pareranno davanti una volta impugnato il nostro fido controller. La storia procede a singhiozzi, regalandoci poche risposte e molte domande sino agli ultimi minuti di gioco, dove tutto ci sarà più chiaro, o quasi. Ci dispiace ammettere, infatti, che il comparto narrativo mette in scena una trama dal buon potenziale, ma che non riesce mai a prendere del tutto. Questo accade anche a causa di una mancanza di coerenza visiva e di atmosfera tra un’area e l’altra, cosa che riesce a rendere i cinque capitoli che compongono la storia diversi tra loro, ma in modo talmente esagerato da far perdere di coesione alle varie parti. Se ci aspettavamo di intraprendere un viaggio a bordo della Icarus (magari con una differenziazione delle zone in stile Bioshock), non potevamo immaginare di finire in onirici labirinti con tanto di mostro a “inseguirci”.
Persino il protagonista subisce un paio di scossoni narrativi che magari alcuni giocatori potrebbero apprezzare, ma che noi non siamo riusciti a comprendere del tutto, andando a cozzare con quanto ci viene presentato all’inizio della vicenda. Le scelte morali da prendere nei vari capitoli non hanno una vera e propria influenza sullo svolgimento della trama, ma servono per contestualizzare le nostre azioni (con relativa crescita del personaggio) e a indirizzarci verso uno dei tre finali presenti nel gioco. Vi consigliamo, infatti, di portare a termine almeno un paio di volte l’avventura, in modo da riuscire a comprendere al meglio un paio di passaggi di trama che, in caso contrario, potrebbero risultare artificiosi. Non preoccupatevi, comunque, di dover perdere troppo tempo a bordo all’interno della Icarus, perché (purtroppo) la longevità di Layers of Fear 2 supera di poco le 3 ore di durata. Un monte ore sicuramente scarno che, onestamente, non ci ha convinto del tutto; soprattutto vista la fretta con la quale vengono spiegati alcuni avvenimenti e che avrebbero richiesto un minimo di approfondimento in più. Un plauso, inevitabile, per la regia presente in alcuni momenti, che ha saputo cambiare il setting attorno al nostro personaggio in tempo reale, permettendoci di voltarci e trovare un corridoio completamente diverso da quello dal quale siamo venuti. Una trovata già sperimentata nel primo capitolo, ma qui enfatizzata maggiormente.
Si chiude una porta, se ne apre un’altra
Tralasciando la scarsa utilità ludica delle quattro scelte che potremo prendere nel corso della nostra avventura, Layers of Fear 2 non aggiunge praticamente nulla alla meccanica del suo predecessore. Ancora una volta, infatti, saremo chiamati a esplorare lunghi corridoi e a interagire con porte e mobili, nella speranza di riuscire a procedere nell’area successiva e nel ritrovare una serie di collezionabili che hanno l’utilità di raccontare elementi di trama aggiuntivi. Non vi nascondiamo che le cose da fare sono ben poche e che, vista l’impossibilità di morire per il 90% del gioco, persino addentrarci in una nuova area non suscita una vera e propria sensazione di pericolo. I puzzle ambientali presenti, inoltre, sono estremamente semplici e sarà impossibile per il giocatore bloccarsi a causa di un enigma troppo complesso. Ci sentiamo di elogiare ancora una volta, però, il sistema di interazione con il mondo di gioco, che ci obbliga a premere un tasto e a muovere la levetta analogica nella direzione richiesta per poter spostare l’oggetto in questione. Questo si traduce in una maggior immedesimazione da parte del giocatore, che si troverà immerso ancora di più all’interno della storia.
Luci e ombre a bordo della Icarus
Layers of Fear 2 vanta un comparto grafico realizzato attraverso l’Unreal Engine 4, cosa che permette di avere delle ambientazioni curate alla perfezione e, soprattutto nella prima parte, davvero riuscite. Discorso diverso quando si vanno ad analizzare i modelli poligonali dei personaggi, di oggetti più complessi di “un divano” e le varie animazioni di gioco. In questo caso, infatti, i ragazzi di Bloober Team hanno svolto a malapena un compitino, senza infamia e senza lode, ma incapace di stupire un videogiocatore del 2019. Un peccato, perché in alcuni momenti siamo seriamente rimasti a bocca aperta per l’atmosfera ricreata e per il sapiente utilizzo di numerose palette cromatiche. Impeccabile, invece, il comparto sonoro, con una colonna sonora potente, evocativa e capace di valorizzare ogni singola area dell’Icarus. Persino il doppiaggio, nel quale spicca l’attore Tony Todd nel ruolo del regista del film, e il vari suoni a bordo della nave risultano di altissima qualità, permettendoci di elogiarli senza dubbio alcuno. Nel caso servisse specificarlo, nel corso delle nostre partite non abbiamo riscontrato bug e/o rallentamenti di alcun tipo, riuscendo a giocare al titolo anche a 60 fps stabili, dopo averne attivato la funzione dalle impostazioni di gioco.