Non ho mai: la recensione della prima stagione della serie Netflix
A pochi giorni di distanza dal debutto della seconda stagione (previsto per il 15 luglio) ecco la recensione della prima stagione di Non ho mai, il teen drama autoironico e frizzante di Netflix. Non ho mai (o Never have I ever) è stata sicuramente tra le serie Netflix più chiacchierate dello scorso anno. L’autoironia, la rappresentazione e la scoperta di se stessi sono i tratti caratteristici del teen drama, molto più profondo e sfaccettato di quanto possa sembrare. Devi è la protagonista perfetta per la storia: indiana d’origine ma americana nell’animo, intelligente, divertente e alla disperata ricerca di emozioni forti che possano sovrastare il vuoto lasciato dalla morte del padre. Se all’apparenza la serie potrebbe sembrare leggera e superficiale in realtà nasconde diversi messaggi ed insegnamenti morali. Non ho mai è fresca ed irriverente, la serie perfetta per l’estate 2021. Ecco la nostra recensione della prima stagione di Non ho mai.
Ecco di seguito il trailer della prima stagione di Non ho mai
Non ho mai la recensione
Se state cercando la serie giusta per affrontare il caldo torrido di inizio luglio Non ho mai è il prodotto ideale. Il teen drama di Netflix si presenta fin da subito come una serie irriverente, frizzante e sempre pronta a stupire. Non ho mai non ha paura di osare e non teme concorrenti.
La prima stagione parte in quarta con un montaggio serrato ideale per presentare al pubblico, in pochissimi minuti, Devi (Maitreyi Ramakrishnan), la protagonista della storia. Fin da subito la serie segna il ritmo incalzante degli episodi e mostra la voglia di stupire e di divertire il suo pubblico.
Devi è indiana d’origine ma americana nell’animo. Nonostante continui seguire la religione e le usanze tipiche del suo paese, Devi si sente in tutto e per tutto occidentale. Ama l’America e le opportunità che, quello che di fatto è per lei il suo paese, le offre. Devi è studiosa e davvero intelligente, si contende il titolo di prima della classe con Ben Gross (Jaren Lewison), ragazzo viziato e solitario sempre pronto a competere con Devi. La ragazza si è sempre e solo dedicata allo studio, alla sua arpa e alle sue 2 amiche fidate. Per raggiungere i suoi obbiettivi ha sacrificato gran parte della sua vita sociale ma a seguito della morte del padre è decisa a cambiare drasticamente la situazione. Devi non vuole più essere considerata la ragazza intelligente ma bizzarra ed emarginata, desidera diventare popolare ed ambita.
Il primo passo nella scalata verso la popolarità è trovare un fidanzato a lei ed alle sue amiche. Purtroppo la lista dei pretenditi non è troppo folta ma Devi non demorde e decide di puntare in alto: Paxton Hall-Yoshida (Darren Barnet) è il ragazzo più ambito della scuola e l’amore platonico di Devi. Tra incomprensioni e bugie Devi raggiunge, almeno all’apparenza i suoi obbiettivi, ma è davvero quello di cui ha bisogno oppure si tratta solo di un cerotto su una ferita che fatica a rimarginarsi?
Se all’apparenza Non ho mai sembra il classico teen trama poco pretenzioso e destinato al puro intrattenimento fine a se stesso, in realtà cela temi delicati e complessi che sviluppa in maniera naturale e col tono adatto al pubblico di riferimento. Non ho mai non è una serie tv pretenziosa, non ambisce ad educare il suo pubblico ma senza porsi questo obbiettivo finisce per trasmettere insegnamenti morali e messaggi profondi.
La frizzantezza e l’irriverenza della serie riflettono il carattere solare e stravagante della sua protagonista, senza peli sulla lingua e sempre pronta a combinare mille guai. Tuttavia, l’essere così estroversa ed espansiva è in realtà una corazza che Devi mostra per celare a tutti la sofferenza che prova. La ragazza non si è mai completamente ripresa dalla morte del padre, l’unico genitore con cui comunicava apertamente. Devi ha da sempre un rapporto complicato e litigioso con la madre Nalini Vishwakumar (Poorna Jagannathan), molto severa, ligia alle regole ed alla cultura tradizionale indiana.
L’aspetto della sofferenza psicologica e dei disturbi psicosomatici viene affrontato con la giusta prospettiva ed il giusto spazio. Le sedute dalla psicologa sono parte integrante della narrazione e fonte di approfondimento dei personaggi. Il superamento del lutto, l’accettazione di se stessi e delle proprie origini sono tre pilastri fondamentali della serie, che la elevano rispetto ad altri prodotti del medesimo genere. La genialità di Non ho mai consiste nel sapere mixare l’esplosività e la freschezza con temi adulti ed estremamente importanti, il tutto senza banalizzare né ridicolizzare i due elementi.
La rappresentazione è un’altra freccia nell’arco di Non ho mai e un aspetto a cui Netflix tiene particolarmente. Oltre ad avere una protagonista indiana Non ho mai presenta ed esplora la cultura orientale, le festività, le usanze ed il cibo tipico indiano. La famiglia di Devi, seppur in parte progressista rispetto agli standard tradizionali indiani, è molto legata alle usanze del suo paese d’origine, infatti Kamala (Richa Moorjani), la cugina di Devi, seppur libera di studiare in oriente è costretta dalla famiglia a sposare uno sconosciuto indiano che viene reputato idoneo per diventare suo marito.
Anche la rappresentazione dei vari orientamenti sessuali è ben gestita dalla serie Netflix che non relega le tematiche LGBT al solo contorno ma le sviscera a dovere.
La serie si compone di 10 episodi dalla durata non superiore ai 30 minuti. È un prodotto che grazie al ritmo davvero ben studiato si divora in un attimo. La seconda stagione sbarcherà sulla piattaforma streaming dalla grande N il 15 luglio e io non vedo l’ora di scoprire come proseguiranno le avventure di Devi.