Dynasty Warriors: Origins – La Recensione

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Dynasty Warriors: Origins è la rinascita della serie, un nuovo inizio per i guerrieri di Omega Force.

Arrivato al nono capitolo principale ( e con innumerevoli spin-off), per celebrare il decimo Dynasty Warriors, c’era bisogno di una sorta di reboot. E così arriva Dynasty Warriors: Origins, un capitolo apparentemente anomalo, che cambia le carte in tavola nella serie di Omega Force, tenendo stretti però i punti di forza che hanno da sempre contraddistinto la serie. Disponibile per PlayStation 5, Xbox Series X e Pc da circa metà gennaio, è finalmente giunto il momento di parlare di pregi e difetti di Dynasty Warriors: Origins.

Versione Testata: Xbox Series X

Fin dal suo esordio, Omega Force con Dynasty Warriors ha sempre voluto raccontare versioni romanzate della guerra dei tre Regni. Dynasty Warriors: Origins non fa eccezione, e racconta una nuova versione delle battaglie tra Liu Bei, Cao Cao e Sun Jian. La storia si svolge 150 anni dopo la fondazione della dinastia Han Orientale, dove gravi siccità e condizioni meteorologiche anomale hanno causato carestie devastanti che hanno piegato le persone più povere.
I governanti, invece di aiutarli, impongono anche pesanti tasse, aumentandone le sofferenze. Il protagonista ha ua delle più classiche amnesie, e non ricorda il suo passato, ma è spinto da un sentimento di protezione per i più deboli ed è abile nell’utilizzo di ogni arma. I suoi talenti attireranno l’attenzione dei comandanti più forti plasmando il destino del regno.

Dopo il terzo capitolo, le azioni del protagonista porteranno alla vittoria di una delle tre fazioni e (di conseguenza) a uno dei tre finali possibili. Un racconto che vi occuperà circa trenta ore, che aumenteranno ulteriormente se punterete a completare le sfide secondarie e la maestria delle armi. Gli eroi son sempre loro, gli stessi dei precedenti nove capitoli, anche se con nuovi look e qualche eccezione originale. Completando le battaglie principali, sulla mappa dell’overworld appariranno i nostri alleati, che andranno ad espandere la caratterizzazione degli stessi mostrandoci i loro sogni e le aspirazioni.

Nonostante i filmati siano tra i migliori mai realizzati per il brand, la trama principale risulta spesso troppo diluita, appesantendo i momenti morti tra una battaglia importante e l’altra. Fortunatamente, il lavoro fatto sul gameplay è talmente pregevole che combattere diventa un piacere più che un dover costringerci ad arrivare ai titoli di coda.

Un solo guerriero, più gameplay

Con Dynasty Warriors: Origins, Omega Force continua con la scelta dell’unico protagonista, come visto nel 2023 con Fate/Samurai Remnant, togliendo anche le avventure extra dedicate agli altri eroi. Potrete utilizzare solo il protagonista, eccezion fatta per alcune fasi di battaglia, in cui, per un periodo di tempo limitato, prederete il controllo del vostro compagno di squadra.

Il protagonista può brandire una varietà di armi, da quelle standard come la spada e la lancia a quelle più peculiari come i guanti e la lama curva. Utilizzando le armi in battaglia se ne aumenterà il “Rango” sia delle singole che delle abilità del protagonista. Ci sono poi missioni specifiche per ogni arma, affidate dai personaggi storici della serie, che ci ricompenseranno con punti abilità o mosse segrete.

Il gameplay di ogni arma è unico e pulitissimo, e fonda le sue basi sul classico beat ‘em up tridimensionale a cui Omega force ci ha abituato. Quel sottogenere che viene definito “musou” sebbene il musou sia solo parte del titolo del gioco. Restano le migliaia di nemici (mai quanti in questo capitolo) ma i generali e i boss di fine capitolo sono finalmente delle sfide diverse, richiedendo al giocatore di variare con le combo invece che premere due soli tasti.

Parate, contrattacchi, schivate ed elusioni, si sommano alle classiche combo del genere, oltre alla possibilità di utilizzare alleati e truppe per distruggere le difese degli avversari. Come già anticipato, Origins è proprio divertente da giocare, tanto che fare le battaglie extra potrebbe rivelarsi anche più interessante che proseguire la trama. Queste battaglie verranno generate casualmente sul regno, e offrono vari eventi da affrontare: tra queste ci sono le conquiste delle basi, scontri e perfino risolvere enigmi ambientali. Purtroppo più proseguirete nel gioco, più queste battaglie risulteranno ripetitive, e potreste decidere di evitarle per non annoiarvi.

Dynasty Warriors: Origins è il capitolo migliore della serie?

Oltre al gameplay, l’altro aspetto dove Origins mostra i muscoli è proprio quello tecnico. Si tratta sicuramente del gioco di Omega Force con più elementi a schermo, siano soldati o particellari, e spinge anche i muscoli di Xbox Series X specialmente nei brevissimi caricamenti che precedono ogni battaglia. I volti dei personaggi sono forse troppo lisci, soprattutto per quelli femminili, trasformandole in bamboline senza difetti per quanto siano privi di rughe e sbavature.

Ottimo anche il doppiaggio giapponese, a cui si può accostare un degno adattamento italiano. Tutti i testi sono tradotti e , data l’alta mole di dialoghi, averli nella nostra lingua è sicuramente apprezzabile. La colonna sonora fonde invece la musica rock con quella metal leggera, in continuità coi capitoli precedenti della serie.

Dynasty Warriors: Origins è quindi il miglior capitolo della serie? Lato tecnico e di gameplay sì. Peccato non aver inserito una modalità secondaria in cui utilizzare i personaggi storici della saga liberamente, relegando il cast a mera spalla e non dando alcun modo di affezionarvici ai nuovi arrivati. Lato gameplay però ci troviamo di fronte ad un action maturo, capace di farsi un nome e di offrire una sfida più alta rispetto al passato. L’evoluzione giusta per il brand e per i beat em up tridimensionali in generale: e ben venga se i prossimi musou su licenza si dovessero basare sullo scheletro di Origins.

Dynasty Warriors Origins è disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X e PC.

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Dynasty Warriors: Origins – La Recensione
Pro
Combat System migliorato e stratificato
Tecnicamente il miglior capitolo della serie
Contro
La trama è inutilmente allungata
Un solo personaggio utilizzabile (più o meno)
8.5
Voto