Visions of Mana – La Recensione

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La serie di Mana risorge con Visions of Mana.

A distanza di ben 18 anni dall’ultimo capitolo, la serie di “Mana” è pronta ad accogliere il quinto episodio ufficiale, dopo che Square Enix ha preparato il terreno con con remake e versioni rimasterizzate di alcuni capitoli più amati, come nel caso del buon Trials of Mana.

Ed ecco che ad Ouka Studios, un team al cui interno sono presenti diverse personalità che negli anni hanno contribuito alla serie di “Mana” come Koichi Ishii, il suo storico creatore o Masaru Oyamada il producer sella serie, tocca raccogliere questa pesante eredità e dare vita ad un nuovo titolo che riassumesse un po’ l’essenza del gioco e servisse da nuova ripartenza per le future generazioni, Visions of Mana.

Con Visions of Mana si tenta quindi di riscoprire le origini e la mitologia di questa saga trasportandoci in un modo che vive però confinato in una pace aleatoria. Ogni quattro anni le città e i villaggi del regno di Qi’Diel inviano in pellegrinaggio all’Albero del Mana dei prescelti, gli Alm, il cui compito è quello di sacrificarsi per mantenere stabile il flusso del mana e scongiurare così eventuali calamità che nel corso del tempo si sono abbattute in tutto il regno.

La storia ruota intorno a Hinna, una prescelta per il sacrificio e Val, la sua guardia protettrice che dovrà scortarla e proteggerla affinché possa compiere la sua missione. Lo spirito è carico di gioia e la prospettiva di una morte sempre più vicina viene accettata con piacere, data l’importanza del compito e la salvaguardia del mondo. Così i due lasciano il loro villaggio, imbarcandosi in un’avventura che li porterà a conoscere altri prescelti, ed insieme giungere al cospetto dell’Albero del Mana per compiere il loro dovere.

Cosa succede però se questa prospettiva viene messa in discussione, e si paventa la possibilità di potersi defilare dal proprio compito, quando entra in gioco il sentimento dell’amore? Questo è praticamente il punto di rottura di Visions of Mana, che darà il via al vero intreccio narrativo del gioco e che vedrà il gruppo di Alm arrovellarsi per cercare di capire se possa esserci un futuro alternativo al loro sacrificio.

Questo cambio netto nel racconto è un buon espediente che dà alla storia un bel twist, specialmente sul rapporto fra i personaggi e sulla visione che fino a quel momento hanno avuto del mondo e del loro ruolo. La costante diventa quindi quella di trovare un’alternativa, un qualcosa che possa rompere questo ciclo e donare ai due protagonisti il meritato amore e un lieto fine.

La trama si sviluppa in maniera interessante e con diversi spunti capaci di coinvolgere il giocatore, così come i personaggi che si uniranno al nostro parti avranno la loro occasione per farsi conoscere e amare, e il fatto che il party effettivo si componga di soli cinque membri (giocabili) rende tutto più intimo e meno dispersivo in termini di racconto. E se da un lato la storia viene promossa, non si può dire lo stesso del suo sviluppo all’interno del gioco, che viene martoriata da alcune scelte stilistiche poco convincenti, come le classiche boss rush per allungare il brodo o un post game totalmente senza senso, buttato la giusto per dare del “content”, ma che di fatto non aggiunge nulla al gioco. Anzi confonde solamente il giocatore che si ritrova con qualcosa tagliato dalla storia base e aggiunto successivamente dopo aver sconfitto il boss finale. Una scelta curiosa che sa più di un DLC abortito e riadattato all’ultimo minuto che altro, considerazione che potrebbe trovare qualche elemento di verità nelle voci poco incoraggianti sulla chiusura imminente e inaspettata del team da parte di NetEase Games a pochi giorni dalla pubblicazione di Visions of Mana.

Nonostante questo scivolone però Visions of Mana si lascia giocare con piacere, servendo sul piatto un gameplay action abbastanza semplice ed immediato, ma che nel lungo tempo, specie nelle fasi finali sboccia regalando qualche soddisfazione in termini di costruzione del party.

Ogni personaggio può equipaggiare uno fra gli otto Elemental Pot, delle reliquie che permettono di beneficiare di quel determinato elemento e sbloccare abilità esclusive ad esso legate. Il cambio di Elemental Pot corrisponde anche una classe diversa, e sebbene gli elementi in gioco siano otto, le classi per ogni personaggio si limitano a 3 per ognuno, variando poi in base all’elemento scelto e condividendo fra loro armature ed equip offensivi. Se all’inizio questo può sembrare un limite che va ad inquadrare i singoli personaggi in ruoli ben delineati, una volta ottenuta la possibilità di potenziare al massimo un Elemental Pot otterremo l’abilità di personalizzare a piacimento una singola classe, scegliendone appunto l’elemento, l’arma da utilizzare e le varie abilità, che a questo punto non saranno più ad appannaggio esclusivo di una classe, ma condivise. Così facendo è possibile andare di fino nella personalizzazione, creando build specializzate come tank e healer puri, o più situazionali a seconda delle necessità. Peccato solamente che raggiungerete questa fase solamente nel post game, perdendo così gran parte delle personalizzazioni possibili durante l’avventura.

A supportare tutto il sistema di Elemental Pot e le classi abbiamo gli Ability Seed, dei semi speciali che conferiscono se equipaggiati negli appositi slot abilità passive o nuove mosse ed evocazioni, andando a stratificare ulteriormente tutto il sistema di skill ottenibili tramite il potenziamento dell’Elemental Pot. Gli Ability Seed saranno ottenibili sia esplorando il mondo di gioco, sia scambiando le Corestone, delle particolari pietre che contendono l’essenza di un mostro e che può essere riconvertita in abilità.

Una volta pronti e ben equipaggiati è il momento di scendere sul campo di battaglia. Ed è qua che le soddisfazioni arrivano. Per quanto basilare e basato su due tipologie di attacco classiche, normale e speciale, il combat system action si fa apprezzare, con scontri veloci, schivate e attacchi aerei. Colpendo i nemici è possibile riempire un’apposita barra, che una volta piena potrà scatenare la potenza della Class Strike, potenti Special basate sull’elemento in uso e capaci di effettuare danni ai nemici su tutta l’area. C’è poi un altro attacco speciale che è possibile usare, anche in questo caso legato all’elemento, da cui il nome Elemental Break, e che permette di compiere azioni esclusive in grado di danneggiare pesantemente il nemico o di bloccarlo consentendoci di agire indisturbati, con tanto di versione potenziata che ne amplifica gli effetti.

Mettendo insieme tutte queste componenti si ha tra le mani un buon sistema di combattimento, che pur non brillando sicuramente per originalità riesce comunque a fare il suo, con l’unico limite dato come detto dalla possibilità di personalizzare i membri del party relegato al post game e non al gioco base.

Curiosi di provare Visions of Mana ma ancora indecisi sul da farsi? È disponibile per il download una demo gratuita che vi consente di assaporare il gioco e il suo combat system.

L’utilizzo degli elementi poi lo ritroviamo all’interno delle aree esplorabili e i dungeon, che ci garantiranno l’accesso a nuove aree non appena otterremo il corrispettivo Elemental Pot. Anche in questo caso, per quanto l’impiego sia veramente basilare, abbiamo apprezzato il tentativo di diversificare i dungeon e con essa la loro esplorazione. Cosa che invece bocciamo in toto è il sistema di teleport e fast travel. Se il primo funziona in maniera classica, consentendoci di spostarci liberamente fra i vari punti di interesse sbloccati, la faccenda si complica quando lo spostamento coinvolge una diversa regione. In questo caso saremo costretti, se possibile ad usare una delle monte speciali che otterremo nel corso dell’avventura e affidarci a quella per gli spostamenti. Questo comporta, specie nelle fasi avanzate durante il completamento delle tantissime quest secondarie, di perdere del tempo prezioso recandosi negli appositi “spot” dove evocare la monta, seguire tutta l’animazione (per fortuna skippabile) e spostarsi fisicamente in uno degli approdi. Con la seconda monta, quella volante, un po’ migliora ma restano comunque dei passaggi superflui che rendono il processo di spostamento tremendamente tedioso specie se bisogna muoversi tanto proprio come il succitato completamento delle quest.

Visions of Mana è un JRPG dalla giusta durata, che si attesta sulle 30 ore per un’avventura che riesce ad esprimersi a dovere in quel lasso di tempo. Concentrandosi però sulle attività secondarie, le sub quest e le sfide degli Elemental Pot, il tempo praticamente raddoppia, rimanendo un’esperienza comunque piacevole in ogni suo aspetto o quasi.

Come tanti altri progetti non incentrati su Final Fantasy prodotti da Square Enix nell’ultimo periodo (ci vengono in mente l’ultimo Star Ocean o Valkyrie Elysium), anche Visions of Mana è uno di quei titoli che mostra il fianco di un budget limitato e questo aspetto spesso si riflette su vari aspetti del gioco, qua in particolar modo nel post game. Dove però il team di Ouka Studios ha saputo lavorare bene è nel comparto grafico, dove nonostante certi limiti fisiologici è riuscito a confezionare un prodotto molto piacevole alla vista. Da un lato abbiamo il character design del bravissimo Haccan, che già si era occupato del remake di Trials of Mana e di altri titoli della serie di Mana, dall’altro un motore di gioco che da vita a soluzioni visivamente impressionante per la produzione che è. Il mondo di gioco è coloratissimo, a tratti l’impressione è quella di trovarsi di fronte a delle tavole illustrate per come certi paesaggi riescano ad incantare, e grazie ad una direzione artistica sopraffina alcuni momenti della storia vengono resi ancora più forti a livello di impatto visivo, come l’ingresso nel santuario ai pressi dell’Albero del Mana, capaci di dare vita alle iconiche illustrazioni di Hiro Isono che per anni, e ancora oggi, sono il primo ricordo che riaffiora quando si pensa a Secret of Mana.

I limiti della produzione riaffiorano però sul versante tecnico, dove se usciamo fuori dalla modalità che predilige il frame rate, Visions of Mana scricchiola con una performance non all’altezza delle aspettative. Meglio quindi restare ancorati ad un frame rate più stabile, anche se in questo caso non sono mancate delle criticità, ma in generale l’esperienza è stata più che accettabile nel lungo periodo. Buono il doppiaggio, così come le musiche che riescono ad essere sempre evocative, come ci si aspetterebbe in un JRPG che punta ad essere qualcosa di decisamente epico.
Rispetto ad altri titoli Square Enix Vision of Mana saluta l’Italia da lontano, mancando così di un adattamento nella nostra lingua, dovendoci accontentare dell’inglese. Come sempre accade in queste situazioni il gioco è perfettamente comprensibile anche con un livello di conoscenza basilare, ma capiamo che in un gioco di questo tipo dove la comunicazione è al centro di tutto, per alcuni possa essere un problema, soprattutto a livello di immedesimazione.

Visions of Mana è una buona evoluzione della serie che rinasce dopo molti anni e si prepara per farsi scoprire da vecchi e nuovi fan. In generale siamo di fronte ad un buon JRPG che pur non eccellendo nei suoi aspetti riesce a farsi apprezzare a tutto tondo, nonostante manchi un pizzico di originalità, come ad esempio nel combat system, e che ogni tanto mostri la sua natura da progetto secondario, dove un po’ di budget in più e maggior cura sarebbero bastate rifinire al meglio l’ultimo capito di una serie che è letteralmente la storia del gioco di ruolo giapponese. Confidiamo che questo sia solo il primo passo di un nuovo inizio per la serie di “Mana”, e che avremo modo in un futuro abbastanza prossimo di vivere nuove storie ambientate in questo mondo speciale.

Visions of Mana è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC.

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Visions of Mana – La Recensione
Pro
Artisticamente incarna il meglio della serie di Mana.
Combat system semplice ma sa il fatto suo.
La storia propone un bel twist narrativo.
Contro
Sistema di fast travel totalmente sbagliato.
Il post game non ci ha convinto.
Assente la lingua italiana.
8
Voto