Recentemente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la volontà di imporre un dazio del 100% sui film prodotti all’estero vista la, secondo Trump, scadente produzione cinematografica americana. Questa iniziativa, comunicata in modo informale tramite i social, ha provocato un’ondata di incredulità e preoccupazione tra i professionisti del cinema europeo. Non ci sono, al momento, dettagli concreti su modalità di applicazione, tempistiche o criteri di selezione delle produzioni coinvolte, tuttavia, la prospettiva di una misura di tale portata sta già sollevando timori significativi sulla tenuta di un’industria cinematografica ormai strutturalmente globale, fondata su location internazionali e complessi sistemi di incentivi transnazionali.

Le reazioni più dure sono arrivate dal Regno Unito, uno dei principali hub per le produzioni hollywoodiane. Un noto produttore britannico ha dichiarato:
È un annuncio insensato che dimostra totale ignoranza delle dinamiche creative e produttive.
Secondo altri produttori londinesi, le ricadute economiche potrebbero essere devastanti:
Il settore non può semplicemente fermarsi da un giorno all’altro. Ci sono produzioni in pre-produzione, in fase di riprese o post-produzione: raddoppiarne i costi con un dazio retroattivo sarebbe insostenibile.
Non solo Europa. Anche nel Medio Oriente e in Asia cresce la preoccupazione. Hans Fraikin, ex commissario cinematografico ad Abu Dhabi, sottolinea l’effetto domino che questa misura potrebbe innescare a livello globale, persino negli stessi Stati Uniti:
Le produzioni potrebbero essere spinte verso l’utilizzo massiccio dell’IA, anziché creare occupazione locale.
In India, ad esempio, ci sono investimenti importanti per nuovi studi cinematografici pensati proprio per attirare Hollywood. A Cannes, dove molti professionisti si stanno preparando a riunirsi, prevale però una certa prudenza. Un agente di vendita spagnolo ha detto:
Attendiamo i dettagli prima di allarmarci. Per ora non ci sono date ufficiali o regolamenti precisi. Se l’Europa dovesse rispondere con dazi equivalenti sui film girati negli Stati Uniti, si potrebbe assistere a un rafforzamento della produzione e distribuzione di contenuti locali, con un progressivo allontanamento dai prodotti hollywoodiani.
In Francia, il presidente del CNC Gaëtan Bruel teme che misure di questo tipo possano rivelarsi un boomerang per gli stessi Stati Uniti:
Il 60% dei contenuti consumati in Europa è di origine americana. Un provvedimento simile danneggerebbe prima di tutto l’industria statunitense.
Infine, la riflessione più lucida arriva da Praga, per voce della film commissioner Pavlína Žipková:
Il cinema è da sempre un ponte culturale tra continenti. Le parole di Trump pongono più domande che risposte, ma non ci fermeranno.