Con la stagione 2, Andor si conferma la miglior serie tv live action di Star Wars.
La stagione 2 di Andor si è fatta attendere, ma finalmente, siamo in vista della conclusione del prologo di Rogue One: A Star Wars Story, il film diretto da Gareth Edwards reputato da molti il miglior prodotto di Star Wars della gestione Disney. A tre anni di distanza dalla prima stagione, il team di Tony Gilroy torna con questo nuovo gruppo di episodi, disponibile su Disney+ a partire da domani, 23 aprile.
Esattamente come la prima stagione, anche questa volta gli episodi saranno divisi in gruppi da tre, e visibili nuovamente come 4 film dedicati al personaggio di Diego Luna e alla genesi della Ribellione nei 5 anni prima della battaglia di Yavin. Ho visto tutta la stagione 2 di Andor e sono pronto a svelarvene pro e contro, in questa recensione rigorosamente senza spoiler.
Verso un destino scritto
Tre anni fa eravamo rimasti alla scintilla che scatenò la ribellione, il discorso della madre adottiva di Andor che si è opposta all’Impero incitando alla lotta. Ritroviamo Cassian ormai figura di spicco della Ribellione, nonostante stia seguendo ancora gli ordini di Luthen, che continua ad agire nell’ombra in maniera completamente distaccata dal resto. La Ribellione inizia a prendere forma, con l’entrata in gioco dei suoi elementi principali, come Mon Mothma e Bail Organa. Luthen dal canto suo cerca in ogni modo di mettere i bastoni dtra le ruote all’Impero, anche se questo dovesse costare vite innocenti.

La stagione 2 di Andor racconta gli ultimi anni che hanno condotto alla battaglia di Yavin, sappiamo già il destino di Cassian, ma lo vediamo plasmare la sua figura da leader tra successi e ovviamente fallimenti. E sotto questo punto di vista Gilroy fa un lavoro encomiabile, con una sceneggiatura che si dipana nei dodici episodi di questa seconda e ultima stagione. Citazioni, momenti tanto attesi dagl iappassionati della lore di Star Wars, e infine perfino sorprese inaspettate. cTutte queste cose condiscono una corsa verso una fine che già sappiamo, imbastendo però un’architettura di sfondo necessaria ad arricchire la galassia.
Il meglio del catalogo
A fare la forza di Andor però non è solamente la sua sceneggiatura. Il cast tutto, con graditi ritorni e nuovi volti, risulta convincente in ogni minimo aspetto, ma tutti vengono messi in ombra da Stellan Skarsgård, vero e proprio protagonista di questa seconda stagione. Il ritorno di Ben Mendelson nei panni di Orson Krennic lascia il segno, collegando ogni punto rimasto in sospeso col film di Edwards. E ancora, le scenografie e gli effetti speciali si mischiano in maniera organica, abbandonando l’effetto posticcio di altre serie di Star Wars. C’è un nuovo pianeta che rischia di rubare il cuore di molti spettatori, grazie anche alla bravura degli addetti alla fotografia e ai diversi registi che si alternano sulla sceneggiatura di Gilroy.

Silenzi, inquadrature, dialoghi, ambienti, e perfino la presenza di più alieni rispetto alla stagione 1, confermano come Andor sia la serie tv di Star Wars migliore nel catalogo di Disney+. Molti meno tempi morti rispetto a tre anni fa, e soprattutto una capacità di tenere incollati alle vicende dei suoi personaggi, dimostrando come anche nella Galassia lontana lontana non ci siano solo buoni e cattivi, ma figure che si muovono astutamente nel mezzo.
Se c’è una cosa certa è che Andor verrà ricordato come il prodotto di maggior qualità di Star Wars della gestione Disney, al pari forse solo di Rogue One, a cui è ovviamente legato. Dodici episodi che gettano le ultime basi sulla genesi dell’esercito Ribelle, fatto di persone più che di personaggi, con pregi e difetti che gli possono costare caro. Un centro quasi perfetto per Gilroy, e un valido motivo per amare ancora Star Wars.