Purtroppo non c’ero nel 1977, ma credo fermamente che il pubblico di quegli anni mentre guardava per la prima volta “Guerre Stellari” stesse provando le stesse sensazioni che ho provato io vedendo questo film.
Ovvero la sensazione di star assistendo a un balzo in avanti. Finalmente li abbiamo entrambi, finalmente il grande pubblico potrà godere della trasposizione cinematografica più completa e dettagliata di “Dune” di Frank Herbert (1965), considerato da molti il più grande romanzo di fantascienza di tutti i tempi.
Avete presente quello che ha fatto Peter Jackson per il fantasy con Il Signore degli Anelli? In particolar modo con “Le Due Torri”?
Ecco, è quello che ha appena fatto Villeneuve per la fantascienza con Dune.
Questo è il modo migliore per farvi rendere conto della portata e dell’importanza di quest’opera per il cinema.
Tutti coloro che avevano considerato eccessivamente sopravvalutato il primo capitolo ora potranno andare al cinema per ricredersi.
Denis Villeneuve compie il suo secondo miracolo riuscendo a trasporre delle scene che erano apparentemente impossibili da rappresentare su uno schermo. Scene che persino i fan della saga letteraria si chiedevano come avrebbe fatto a realizzare. Ebbene abbiamo qui l’ennesima conferma di trovarci di fronte a uno dei registi più visionari del ventunesimo secolo, uno degli unici dotati di un’immaginazione tale da riuscire in un’impresa che perfino David Lynch, per sua stessa ammissione, aveva fallito nel 1984 (con tutti i limiti tecnologici dell’epoca).
Come nel romanzo, scopriamo che la prima parte era solo lo schieramento delle pedine sulla scacchiera, ed è qui che iniziano effettivamente a muoversi. La parte uno era dunque una lenta ed affascinante introduzione, fondamentale a capire tutto quello che avviene in questo secondo capitolo. Perché confrontandoli, si ha la percezione che accada tutto in questo secondo film. Stavolta l’azione e le battaglie sono triplicate in numero, il film procede più velocemente del predecessore, tant’è vero che in molte sequenze si nota la numerosa presenza di tagli, ma d’altronde chiudere tutto in “sole” 2 ore e 46 minuti non era facile neanche per Villeneuve. Anche se a tratti sembra mettere il turbo, in molti altri sembra prendersi tutto il tempo necessario per raccontare i passaggi più importanti. Sorpassate le due ore ci si chiede se il film riesca effettivamente ad arrivare a una conclusione.
La risposta fortunatamente è sì. Non dovrete quindi preoccuparvi di aspettarne un altro per sapere come va a finire. Stavolta la storia narrata nel primo romanzo viene chiusa, ma viene anche lasciata la porta aperta per un possibile adattamento del secondo volume della saga: “Messia di Dune”. Terzo capitolo che il regista canadese ha già espresso la volontà produrre, ma la sua effettiva realizzazione dipenderà dagli incassi di questo secondo capitolo.
Tutte le domande che sorgevano nella prima parte trovano ora risposta. Gli intrighi politici vengono a galla, facendo emergere l’eterna lotta delle casate per il Trono del Leone D’oro, se tutto ciò vi ricorderà Game of Thrones sarà perché George Martin si è ispirato proprio al romanzo di Herbert per la sua saga letteraria. Sia i personaggi nuovi che quelli vecchi sono ben approfonditi e quasi tutti i protagonisti hanno un’evoluzione (o più di una) all’interno della pellicola. Scavando più a fondo nell’animo di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e di Chani (Zendaya) questo secondo capitolo risulta essere molto più emotivo ed intimo del predecessore, che era stato accusato di risultare “troppo freddo” nella sua ricerca di una “perfezione tecnica e stilistica”, sacrificando però dei personaggi leggermente troppo distaccati, che non erano riusciti ad arrivare al grande pubblico. Ebbene, nel corso della parte due ci viene anche spiegato il motivo di questo distacco e del perché si può far fatica ad empatizzare con il protagonista.
Non mancano inoltre dei grossi colpi di scena capaci di cambiare le convinzioni che lo spettatore può essersi creato fino a questo punto della storia.
Tutte le performance attoriali sono di altissimo livello, la visione in lingua originale in questo caso è fortemente consigliata. Gli Harkonnen in particolare sono ancora più spaventosi e terribili del primo film. Su tutti spiccano un mostruoso ed inquietante Austin Butler nei panni di Feyd Rautha Harkonnen e Zendaya nei panni di Chani, che se nel primo film era praticamente assente, gioca qui un ruolo fondamentale, che potremmo definire quasi di cooprotagonista.
La regia di Denis Villeneuve:
Senza girarci troppo intorno, Denis Villeneuve con questo film ha ridefinito il concetto stesso di epicità cinematografica. Ogni inquadratura è mastodontica e ti dà sempre la sensazione di star assistendo a qualcosa di epico e con tutta onestà di mai visto prima sul grande schermo. Forse è avanti anni luce e forse gran parte del pubblico non è ancora pronto, un po’ come successe per Balde Runner nel 1980…
Sappiamo già che alcune scene diventeranno un istant-cult semplicemente per la loro potenza visiva.
Le sue famose carrellate dall’alto ti tolgono il fiato quando ad essere inquadrate sono la città di Arraken, quella di Giedi Primo o i mastodontici Shai Hulud (i vermi delle sabbie). Inoltre, le battaglie messe in scena sono delle più impressionanti mai viste per un film di fantascienza, in quanto possiamo finalmente osservare la potenza bellica, nel primo film solo accennata, degli arsenali di eserciti avanzati di migliaia di anni rispetto ai nostri, capaci di colpire con una violenza e distruttività che lasciano senza fiato. Ogni colpo, ogni esplosione, ogni fendente di spada ti travolge come se fossi li. L’immersione, grazie anche a un sonoro a nostro avviso senza precedenti, è totale.
Non era facile trasporre in immagini dei concetti filosofici che erano già difficili da esprimere su carta. Lui non solo ci è riuscito ma è anche andato oltre, riuscendo nell’arduo compito di trasmettere la vera essenza e l’anima di Dune.
Inoltre, questo secondo capitolo comincia esattamente dove ci aveva lasciati quasi 3 anni fa, senza time skip di alcun tipo, ci sentiamo subito a bordo, come se non fosse passato un giorno. Questo a testimonianza di quanto l’intero progetto sia da concepire come un unico film diviso appunto in due parti.
La Fotografia di Greg Fraser
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’ancora una volta incredibile fotografia di Greg Fraser( Rogue One: A Star Wars Story, The Batman, The Creator ecc..).
Quasi ogni fase del film è scandita e delineata dall’utilizzo di un colore, così come ogni pianeta è fornito di una propria palette cromatica, da Caladan ad Arrakis fino al mostruoso utilizzo del bianco e nero nelle scene su Giedi Primo…
Come da lui più volte affermato, il segreto dietro a questa stupenda fotografia sta in una iper-semplicità e pulizia dell’immagine. Ogni inquadratura ti toglie il fiato perché è estremamente nitida, pulita e priva di una molteplicità ingiustificata di oggetti o di elementi visibili a schermo, così da focalizzare maggiormente l’attenzione solo su ciò che è strettamente necessario, come sui volti o le silhouette dei personaggi
La colonna sonora di Hans Zimmer
L’altro pilastro che tiene in piedi questo monumento di arte cinematografica è la colonna sonora firmata ancora una volta da Hans Zimmer, il quale afferma:
“Non ho mai lasciato il mondo di Dune. In effetti, penso che Denis pensasse che fossi un po’ matto, perché ho continuato a scrivere dopo aver finito il primo film. Ma poiché conoscevo la storia, conoscevo il libro, sapevo cosa sarebbe successo. E infatti, molti dei temi principali di questo secondo film sono stati scritti alla fine del primo film, prima che Denis iniziasse le riprese. Mi è sembrato importante continuare a scrivere quando eravamo ancora con lo stesso spirito, lo stesso stato d’animo.”
Menzione speciale per il tema d’amore tra Paul e Chani che Villeneuve commenta cosi:
“Volevo che Hans scrivesse qualcosa di indimenticabile per Chani. Un tema d’amore, l’amore di Paul per Chani. Volevo qualcosa di straziante e il tema d’amore più bello mai scritto, e onestamente penso che lo abbia fatto con il brano “A Time of Quiet Between the Storms”. È una delle colonne sonore più belle che abbia scritto. Ricordo che quando l’ho ascoltato per la prima volta ero in lacrime.”
Il sonoro di questo secondo capitolo ti avvolge, ti colpisce e ti percuote fino quasi a disturbarti. Ti porta in un altro universo e su altri mondi senza chiederti il permesso. Tante volte l’audio si alza di colpo facendoti sobbalzare. Si tratta di un’esperienza cinematografica pura, che non avrebbe lo stesso effetto se non venisse fruita in un cinema. È uno di quei film capaci di esaltare, osannare e glorificare l’esperienza cinematografica.
In conclusione, sono convinto di aver appena visto il miglior film dell’anno, ma quello che onestamente mi domando è se ho visto il miglior film fantascientifico degli ultimi vent’anni.
Il livello tecnico è altissimo, la profondità dei messaggi lanciati pure e se dovesse uscire un terzo film andrebbe a costituire una trilogia che tra qualche anno potrebbe essere considerata la miglior trilogia sci-fi di sempre.