Painkiller – La Recensione

Painkiller

Painkiller è la prova di come per realizzare un buon Remake o Reboot sia necessario studiare (e comprendere) a fondo il materiale originale. Peccato che questo non sempre accada.

Sviluppato nel 2004 da una neonata People Can Fly (Bulletstorm, Outriders), Painkiller è stato un titolo molto importante per i giocatori di quel periodo storico. Non che avesse qualcosa di davvero unico o inimitabile, ma si trattava di un’opera in grado di bilanciare diversi elementi nel migliore dei modi. Elementi come una storia cruda e appassionante, un gunplay frenetico e appagante e un comparto multigiocatore capace di creare dipendenza. Aggiungeteci l’atmosfera tipica delle produzioni a metà tra l’horror e l’action di inizio anni Duemila ed ecco che la ricetta è servita. Una ricetta che, negli anni seguenti, il produttore DreamCatcher Interactive ha provato a migliorare, senza però ottenere il successo sperato.

Una volta che i ragazzi di People Can Fly sono, effettivamente, “volati” altrove, il Publisher canadese ha infatti dato in mano la proprietà intellettuale a piccoli team di sviluppatori per creare dei DLC. Un risultato che ha sì arricchito l’offerta, ma senza suscitare particolare clamore. La conseguenza? A partire dal 2012 Painkiller è finito lentamente nel dimenticatoio. Sino a oggi.

Con un annuncio risalente al marzo del 2025, Anshar Studios ha annunciato di aver stretto un accordo con 3D Realms per lo sviluppo di un reboot della saga. Reboot ufficialmente disponibile dal 21 ottobre e che, nelle ultime settimane, abbiamo avuto modo di giocare con estrema voracità. Peccato, però, che non tutto sia andato per il verso giusto. Se volete scoprire perché il nuovo Painkiller sia solo lo spettro dell’opera del 2004 non dovete far altro che seguirci nel Purgatorio attraverso la nostra, dannata, recensione.

Painkiller

LA STORIA CHE NON C’È

Nonostante non fosse un capolavoro della narrativa, il Painkiller originale raccontava una storia carica d’azione e di emozione. Una storia che, per rimanere nelle parole che finiscono in “zione”, puntava a raccontare la redenzione di un personaggio dai toni grigi. Un “bad guy” dal cuore d’oro, un po’ come il Jackie Estacado di The Darkness. Bastano i primi istanti di questo Reboot, invece, per capire che gli sviluppatori hanno voluto puntare in una direzione completamente differente. Una direzione nella quale la storia è, al massimo, un contesto.

Il nuovo Painkiller ci permette di scegliere se vestire i panni di Void, Soul, Ink e Roche, quattro detenuti del Purgatorio che decidono di unire le forze per sconfiggere il malvagio demone di turno. Peccato, però, nessuno dei quattro personaggi venga davvero caratterizzato, finendo così per assomigliarsi un po’ tutti. Un risultato dovuto anche al metodo con il quale ci vengono raccontati, ovvero con delle linee di dialogo nel bel mezzo dell’azione più frenetica. In alcuni momenti è quasi del tutto impossibile concentrarsi sulle voci dei protagonisti, circondati da orde di demoni e da trappole letali pronte a ucciderci al minimo errore. La vena “dark” del materiale originale ha lasciato inoltre il posto a battute e a toni più scanzonati. Una scelta che ci ha lasciati spiazzati e che sembra quasi voler prendersi gioco del titolo del 2004.

Insomma: la trama non sarà il punto di forza di Painkiller, ma è evidente che poteva essere fatto di più. Che questo nuovo Reboot poteva prendere maggiormente ispirazione dal passato, per diversificarsi da numerosi altri titoli del presente e trasportare il franchise verso il futuro.

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DEMONI, FUOCO E PIOMBO

Se il comparto narrativo non ci è parso per nulla a fuoco, è innegabile invece che Anshar Studios abbia focalizzato la propria attenzione sul gameplay. Anche il nuovo Painkiller, infatti, porta in scena una frenetica danza di sangue e morte grazie a un ritmo frenetico che, soprattutto se affrontato in compagnia dei propri amici, diverte e intrattiene. Il problema, in questo caso, non è da imputare alle armi, ai livelli o al flusso di gioco, quanto piuttosto alla varietà generale. Al momento, infatti, Painkiller offre nove livelli divisi in tre diversi biomi. Un contenuto che ci è parso sin troppo ridotto e che si esaurisce in circa otto ore di gioco. Certo: è sempre possibile affrontare gli scenari scalando a una difficoltà maggiore, ma la sensazione è quella di fare e rifare la stessa azione in una sorta di reale Purgatorio digitale.

La motivazione che spinge il giocatore a continuare a combattere orde di demoni è ben chiara sin da subito: potenziare il proprio alter ego e le (poche) armi a disposizione. Peccato, però, che talvolta ci siano degli elementi di gameplay che sembrano stridere l’uno con l’altro. Basti pensare alla possibilità di potenziare il numero di proiettili, quando si ha sempre a disposizione un’apposita arma corpo a corpo che, come la motosega di Doom, serve proprio a versare sul terreno decine di colpi da raccogliere. 

Lo stesso si può dire dei Tarocchi, oggetti consumabili che possono essere acquistati e utilizzati per attivare dei modificatori alle proprie statistiche. Un’idea di base molto buona, ma che sembra soffrire di un bilanciamento economico da rivedere, dato che si è costretti ad affrontare troppe partite per raccogliere i soldi necessari all’acquisto di un singolo potenziamento. Potenziamento che, come già affermato, viene anche eliminato una volta utilizzato.

La sensazione finale è che Painkiller sia un titolo potenzialmente molto interessante, ma che necessiti ancora di diverse rifiniture per potersi dire davvero completo. Con più contenuti, un bilanciamento più attento e con qualche chicca in grado di farlo spiccare dalla massa staremmo parlando di un titolo perfetto per gli amanti dei multiplayer cooperativi. In questo modo l’offerta è sicuramente meno potente del previsto, soprattutto se si pensa che il titolo presenta una barriera d’ingresso di circa quaranta euro. Una cifra con la quale è possibile mettere le mani su prodotti come Helldivers 2 o Warhammer: Vermintide 2, sicuramente più rifiniti sotto molti aspetti.

Painkiller

BELLO E DANNATO

Da un punto di vista estetico, Painkiller non brilla per originalità, ma mette in mostra dei modelli ben realizzati, degli ambienti convincenti e, in generale, un ottimo colpo d’occhio. Ancora una volta ci sentiamo di dire che si tratta di una splendida base di partenza, che ci sarebbe piaciuto vedere sviluppata in modi differenti dagli sviluppatori. Un’affermazione vera soprattutto quando si parla del Creature Design dei nemici, spesso anonimo o poco ispirato. Ineccepibile, invece, il frame rate, che si è dimostrato granitico dal primo all’ultimo minuto. Un vero piacere che ci ha permesso di crivellare di colpi i nostri avversari senza il benché minimo fastidio.

Buono infine il comparto sonoro, che affianca musiche coerenti con l’azione di gioco a grida, versi e suoni che sembrano fuoriuscire dall’Inferno. Convincente anche il doppiaggio in inglese, accompagnato da sottotitoli in italiano senza particolari sbavature. Come già accennato, talvolta fermarsi ad ascoltare (o leggere i sottotitoli) durante l’azione non è molto pratico, ma nel 2025 è ormai impossibile pretendere tutti i videogiochi siano doppiati nella nostra lingua.

PAINKILLER, IL COMMENTO FINALE

Painkiller non è un brutto gioco. Anzi, potremmo dire che è la base di partenza per un buon titolo. Peccato però che la versione provata sia quella finale e che quindi soffra di una trama mal raccontata e poco interessante, di pochi contenuti e di una costante sensazione di “già visto”. Il tutto senza voler scomodare i paragoni con il capitolo originale del 2004. Se avete un gruppo di amici con i quali condividere questa esperienza, allora potreste passare qualche ora spensierata con il titolo di Anshar Studios. Se, invece, eravate scettici già prima di questa recensione, allora potete tranquillamente volgere lo sguardo altrove. La nostra speranza, ovviamente, è quella che gli sviluppatori continuino comunque a lavorare alla loro creatura, arricchendo l’esperienza con nuovi elementi e dando così agli amanti di Painkiller il titolo che tanto meritavano.

Painkiller è disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.

Painkiller
Pro
Immaginario affascinante
Gameplay frenetico e appagante
Tecnicamente solido
Contro
Trama vuota e mal raccontata
Pochi contenuti a disposizione
Derivativo in quasi ogni aspetto
6.5
Voto