Basta giocare poche ore a Edens Zero per rendersi conto di avere di fronte a sé un’opera con diversi punti in contatto con la carriera di Hiro Mashima.
L’autore del manga che ha ispirato l’ultima fatica videoludica di Konami è infatti diventato famoso grazie a Rave – The Groove Adventure. Stiamo parlando di un’opera che ha saputo conquistare lentamente il cuore di tutti i lettori del Giappone (e non solo). Dopo il successo della sua prima grande produzione seriale, Mashima lavora a Fairy Tail, serie che reitera i soliti stilemi del genere shonen, ma che riesce comunque a soddisfare gli amanti di manga e anime. Nel 2018 tocca quindi a Edens Zero, che però non decolla quanto dovrebbe e che, proprio per la sua mancanza di coraggio, viene criticato da numerosi appassionati di fumetti.
Nonostante ciò, Edens Zero risulta comunque un successo commerciale. Una caratteristica che permette al manga di diventare un anime, un gioco mobile e, dal 15 luglio, un videogioco per console PlayStation, Xbox e PC.
In quest’ultimo caso ci troviamo di fronte all’ennesimo titolo d’azione ispirato a un manga di successo. Un gioco che vuole convincere gli appassionati e che non sembra particolarmente intenzionato ad affascinare coloro che non hanno mai sentito parlare di Shiki, Rebecca e della banda di avventurieri spaziali protagonisti del manga. Ma siamo di fronte comunque a un titolo di valore? Il desiderio di sfruttare la licenza è forse l’unico motivo dietro l’esistenza di Edens Zero? Scopritelo insieme a noi nel corso della nostra recensione.

VERSO L’INFINITO E OLTRE
Nonostante la presenza di diverse missioni inedite che vanno ad arricchire l’universo di Hiro Mashima, la trama di Edens Zero riprende quanto letto nel manga. Ripercorreremo quindi le avventure spaziali dell’equipaggio dell’astronave che dà il nome all’opera, scoprendo l’inizio dell’amicizia tra il bizzarro Shiki Granbell e la carismatica Rebecca Bluegarden. Il risultato finale è uno shonen che fonde la sensazione di avventura provata in opere come One Piece con la fantascienza spaziale. Un mix sicuramente interessante (e anche relativamente poco esplorato), ma che perde rapidamente la sua identità per seguire una struttura narrativa che sa davvero di già visto.
Se il manga e l’anime riescono a difendersi grazie ai tempi necessari per evolvere il racconto, lo stesso non si può dire di questa trasposizione. Edens Zero, infatti, mette subito il piede sull’acceleratore, portando in scena i diversi archi narrativi in modo frettoloso, approssimativo e, più in generale, poco interessante. Salvo qualche cut-scene realizzata con il motore di gioco, la maggior parte dei filmati sono animati in modo goffo e con bruschi tagli che danneggiano lo storytelling. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a immagini statiche di modelli tridimensionali.
Nonostante l’effetto finale non sia del tutto insufficiente, si denota una generale svogliatezza nella messa in scena. Una mancanza di impegno (o di tempo/budget) che impedisce al videogioco di essere apprezzato dai semplici amanti del genere shonen. Un risultato che rende il titolo Konami un prodotto pensato solo per coloro che hanno già potuto godere della trama di Edens Zero altrove.

NELLO SPAZIO NESSUNO PUÒ SENTIRTI URLARE
Come già accennato in apertura, Edens Zero è un titolo d’azione nel quale impersoniamo diversi personaggi con i quali affrontare orde di nemici. Scordatevi però la struttura ludica dei musou, perché Edens Zero richiama i classici action con elementi ruolistici visti da diversi anni a questa parte. Mentre avanzavamo di scenario in scenario, ci è tornata in mente la serie Naruto: Uzumaki Chronicles, iniziata su PlayStation 2 nell’ormai lontano 2005. Ecco, siamo di fronte a un’opera molto simile. Livelli tridimensionali da attraversare, nemici da combattere, boss da sconfiggere, oggetti da equipaggiare. Il solito pastiche di elementi pensati per accontentare tanto i fan dell’opera originale, quanto gli amanti di produzioni più semplici. E questo non è necessariamente un male.
Una volta terminato il primo capitolo, Edens Zero ci ha sorpresi con due opportunità: ripercorrere i vari archi narrativi del manga, oppure esplorare liberamente il pianeta Blue Garden. Nel primo caso avremo a che fare con un’avventura più lineare che ci permetterà di espandere il nostro equipaggio e il nostro inventario. Nel secondo, invece, di applicare quanto appreso in un mondo di gioco attraversabile a piedi, volando o a bordo di veicoli. Un mondo pieno di nemici da sconfiggere, missioni secondarie da affrontare e segreti da scoprire. Peccato, però, che la sensazione generale sia quella di trovarsi di fronte a una sorta di pallida imitazione di Dragon Ball Z: Kakarot, con ambienti spesso scarni che poco incentivano l’esplorazione.
Se l’idea di fondo di dividere il gioco in questi due approcci ci è piaciuta molto, il risultato finale non ci ha convinti appieno. Sono bastati pochi minuti, infatti, per farci preferire la modalità Storia, relegando l’open world al nostro tempo libero. Se la struttura generale del gioco ci è parsa poco approfondita, lo stesso si può dire del combat system. Combattere in Edens Zero non trasmette una sensazione sgradevole, ma ci spinge a ripetere sempre le stesse mosse contro cloni della stessa versione di nemici. La varietà trasmessa dai differenti personaggi utilizzabili è sicuramente cosa buona e giusta, ma finisce sotterrata da una monotonia sin troppo evidente. Mano a mano che si espandono equipaggio e abilità la situazione migliora, ma questo non basta a mascherare del tutto degli evidenti limiti di game design. Un game design dal discreto potenziale, ma incapace di fare il grande passo.

UN VIAGGIO NEL TEMPO
Non intendiamo girarci attorno: tecnicamente, Edens Zero sembra uscito da due generazioni videoludiche fa. Se i mediocri modelli tridimensionali dei personaggi possono ancora essere accettabili, non può essere lo stesso per le animazioni elementari e per la scarsa qualità degli ambienti. Ambienti che non risultano curati né dal punto di vista del level design, né da quello puramente estetico. A questo si aggiungono violenti cali di frame e continui pop-in mentre si esplora la mappa di gioco, a dimostrazione di un progetto sin troppo datato.
La colonna sonora del gioco non ci ha inoltre particolarmente esaltato e il doppiaggio, esclusivamente in giapponese, ci ha impedito di godere appieno di una qualsivoglia recitazione da parte del cast vocale. Chiudono il quadro completo dei caricamenti tendenzialmente lunghi e dei rallentamenti generali anche quando si esplorano i vari menù di gioco. Cambiare l’equipaggiamento e passare da un albero delle abilità all’altro richiede quel pizzico tempo in più da risultare sgradevole per il giocatore moderno. Segnaliamo, però, la presenza dei sottotitoli in italiano, caratteristica da non dare per scontata nel 2025.
EDENS ZERO, IL COMMENTO FINALE
Edens Zero è quindi un gioco tutto da buttare? No, non del tutto. La recente opera di Konami vanta qualche buona intuizione, immersa però in un progetto con troppi limiti creativi e tecnici. Il risultato è un’opera che lascia intravedere qualcosa di valido, ma che non riesce a divertire appieno chiunque non sia già affine al manga dal quale trae ispirazione. Esattamente come la carriera di Hiro Mashima, infatti, Edens Zero è il risultato della reiterazione di una struttura un tempo considerata anche accettabile, ma che ora necessita uno svecchiamento. Non basta più creare degli shonen sulla scia di Dragon Ball e Naruto per risultare interessanti. Non si può più prendere un franchise famoso per costruirci attorno la bozza di un videogioco per appagare il pubblico moderno. C’è bisogno di più coraggio, competenza e passione per creare un’opera in grado di farsi spazio in quello che, ammettiamolo, è un mercato sempre più competitivo. Edens Zero poteva diventare un buon videogioco, ma è finito per essere solo le spettro di un modo di concepire i tie-in a dir poco desueto.
Edens Zero è disponibile su console e PC.