Cacciacripta, è l’ora di tornare in azione su Borderlands 4!
Se c’è una tipologia di videogioco che manca è quella dei cooperativi, quei titoli sì multigiocatore ma incentrati principalmente su una storia da affrontare in gruppo con i propri amici. Se mosche rare come Split Fiction o la remastered del primo Gears of War hanno colmato con fatica queste mancanze, Borderlands è da sempre la serie che più rappresenta questo tipo di esperienza, e il suo ritorno con un nuovo quarto capitolo non può che renderci felici.
Disponibile dallo scorso 12 settembre su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, è arrivato il momento di scoprire cosa ci aspetta nel nuovo looter shooter di Gearbox nella nostra recensione!
Sono passati ben sei anni dal precedente capitolo, e Borderlands 4 si apre proprio a sei anni di distanza dai drammatici eventi che avevano visto l’esplosione della luna di Pandora e la scoperta di un nuovo misterioso pianeta, Kairos. Un mondo vasto e ricchissimo di risorse, ma tenuto sotto il ferreo controllo del suo oscuro protettore, il Cronocustode. Questo sadico despota, deciso a proteggere la cripta dalle incursioni dei Cacciacripta, ne ha nascosto l’esistenza all’universo, soggiogando la popolazione con un regime dittatoriale e controllandola con un dispositivo cibernetico impiantato direttamente nel loro corpo. Come spesso accade quando l’oppressione diventa insostenibile, una resistenza è inevitabile.
Ed è qui che entriamo in gioco noi.
Dopo essere stati catturati dal Cronocustode e rinchiusi in un carcere di massima sicurezza in quanto Cacciacripta, verremo liberati da Claptrap per unirci alla Resistenza Crimson, con l’obiettivo di fermare il tiranno e riportare la pace su Kairos. Ma la missione sarà tutt’altro che semplice. Prima di affrontare il Cronocustode dovremo esplorare le selvagge terre del pianeta, sconfiggere i suoi tre generali che governano le altrettante regioni di Kairos e trovare un modo per entrare nella sua città fortezza che capeggia al centro del pianeta.

Borderlands è famoso per le sue storie “pazze” e i personaggi assurdi, e questo quarto capitolo mantiene alta questa tradizione. Tra vecchie conoscenze e nuovi debuttanti, l’avventura su Kairos non vi lascerà un attimo di respiro, offrendovi sempre qualche attività da fare. A livello di racconto, quello di Borderlands 4 riporta sulle scene un cattivo degno di questo nome, con il Cronocustode che diventa una figura centrale della storia del gioco e il traino della nostra avventura. Come sempre il tutto viene affrontato con estrema irriverenza, utilizzando un linguaggio forte e diretto, che ben si adatta con lo stile “punk post apocalittico” della serie, che da sempre strizza l’occhio alle atmosfere e al “mood” di Mad Max, qua rivisto in salsa cyberfuturistica.
Se di base il racconto funziona, slegandosi dalla linearità del passato ed abbracciando una formula molto più libera dovuta all’introduzione di una enorme mappa open world che vi lascerà piena libertà decisionale su cosa affrontare e in che ordine, dove fatica di più è nello sviluppo delle missioni, che gioco dopo gioco mantengono pressoché intatta la stessa struttura senza offrire troppe varianti. Si viene quindi informati sul prossimo obiettivo, si arriva a destinazione facendoci largo fra orde di nemici e, una volta liberato il tutto, si affronta un boss per poi passare al successivo. Una formula che continua a funzionare, perché di base il gioco diverte, ma che sente purtroppo il peso degli anni. Decisamente meglio quando ci si sposta nel campo delle missioni secondarie, dove qua gli sviluppatori si sono presi molte più libertà, specie per quanto riguarda l’assurdità di certi risvolti tramici, puntando più sull’efficacia del racconto che non sulla risoluzione in sé della missione. Qua i fan della serie ritroveranno anche tanti riferimenti ai precedenti giochi, con quest che proseguono dai precedenti giochi o che fanno riferimento ad eventi passati, con un piacevole fanservice che in questo contesto diventa quasi necessario.
Se in generale, per quanto riguarda la storia, possiamo parlare di alti e bassi, Borderlands 4 è inevitabilmente il miglior gioco della serie per quanto concerne il gameplay.
La novità più grande riguarda l’introduzione di un nuovo sistema di spostamento tridimensionale del personaggio che, tramite un sistema di boost, ci permette di eseguire schivate omnidirezionali, doppi salti (con tanto di planata) e un potente schianto a terra accompagnato da un sonoro pugno. Questo si arricchisce poi di un rampino, utilizzabile contestualmente all’ambiente e che permette al personaggio di aggrapparsi ad alcuni appigli e di lanciarsi in aria o, durante i combattimenti, afferrare al volo elementi dello scenario, come barili esplosivi, per poi scagliarli contro i nemici. Questo nuovo sistema di controllo dona al gioco una nuova dimensionalità, che strizza l’occhio ad FPS freneticii come Doom Eternal, velocizzando il gameplay e rendendo l’azione meno statica e più verticale che in passato.

Dove questo nuovo sistema di movimento da il meglio è durante gli scontri con i boss, molti dei quali sono ottimamente studiati per rendere al meglio con le varie manovre, che serviranno banalmente per evitare certi attacchi o sfruttare alcune “gimmick” per poter infliggere danno al boss altrimenti invincibile.
Tutto questo si combina poi con le abilità dei nuovi Cacciacripta, ognuno con una classe unica altamente personalizzabile, grazie a un triplo skill tree (resettabile in qualsiasi momento del gioco) che permette di creare un’infinità di build diverse sfruttando a dovere i perk e le skill delle varie ramificazioni.
Borderlands 4 dà il benvenuto a quattro nuovi Cacciacripta, con altrettante classi da scoprire. Vex, la Sirena del gruppo, sfrutta il potere dei famigli, evocando all’occorrenza delle copie di sé stessa, uno spettrale mietitore o un’attivissima bestia zannuta chiamata Pasticcio, che si avventeranno sui nemici lasciandogli poche possibilità di sopravvivere. All’occorrenza Vex potrà scegliere di fare affidamento solo sulle sue abilità, rinunciando alle evocazioni ma puntando tutto sul buff dei suoi poteri.
Rafa è un soldato modificato che trae beneficio dai potenziamenti della sua eso-tuta, che gli consente di sfruttare un arsenale di tutto rispetto. Anche qua, a seconda del ramo scelto, Rafa può affrontare gli espiantati scegliendo fra un paio di potenti lame elettriche che escono dalle sue braccia, due torrette che gli forniscono una potenza di fuoco aggiuntiva o un cannone portatile, che rinuncia alla precisione dello sparo puntando unicamente sul fattore distruzione.


Amon, invece, è un Cavaliere della Forgia, un carro armato su due piedi assetato di vendetta, come dimostra il suo attacco furioso, una sorta di modalità berserk grazie alla quale può abbattere i nemici a suon di cazzottoni. Più difensiva, invece, l’abilità Flagello, che permette ad Amon di materializzare uno scudo energetico garantendogli così maggior difesa nelle situazioni più complicate. Chiude il suo trittico di abilità Crogiuolo, che genera un’ascia elementale da tirare con violenza verso il bersaglio, causando danni da ustione e da gelo, facendo esplodere in mille pezzi i nemici colpiti.
Ultima, ma non per importanza, Harlowe, una Gravitar. Una scienziata capace di piegare lo spazio e il tempo al suo volere, usa queste abilità nel suo stile combattivo, fornendo supporto al team. L’Acceleratore CHROMA, ad esempio, sfrutta le radiazioni per colpire ad area più gruppi di nemici, mentre il Generatore di Flusso crea dei campi energetici capaci sia di danneggiare i nemici che di tenere alto gli scudi della squadra. Dove però Harlowe fa la differenza è con Punto Zero, un’abilità che consente di bloccare in stasi i nemici, rendendoli impossibilitati nel combattere.
I tre rami delle abilità permettono di perfezionare ulteriormente le varie classi, influendo sulle abilità passive in una microgestione della build che permette il massimo grado di personalizzazione per confezionare una configurazione in grado di squagliare anche i boss più resistenti. A fine gioco si otterrà l’accesso ad un altra sezione dedicata alla specializzazione, un ulteriore livello di sviluppo del personaggio, una sorta di rango prestigio, che andrà ad influire su elementi come la resistenza dello scudo, i danni delle armi e la precisone delle stesse, o ancora la velocità di movimento.
L’altra faccia della medaglia della personalizzazione dei Cacciacripta è rappresentata dalle armi del gioco, il cuore del looter shooter targato Gearbox. Con il suo sistema di generazione procedurale delle armi, capace di creare miliardi di combinazioni differenti, in Borderlands 4 troviamo ben 8 produttori differenti, 3 dei quali totalmente inediti, offrendo una varietà quasi infinita e un’ampia scelta. Divise per le solite categorie, dalla pistola al lanciarazzi, passando tra mitragliette, fucili d’assalto e shotgun, ogni arma propone uno stile differente di sparo, influenzando così il gunplay e il relativo approccio agli scontri. Abbiamo, ad esempio, armamentari che spareranno dopo aver caricato prima il colpo, altri che si surriscaldano se non faremo delle pause fra una scarica e l’altra, munizioni che esplodono all’impatto o che si appiccicano sul bersaglio per poi esplodere tutte insieme in una fragorosa esplosione, o raggi energetici alla Ghostbusters che si agganciano ai nemici e sfruttano l’energia degli scudi per massimizzare il danno. Da questo punto di vista la varietà non manca. E per rendere le cose ancora più complesse, oltre al livello di rarità dell’arma, con le epiche e leggendarie che vantano abilità uniche, le armi più interessanti presentano una nuova caratteristica che si chiama Firmware, un ennesimo set di abilità passive che possono essere trasferite e installate su un altro pezzo di equipaggiamento (distruggendo il pezzo originale) così da migliorarne ulteriormente la resa e creando una nuova dinamica di ricerca del loot per l’ottimizzazione dell’equipaggiamento.


E avrete tantissime occasioni per farlo, dato che Kairos è un vero e proprio parco giochi ricco di attività e di punti di interesse. Le tre macro-aree (quattro con la zona finale che sarà disponibile praticamente in endgame) sono ricche di attività che vanno dalla semplice raccolta dei collezionabili alle decine di missioni secondarie da completare sia nel corso dell’avventura che post. A giro per la mappa troveremo strutture da ispezionare e attivare come basi e stazioni di viaggio rapido, world boss ed eventi mondiali a tempo che si resettano ogni tot ore e che forniranno interessanti premi al loro completamento, miniere o cripte da liberare dai nemici (non prima di aver ritrovato i frammenti delle chiavi che servono per aprirle). Per muoverci ed esplorare le zone di Kairos potremo utilizzare il Digirunner, un mezzo evocabile in qualsiasi momento e che permette di spostarsi con rapidità da una zona all’altra della mappa. Oltretutto, in base al grado del mezzo, potremo personalizzarlo cambiandone il setup, puntando all’occorrenza più sul turbo che non sulla manovrabilità, o viceversa.
L’essenza di Borderlands 4 è rappresentata dalla modalità cooperativa, che permette di essere giocata sia online, fino a un massimo di 4 giocatori, sia in split screen, cosa sempre più rara. La coop rende tutto molto più divertente, con dinamiche di gioco che permettono di sinergizzare fra loro i poteri dei vari Cacciacripta. Se nei combattimenti si crea il caos più totale, la nuova mappa aperta di Kairos consente di vivere il gioco in maniera più libera al gruppo di giocatori, magari dividendosi certi compiti nel recuperare collezionabili o nell’esplorare le varie aree. E il tutto funziona senza impedimenti, in maniera “seamless” e funzionale, permettendo a tutti i partecipanti di mantenere i propri progressi una volta disconnessi dalla partita dell’host.

La nuova struttura del gioco permette poi di riaffrontare gran parte delle missioni della storia, così come i boss, alla ricerca di loot leggendario, e con l’introduzione di un nuovo sistema di attività settimanali che garantiscono ricompense rare, con un set di sfide composto da una Missione Jolly che ripropone una missione della storia resa difficile dalla presenza di più modificatori, un vendor dedicato o un boss già affrontato ma nella sua versione “hardcore”.
Borderlands 4 è un titolo quindi molto più longevo rispetto al passato, sia durante la storia che nel post game, con l’intenzione degli sviluppatori di supportarlo nel lungo periodo, sia con contenuti ed upgrade gratuiti, sia con i classici DLC che andranno a espandere la storia e a introdurre anche nuovi Cacciacripta. Il tutto supportato da un buon sistema di matchmaking, che permette ai giocatori di filtrare missioni e modalità, così da poter partecipare alle varie attività anche in assenza di amici.
Borderlands 4 abbraccia tutte le potenzialità dell’Unreal Engine 5, cosa che ha portato gli sviluppatori a un cambio abbastanza drastico ed evidente dello stile grafico del gioco, pur rimanendo nell’ambito del cel-shading. Meno cartoonoso ma più dettagliato, il comparto grafico di Borderlands 4 è sia il suo pregio più grande quanto la sua croce. Se questo stile si adatta alla perfezione con le atmosfere post apocalittiche e futuristiche della serie, creando soluzioni visive spesso intriganti, soprattutto per quanto riguarda la definizione dei personaggi e la loro caratterizzazione visiva, non si può dire lo stesso del mondo di gioco. La pesantezza e la poca ottimizzazione dell’Unreal Engine 5 ha portato a numerosi problemi di stabilità del frame rate, che anche nella configurazione del preset prestazioni spesso fatica a mantenere una fluidità stabile e costante, crollando sia nelle fasi esplorative dai panorami più aperti, sia in combattimento. I problemi più grossi si hanno appunto nelle zone dove la linea dell’orizzonte è più distante, con i fondali del gioco che faticano a caricare parte degli elementi più lontani, con un risultato veramente poco gradevole: ambienti spogli, texture piatte e slavate e zero dettaglio. Dove invece rende meglio, offrendo in questo caso un comparto grafico ispirato e degno di nota, è nelle sezioni chiuse, come i dungeon di storia o alcune zone della mappa che restano protette dalle montagne, dove il carico del motore di gioco è minore e permette di girare il tutto senza inconvenienti.


Un altro elemento che non ci è piaciuto assolutamente è la mappa e la sua navigazione in fase di programmazione dell’itinerario. Il livello di zoom è minimo, spesso le icone si sovrappongono rendendo impossibile selezionare il proprio obiettivo, e il navigatore che crea il percorso ideale il più delle volte impazzisce creando itinerari più lunghi del dovuto, penetrando pareti o montagne o non indicando affatto la strada da percorrere. Un sistema che va rivisto in toto, così da rendere l’esperienza giocatore più chiara e godibile. Così come è stata rivista la scelta di non inserire lo slider del FOV su console, presente in Borderlands 3 e qua misteriosamente scomparso, rendendo l’area visibile dello schermo fin troppo concentrata sul giocatore. Fortunatamente, proprio mentre stavamo buttando giù la recensione di Borderlands 4, è arrivato un primo aggiornamento a poco meno di due settimane dall’uscita, che reintegra il selettore permettendo così di regolare liberamente il campo visivo sia del giocatore che del Digirunner. Fra bug piccoli e grossi, Borderlands 4 necessita anche di un po’ di pulizia varia, con indicatori missione che diventano inutilizzabili, missioni che non avanzano ed inventari che non riescono a visualizzare l’intero equipaggiamento. Nulla che un bel riavvio del gioco non risolva, ma sono eventi che si verificano più spesso del dovuto e che spezzano i ritmi del gameplay.
Lato sonoro il gioco si comporta egregiamente, anche se pure qua spesso un bug interrompe l’ascolto delle voci dei personaggi parlanti se si accede al menù o alla mappa di gioco, rendendo impossibile seguire le vicende. Il doppiaggio però, in particolar modo quello italiano, è curatissimo ed è uno dei migliori che si possa trovare nelle attuali produzioni moderne. Anche le musiche che vi accompagneranno nel corso dell’avventura riescono a creare la giusta atmosfera, con una buona selezione di brani carichi di potenza che alimenta l’eccesso e la violenza degli scontri, con tanto di canzone cantata che sarà al centro di una delle quest secondarie dell’intero gioco.
Borderlands 4 è un buon capitolo che riporta sulle scene il looter shooter cooperativo di Gearbox. Il risultato è un gioco dalla formula classica che viene svecchiato nello sviluppo del mondo di gioco e nel gameplay, ma frenato da una storia piacevole che non riesce ad avere quel guizzo epico al pari dei primi due capitoli della serie. Se però la storia si lascia giocare, lato gameplay abbiamo il capitolo più divertente e profondo da giocare, con tantissime armi da provare e diverse configurazioni di build da sperimentare. Il punto forte di tutta l’esperienza rimane la coop, che permette di affrontare l’avventura con altri 3 amici, così da sperimentare sulla propria pelle il caos (in)controllato di Borderlands e trarne al meglio tutto il suo potenziale. Visto il supporto che Gearbox vuole dare al nuovo corso della serie, il futuro di Borderlands sembra veramente roseo.