Durante la recente edizione del ComicSponde abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare Valeria Favoccia, responsabile di alcune tra le più recenti produzioni POP a fumetti. Produzioni delle quali vi lasciamo alcune pagine e disegni in esclusiva, tra una domanda e l’altra. Nel caso foste interessati ad approfondire il meraviglioso lavoro di Valeria, qui potete trovare il link al suo sito ufficiale. Senza perdere altro tempo, quindi, vi lasciamo alla chiacchierata in occasione dello splendido festival ambientato a Laveno-Mombello.
Ciao, Valeria! Grazie mille per aver accettato questa intervista! Sappiamo benissimo quanto tu sia al lavoro su mille progetti e su come le deadline risultino delle vere e proprie spade di Damocle! È un vero onore averti qui, sulle pagine di NerdMovieProductions! Domanda di rito per rompere il ghiaccio: come stai? A cosa stai lavorando in questi giorni?
Ciao a tuttə!
Grazie mille per l’invito e per la pazienza nell’accogliermi! Ho da poco concluso “Erica The Great”, il terzo e ultimo libro a fumetti di Stranger Things per Dark Horse Comics che dovrebbe uscire agli inizi del prossimo anno e sono super al lavoro su una nuova serie inedita, che però non posso ancora rivelare (ma che spero venga annunciata presto)! Posso solo dire che c’è un sacco di azione e che mi sto divertendo molto nel realizzarla.
Da dove nasce la tua passione per il disegno? Qual è stato il percorso che ti ha portato a raggiungere la (fantastica) qualità grafica dei tuoi ultimi lavori?
Da che ho memoria, ho sempre avuto la matita in mano. All’inizio quasi per gioco, copiando anche i disegni di mia sorella maggiore, ma è stato PKNA a farmi innamorare del fumetto (specialmente le opere di Claudio Sciarrone e Lorenzo Pastrovicchio).
Ricordo bene quando intorno ai 12 anni, sfogliando uno speciale a casa di un amico (il leggendario PKone, con sceneggiature, layouts e bozze delle tavole), mi resi conto che si trattava di un vero e proprio lavoro e da lì non ho più avuto dubbi: da grande avrei disegnato fumetti!
Dopo il liceo artistico ho frequentato la Scuola Internazionale di Comics di Roma, ma è la gavetta successiva ad essere stata fondamentale e ad avermi insegnato molto: anni di portfolio, colloqui, test, ripensamenti, rifiuti, fiere del fumetto, viaggi in tutta Italia e all’estero per incontrare editor, stringere contatti e proporre il mio lavoro.
Nel tempo ho collaborato con diverse case editrici italiane e straniere, oltre al fumetto ho realizzato illustrazioni per giochi da tavolo, libri, character design, tenuto workshop, partecipato a mostre e così via. Credo che la cosa che personalmente ritengo vitale sia avere un’enorme forza di volontà, ricordarsi sempre l’obiettivo finale, non darsi mai per vinto anche dopo enormi delusioni e allenarsi tanto, tantissimo e costantemente.Ultimamente possiamo trovare sempre più disegnatori che decidono di passare dalla tecnica tradizionale a quella digitale. Tu hai sempre amato la lavorazione tramite matita e china, oppure hai abbracciato il cambiamento non appena possibile? Come lavori al momento? Hai qualche software preferito, oppure pensi che con Paint si possa fare qualsiasi cosa?
Devo dire che ho incrociato tardi il percorso digitale, nonostante alla fine degli anni Novanta passassi giornate intere a disegnare su Paint col mouse e uno schermo ancora in bianco e nero.
Da quando ho iniziato seriamente a lavorare in digitale (circa 6/7 anni fa), non ne ho potuto più fare a meno! Non è stato un vero e proprio amore a prima vista, ci abbiamo messo un po’ a fare amicizia e a rodarci, ma ora come ora non riuscirei a vivere senza e sicuramente non a consegnare in tempo, viste le scadenze strette a cui sono sottopostə!
Essendo una persona molto indecisa, mi ha aiutato davvero a superare alcuni timori, come la paura di sbagliare e anche a velocizzarmi in modo significativo. Anche se questi mezzi permettono dei vantaggi evidenti, è sempre la mano che fa la differenza, quindi certamente il disegnatore è quello che determina la riuscita di un buon lavoro, non il mezzo.
Per quanto mi riguarda preferisco la mia Cintiq 22HD come supporto, il 99% del mio lavoro si svolge tramite Clip Studio Paint, un software che amo davvero tantissimo, mentre qualche volta per il colore mi affido a Photoshop.
Sempre più raramente mi concedo di realizzare qualcosa in analogico, vuoi per il tempo, vuoi per la comodità, ma vorrei tornare a farlo più spesso appena possibile, in quanto mi piacerebbe migliorare anche sotto quell’aspetto.
Nel corso degli ultimi anni ti abbiamo potuto vedere all’opera su fumetti tratti da Assassin’s Creed, Doctor Who e Stranger Things! Nonostante si tratti di prodotti ben diversi tra loro, trovi dei punti in comune tra queste IP? C’è qualcosa che fa da ponte tra un’avventura a bordo del Tardis e un’altra all’interno dell’Animus?
Sicuramente il fatto che vengono tutte da universi fortemente consolidati, ma che nonostante tutto lascino molto spazio all’immaginazione.
Disegnare per serie così famose e amate è sia una sorta di responsabilità, perché vuoi fare un ottimo lavoro che incontri l’approvazione dei fan (essendo io stessə un fan a mia volta), sia un po’ una sicurezza di poter attingere a mondi già esistenti, con materiale visivo già pronto all’uso e a disposizione in abbondanza. Adoro lavorare su serie diverse tra loro perché ogni volta è una sfida diversa. Passi dal disegnare foreste e biciclette a grattacieli e inseguimenti; è un modo per mettersi sempre alla prova, cercare di superare la comfort zone e lasciare anche una propria impronta/visione su titoli iconici.Che tu sia fan di Assassin’s Creed non credo sia ormai più un segreto per nessuno! Da quando hai cominciato ad appassionarti a questa saga? Quali sono i tuoi capitoli preferiti? Che opinione hai del film diretto da Justin Kurzel e con protagonista Michael Fassbender?
Assassin’s Creed è un brand che ormai ha coinvolto talmente tanti aspetti della mia vita da essere parte di me in tutto e per tutto. Ho conosciuto alcune delle persone a cui tengo di più grazie a questa saga e sempre grazie ad AC ho ricevuto alcune delle soddisfazioni più grandi a livello professionale e personale. Ho giocato al primo capitolo poco dopo la sua uscita a casa di un amico e subito mi ha fatto innamorare con la sua atmosfera, le sue ambientazioni, il suo design: sembrava di avere una macchina del tempo a portata di pad, ma, ancora più importante, sembrava proprio parlare la mia lingua a livello artistico! Mi prese così tanto che quando rientrai a casa andai immediatamente a comprare un Xbox 360 per potermici immergere per tutto il tempo che volevo.
Il mio capitolo preferito in assoluto è Assassin’s Creed II, che credo sia IL gioco definitivo di questa saga, ma amo molto anche il III e Origins (i cui protagonisti sono i miei Assassini preferiti).
Il film personalmente lo adoro, penso che nonostante tutti i suoi difetti, sia un ottimo lavoro e sia un bellissimo tributo per gli appassionati di questa serie. Inoltre, cosa forse fondamentale per me, a livello visivo è davvero impeccabile e riprende perfettamente l’atmosfera dei vari capitoli. I combattimenti credo siano il suo punto di forza, vedere Aguilar e Maria arrampicarsi ed eseguire le loro evoluzioni tra i nemici, è stato come assistere ad una clip del gioco, mi ha fatto dire “sì, questo è proprio Assassin’s Creed”.
Quando uscì nelle sale, poi, mi era appena arrivata la notizia che avrei disegnato la miniserie “Assassin’s Creed Reflections” di Titan Comics per il decimo anniversario, quindi per me è stata la degna celebrazione di quell’importante traguardo raggiunto, inoltre, mi coinvolsero per il lancio, facendomi realizzare appositamente delle illustrazioni inedite.
Nel corso della tua carriera, quanto ti è stato utile conoscere il materiale originale per immergerti all’interno del fumetto? Il tuo stile di disegno è stato influenzato dalla concept art di Ubisoft, oppure ti è stato permesso di sperimentare, variare e creare qualcosa di tuo in tutto e per tutto?
Parlando di Assassin’s Creed, l’essere a conoscenza della lore, dei personaggi e aver seguito da sempre il lavoro del team artistico, mi ha sicuramente aiutato tantissimo!
Per “Reflections” ho persino potuto dare pareri sulla storia, correggendo alcune piccole incongruenze di sceneggiatura rispetto ai videogiochi. Artisticamente parlando, AC è un’influenza forte nel mio stile e mi ha sempre parlato molto da vicino, soprattutto per il dinamismo spettacolare, il design incredibile e il fatto che abbia un’identità visiva unica e molto potente. Non dimenticherò mai le parole di Raphael Lacoste (storico Art Director del franchise) quando mi disse che scelsero me, tra diversi nomi, perché avevo decrittato lo stile di AC e che attraverso il mio tratto si scorgeva l’amore per questa saga e il fatto che l’avessi tradotta nel migliore dei modi tramite i miei disegni.
Adoro sempre collaborare per questo brand, non ho mai sentito costrizioni o limiti proprio perché lo spazio di manovra è davvero nelle mie corde, soprattutto perché mi pongo sempre la domanda su cosa avrei voluto ricevere da fan e provo a rispondere a quella richiesta con il mio contributo. Lasciare un’impronta, nel mio piccolo, in questo universo, per me è davvero un infinito piacere ed un grande orgoglio.
Da Assassin’s Creed hai poi iniziato la collaborazione con Stranger Things, disegnando una serie che ha colpito molto i lettori di tutto il mondo. Com’è stato lavorare su uno spin-off della serie targata Netflix? Ti è piaciuto creare i nuovi personaggi presenti nel fumetto? Vorresti vederli introdotti nella prossima stagione?
All’inizio è stato un po’ terrorizzante. Arrivavo da una saga che conoscevo a menadito e che ormai mi faceva sentire a casa, dove avevo imparato come muovermi e dove il linguaggio visivo sembrava davvero in sincronia con il mio modo di pensare e di vedere le cose. La sfida diventò presto molto stimolante, in quanto adoro disegnare ragazzini, atmosfere cupe e mostriciattoli! Stranger Things è una saga amatissima. Volevo assolutamente fare un ottimo lavoro e non scontentare i fan, quindi dopo un primissimo momento di timore, ho deciso di rilassarmi e divertirmi e in questo anche l’aver creato un personaggio nuovo nel primo volume mi ha aiutato molto. Ho uno stile tutt’altro che fotorealistico, quindi per me trovare una sintesi personale per rappresentare i protagonisti era fondamentale per farli muovere a mio piacere e avere la libertà di esprimermi. Avevo quindi paura che sarebbero stati poco riconoscibili o amati, invece mi ha fatto molto piacere vedere che avevo fatto centro, visto anche che il target principale di questi libri sono i ragazzi dai 12 anni in su. Devo ammettere di aver accarezzato l’idea che Joey (il nuovo bambino creato da Greg Pak e me) potesse essere introdotto nel telefilm, avendo avuto anche un ottimo riscontro da parte dei lettori. Sarebbe davvero stupendo se ciò accadesse, anche se purtroppo lo vedo poco probabile!
Chi è Valeria Favoccia al di là della vita sul tavolo da disegno? Cosa fai in quei due minuti di libertà tra una consegna e l’altra? Spendi il tuo tempo in videogiochi, letture o serie tv?
Credo che non si possa scindere la mia persona dal fumetto. Il fumetto è una costante nella mia vita, fa parte di me e mi definisce, ma nel (poco) tempo libero che ho… dormo!
Ahah, no seriamente, cerco di riposare il più possibile perché è fondamentale per ricaricare le batterie, però ho davvero un sacco di hobby e passioni che ci vorrebbero 5 vite per affrontarle tutte come si deve!
Adoro giocare ai videogiochi, è una cosa che mi rilassa molto e mi ispira davvero tantissimo. Alcuni di quelli che amo, oltre al già citato Assassin’s Creed, sono Devil May Cry, Bioshock Infinite, Mass Effect, Overwatch e Death Stranding.
Vedo tantissime serie TV o documentari sui Serial Killer; mi piacciono moltissimo e inoltre mi tengono compagnia mentre lavoro, tenendo alta la concentrazione! La mia preferita in assoluto è Mr.Robot, che consiglio a chiunque perché per me è un capolavoro a 360 gradi.
Ho una forte passione per il motorsport, sono molto fan della Formula 1 (soprattutto della Ferrari) e da un anno ho cominciato a seguire anche la MotoGP. Adoro vedere le corse le domeniche con l’altra metà del mio neurone (che risponde al nome di Pao) e la mia coinquilina Lu, è il mio momento di pausa e di svago, dove non penso alle consegne e al lavoro, ma solo a vivere l’adrenalina del momento, anche con conseguenti delusioni o arrabbiature!
Adoro anche parlarne su Twitch, con Pao abbiamo iniziato da poco su un canale che si chiama “MyTearsAreGone” (qui potete trovare il link – il vostro fidato intervistatore di quartiere) e non essendo esperti giornalisti, non abbiamo alcuna pretesa se non quella di divertirci e passare assieme una serata a parlare delle cose che amiamo. E’ anche un ottimo momento di fuga per me e in alcuni momenti di scadenze nere è stato salvifico per poter tirare il fiato anche solo un paio d’ore.
Negli ultimi anni hai raggiunto dei traguardi davvero importanti, collaborando con realtà provenienti da diversi media. Come vedi il tuo futuro? Hai qualche progetto al quale vorresti lavorare?
Sono davvero felice di quello che ho raggiunto e realizzato sinora. Ringrazio tantissimo gli editori che hanno creduto in me e i lettori che hanno supportato il mio lavoro, ma ogni volta si prova a puntare l’asticella sempre più in alto! Ho diversi progetti in lista per il mio futuro e spero di tornare magari a parlare di quelli, una volta realizzati. Uno dei sogni che mi porto dietro da sempre, però, è quello di disegnare Iron Man.
Un’ultima domanda e poi ti lasciamo tornare al lavoro: ma quanti caffè bevi al giorno per sopravvivere? Qual è il trucco per non impazzire tra una deadline e l’altra?
In realtà non esiste un vero e proprio trucco, ahah! Ognuno cerca di trovare un proprio equilibrio, credo.
Personalmente cerco di contornarmi delle persone giuste, quelle che riescono a capire lo stile di vita che faccio senza fare pressioni o giudicare, che riescono però anche a farti staccare un po’ quando ce n’è bisogno, anche fosse solo per cinque minuti. Mi ritengo una persona molto fortunata in questo! Un grosso aiuto è anche far parte del Boombox Studio, stare in compagnia di colleghi che condividono lo stesso lavoro e quindi gli stessi lati positivi e negativi del caso, che riescono magari a stimolarti professionalmente, aiutarti e a darti un confronto quando serve, è davvero salvifico e gratificante.
Inoltre, non bevo caffè, solo ginseng! Ma credo che con la mia consumazione di RedBull (Zero, preferibilmente) sto felicemente supportando la carriera sportiva di Max Verstappen.
Grazie mille, Valeria, per la tua gentilezza, simpatia e disponibilità! Noi di NerdMovieProductions ti auguriamo ogni bene per i tuoi prossimi progetti e speriamo di poterti ospitare nuovamente sulle nostre pagine in futuro!
Grazie mille a voi! Vi seguo da sempre ed è stato un vero piacere per me!
A presto e buona continuazione!