Call of Duty: Black Ops 7 – La Recensione

Call of Duty: Black Ops 7

Un capitolo ambizioso ma disordinato, che inciampa nella campagna e si risolleva solo grazie al multiplayer e alla modalità Zombie.

Call of Duty: Black Ops 7 è uno di quei titoli per cui, inaspettatamente e non certamente in modo positivo, non si vede l’ora che finisca la modalità campagna per non rivederla mai più e dedicarsi totalmente ad altro. È strano doverlo dire per un AAA di grande calibro che, nel bene e nel male, ha sempre sfoggiato storie interessanti. Tuttavia in questo caso si vedono tutti i limiti di un brand che segue sempre lo stesso ciclo serrato: un anno Modern Warfare, l’anno dopo Black Ops, e a seguire uno spin-off più sperimentale (Vanguard, WWII e via dicendo). Addirittura, come in questo caso, due Black Ops a distanza di un anno ed ecco che, come già accaduto con Modern Warfare III, Activision ha deciso di mandare tutto all’aria.

Fortunatamente, il termine della campagna di Call of Duty: Black Ops 7 viene immediatamente seguito dalla constatazione che, in realtà, questa volta la storia breve non rappresenta affatto la conclusione dell’esperienza. Oltre all’immancabile multiplayer tradizionale e alla modalità Zombie, questo ventiduesimo capitolo principale della serie introduce infatti, per ragioni non del tutto chiare, anche una sorta di “endgame”. Il risultato? La campagna di Black Ops 7 sfocia in una versione “light” di un extraction shooter. Un’idea bizzarra che funziona parzialmente, ma vediamo insieme le gioie e i dolori.

Versione testata: PlayStation 5

Una modalità campagna da dimenticare, soprattutto da soli

Bene, iniziamo allora col parlare di questa modalità campagna. Come sicuramente saprete, Activision ha deciso di puntare molto sull’azione cooperativa. Per la prima volta dai tempi di Black Ops 3, quindi dopo un intero decennio, la storia può essere giocata insieme a un massimo di tre amici (solo online, non è presente lo split screen) o, in alternativa, ci si può unire a giocatori casuali. A questo punto nasce spontanea la domanda: la campagna si può giocare anche da soli? La risposta è sì, ma per farlo dovrete disattivare l’opzione che riempie automaticamente la squadra e vi renderete subito conto che prendere questa decisione vi rovinerà totalmente l’esperienza.

In solitaria, infatti, sarete completamente soli. Il protagonista, David Mason, ha un team che interagisce molto nelle cutscene e nei dialoghi durante l’azione, ma non esistono compagni controllati dall’IA a supportarvi. Questo danneggia l’immersione e, soprattutto, rende gli scontri estremamente faticosi. La campagna, la cui durata si attesta intorno alle 6 ore, è interamente pensata e bilanciata per gruppi cooperativi e non per chi preferisce agire da lupo solitario.

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Tutti i nemici, infatti, hanno barre della salute (disattivabili nelle opzioni, se preferite) e risultano assurdamente resistenti. Senza una squadra a dividere la pressione degli scontri, ogni sparatoria diventa lenta, pesante e poco divertente. I nemici umani, almeno loro, vanno giù abbastanza in fretta se riuscite a piazzare un colpo alla testa, purché non siano corazzati come carri armati. Ma il divertimento finisce non appena entrano in scena i robot che non vanno giù nemmeno se ricevono interi caricatori contro. E qui nasce spontanea una domanda: chi ha mai voluto o ha chiesto un Call of Duty pieno di bullet sponge?

Sicuramente nessuno, ma i motivi sono logici: se un colpo alla testa bastasse a eliminare tutto ciò che si muove, l’intera carneficina in squadra sarebbe troppo facile. Non sorprende quindi che anche l’intelligenza artificiale dei nemici sia poco brillante. A renderli pericolosi, infatti, non è la loro astuzia ma il fatto che sono tantissimi e mentre il giocatore soccombe con estrema semplicità e rapidità, loro sopportano una quantità incredibile di danni.

C’è almeno una piccola consolazione: negli scenari si trovano spesso kit di rianimazione che consentono di iniettare una dose d’emergenza e tornare subito in piedi. Chi gioca in solitaria, quindi, non resta del tutto privo di chance di sopravvivere senza affidarsi ad alleati che non esistono. Quando si è a terra resta la possibilità di sparare con la pistola, anche se si ha a disposizione un solo caricatore: una manciata di proiettili per tentare di strappare qualche secondo in più prima del game over.

Anche in compagnia la situazione non migliora

Purtroppo, nonostante il consiglio e la necessità di giocare la campagna con altre persone, bisogna anche ammettere che la componente cooperativa è sorprendentemente superflua. Collaborare significa semplicemente sparare tutti sugli stessi bersagli. Ogni tanto uno o due giocatori devono attivare un terminale o girare una valvola mentre gli altri tengono a bada le ondate nemiche, ma è davvero il massimo della “tattica” offerto dal gioco.

Il famoso motto “il co-op migliora tutto” si applica qui solo in parte: la campagna è certamente più sopportabile, e anche più divertente, se viene affrontata in compagnia di amici. Ma gli sviluppatori non hanno minimamente provato a costruire un vero shooter cooperativo. Non esiste alcun tipo di approccio strategico, niente manovre coordinate, nessuna meccanica che sfrutti davvero il gioco di squadra. Anche questo Call of Duty resta fedele alla tradizione della serie e propone una campagna che punta tutto sulla frenesia e sulla quantità, senza alcuna profondità reale.

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E questo è particolarmente deludente se si pensa a ciò che la serie Black Ops aveva fatto negli ultimi anni. Cold War e Black Ops 6 offrivano campagne sorprendentemente valide dal punto di vista del gameplay, ricche di azione ma anche di sezioni stealth più rifinite e, soprattutto, di missioni sandbox che ricordavano azioni mirate di spionaggio. Black Ops 7 mette da parte tutto questo. A parte un breve segmento in cui vi ritroverete separati dal vostro team e costretti a muovervi in una prigione senza armi da fuoco, l’intera esperienza ruota intorno a un’unica idea: abbattere quantità incredibili di nemici. La campagna è costantemente rumorosa, caotica, senza mai concedere un attimo di respiro.

La Culla generatrice di bossfight

Per di più, nonostante una campagna cooperativa organizzata per introdurre sezioni su veicoli, le sequenze con mezzi motorizzati sono praticamente assenti. Al loro posto, il gioco punta sui boss. Avete letto bene: bossfight vere e proprie, con enormi barre della vita e battaglie che durano diversi minuti. A essere onesti, sono combattimenti alquanto vari, divertenti, dinamici, scenograficamente riusciti e spesso sorprendenti. Ci si ritrova a lottare contro un jet su un tetto, oppure contro una versione gigantesca e furibonda di un compagno di Mason.

La campagna, quindi, diventa sempre più assurda man mano che si va avanti. La causa di tutto è il composto psicotropo chiamato La Culla, attorno al quale ruota l’intera storia. Questa è ambientata nel 2035, e David Mason, figlio di Alex Mason, combatte insieme alla sua unità contro l’organizzazione criminale La Gilda, responsabile dello sviluppo di questa arma biologica. Fin dal primo livello Mason e il suo team ne vengono esposti, e da quel momento in poi ogni missione si trasforma in un gioco psicologico in cui nulla è chiaro: ciò che vedrete è reale o una semplice allucinazione? È così che ci si ritrova a fronteggiare boss sovrannaturali, a camminare su autostrade capovolte sospese nel vuoto o a evitare veicoli che appaiono dal nulla come proiezioni di una mente in delirio.

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L’impianto visivo, bisogna riconoscerlo, è curato con grande maestria: esplosioni, effetti, ambientazioni sempre diverse, sequenze animate di altissima qualità. Ma tutto questo non basta a mascherare il fatto che la trama è decisamente dimenticabile e poco incisiva e che i personaggi hanno la profondità emotiva di una parete bianca. Chi conosce la serie apprezzerà forse il ritorno di alcune vecchie conoscenze, a volte addirittura riportate in scena in maniera volutamente ambigua, ma chi è neofita non troverà alcun appiglio.

Il gioco non spiega nulla, non introduce nulla, non costruisce alcun contesto. La campagna di Call of Duty: Black Ops 7, insomma, mette subito in chiaro una cosa: questo capitolo è arrivato in fretta. Questa impressione si rafforza quando ci si ritrova a percorrere livelli costruiti riutilizzando vecchie mappe multiplayer dei precedenti Black Ops.

Un endgame intelligente, ma non si applica

Un altro aspetto che difficilmente troverà difensori tra i giocatori è il sistema di connessione permanente obbligatoria, anche per chi desidera giocare la Campagna in solitaria. Una scelta talmente curiosa da generare code per entrare nei server e l’impossibilità di affrontare qualsiasi parte del gioco senza una connessione stabile. È sorprendente, per non dire assurdo, constatare anche l’assenza della funzione di pausa, esattamente come accade nelle modalità multiplayer online. A questo si aggiunge un sistema di checkpoint e salvataggi concepito in modo caotico e privo di logica, completando un pacchetto che rasenta l’incredibile.

Call of Duty: Black Ops 7

Per compensare i problemi della campagna, Activision ha deciso di introdurre un endgame in stile estrazione che non riesce a riscattare la situazione, ma che fa capire che ci sono tante attività da svolgere. Dopo aver completato le undici missioni della storia, il gioco catapulta il giocatore in una mappa open world dove portare a termine incarichi generati casualmente, che diventano purtroppo ripetitivi in pochissimo tempo. Qui, però, è possibile far salire di livello diversi personaggi giocabili, ognuno dotato di abilità specifiche, e ottenere equipaggiamenti migliori. L’estrazione tramite VTOL funziona proprio come in un extraction shooter classico, con un’ondata di nemici che assalta ogni volta prima che l’aereo possa atterrare.

La mappa Avalon, suddivisa in tre aree con difficoltà crescente risulta interessante solo a tratti. L’idea di fondo è geniale, tuttavia per quanto riguarda il level design è un susseguirsi di prati, collinette e piccoli edifici bassi che non offrono quasi mai verticalità. Nessun grattacielo, nessun picco montuoso, niente che dia slancio o profondità all’esplorazione. Per chi vuole semplicemente fare due spari in compagnia senza affrontare il PvP, l’endgame rappresenta comunque un passatempo piacevole.

“God Save the Multiplayer…”

Per la maggior parte dei giocatori, il multiplayer rappresenta il vero cuore di ogni Call of Duty. Dopotutto, anche la migliore campagna di un qualsiasi CoD giunge al termine dopo poche ore e per mantenere alto il divertimento non resta che andare nel multiplayer. Il PvP è il porto sicuro dove si trascorrono di gran lunga più ore, senza contare il ritorno della modalità Zombie, di cui parleremo più avanti. Sebbene entrambe le modalità abbiano, inspiegabilmente, abbandonato ogni possibilità di essere giocate offline in locale in modalità split screen perché anche il secondo giocatore deve comunque avere un account Activision, nel complesso il multiplayer funziona.

Gli sviluppatori hanno confezionato un’offerta completa e sostanziosa che diverte e che ha tutte le carte in regola per tenervi incollati allo schermo per parecchio tempo. Inoltre è ricca di modalità, ci sono ben 19 mappe disponibili e ognuna di esse offre una notevole varietà visiva. Su Toshin, per esempio, ci si muove tra le strade e i vicoli stretti di Tokyo; Homestead porta a combattere attorno a una piccola baita immersa in una foresta innevata; Cortex, invece, trasporta i giocatori in un complesso di ricerca futuristico e c’è pure Nuketown 2025.

Sono arene ricche di dettagli, costruite con l’ormai collaudato design a tre corsie che si presta perfettamente all’azione rapida e reattiva tipica della serie, sia in Deathmatch a squadre, sia in Dominio, sia in Cerca e Distruggi. Come omaggio ai nostalgici, tornano anche tre mappe storico-iconiche di Black Ops 2: Hijacked, Express e Raid.

Call of Duty: Black Ops 7

Naturalmente non tutte le novità introdotte colpiscono nel segno. Alcune funzionano, come i nuovi salti lungo i muri, utili per cogliere di sorpresa gli avversari sbucando all’improvviso dall’alto e la reintroduzione del tanto richiesto Omnimovement, con libertà direzionale totale. Interessante è anche il sistema di overclock legato alle serie di punti e agli equipaggiamenti da campo: utilizzandoli con successo, è possibile farli salire di livello e sbloccare ulteriori opzioni di personalizzazione. Una carica telecomandata può così diventare più resistente al fuoco nemico, mentre un Hellstorm può guadagnare un missile cluster aggiuntivo. Ogni serie di punti o equipaggiamento ha due potenziamenti disponibili, ma se ne può attivare soltanto uno alla volta.

Ci sono poi due nuove modalità, ma purtroppo nessuna delle due lascia davvero il segno. Overload (in italiano Sovraccarico) è, in sostanza, una variante di Cattura la Bandiera, in cui le squadre combattono per impossessarsi di un dispositivo EMP neutrale, denominato Overload Device e che compare in un unico punto della mappa, da collocare nella propria zona. Divertente, sì, ma niente che non si sia già visto. Al momento, ancora meno emozionante è Skirmish (Schermaglia), una modalità a 40 giocatori ambientata su mappe più ampie, con la presenza di veicoli come quad e trasporti blindati.

La parte divertente è che si guadagnano punti catturando bandiere o scortando NPC. Un’idea potenzialmente interessante che però si scontra con due difetti evidenti: per ora esistono pochissime mappe dedicate e il respawn avviene sempre dall’alto, con il giocatore che precipita in tuta alare scegliendo liberamente il punto d’atterraggio. Il risultato è che bisogna continuamente controllare il cielo, perché un nemico può piombare alle vostre spalle in qualsiasi momento, rendendo la protezione delle posizioni molto meno efficace.

“…and Modalità Zombie!”

Molto più riuscito, come quasi ogni anno, è invece il ritorno della modalità Zombie. Call of Duty propone da tempo qualcosa di molto più articolato di una semplice modalità orda in cui ci si accampa in un punto e si sopravvive a ondate sempre più dure, e Black Ops 7 mantiene intatta questa tradizione con Ashes of the Damned, una grande mappa ambientata nel cuore del Dark Aether, piena di obiettivi da completare senza mai rimanere troppo a lungo nello stesso posto. L’eliminazione degli zombie è di nuovo estremamente appagante, merito dell’ottimo gunplay del gioco.

Call of Duty: Black Ops 7

L’esplorazione è altrettanto piacevole, così come il sistema di progressione interno alla partita: raccogliere denaro, acquistare armi migliori, potenziarle, aprire nuove aree. Non mancano nemmeno le iconiche wunderwaffen (le armi meravigliose), come la pistola a raggi, e una serie di potenziamenti permanenti da sbloccare partita dopo partita. La Stagione 1 ha introdotto Astra Malorum, un osservatorio steampunk che il direttore del design di Treyarch ha definito “una delle mappe più fighe che abbiamo mai fatto” e che noi non possiamo che esserne assolutamente d’accordo.

A compensare, torna anche Dead Ops Arcade, una modalità arcade semplicissima e immediata in cui si affrontano zombie a ripetizione raccogliendo power-up e armi alternative. Può essere giocata sia in prima persona sia con visuale dall’alto, e rappresenta un piacevole diversivo quando si ha voglia di qualcosa di più leggero. Infine ci sono le mappe sopravvivenza, ovvero luoghi specifici estrapolati dalle mappe più ampie basate su round e trasformate in arene di battaglia compatte. Queste mappe eliminano completamente elementi di trama ed Easter egg perché l’unico obiettivo è la pura sopravvivenza a più round possibili in uno spazio ristretto prima di chiamare l’exfil. Divertenti, veloci, complesse, insomma adatte per chi ama le sfide intense.

Comparto tecnico di altissimo livello

Sul fronte tecnico, su PlayStation 5, Black Ops 7 appare senza dubbio curato e uno dei migliori titoli di questa generazione soprattutto per quanto riguarda la resa facciale. Le texture sono nitide, l’illuminazione è convincente e le animazioni scorrono fluide. Anche le prestazioni sono solide: il gioco mantiene frame rate stabili a 60fps sia in modalità performance sia in modalità qualità con ray tracing, e la resa complessiva è notevole, soprattutto nelle scene più concitate. Le cutscene presentano un livello produttivo elevato e si integrano bene con il gameplay, senza stacchi drastici.

Call of Duty: Black Ops 7

Ciò che funziona davvero bene, tuttavia, sono le armi. In Black Ops 7 hanno un feeling eccellente e restituiscono un feedback molto appagante anche grazie al Dualsense di PS5. Per esempio i fucili a pompa spiccano per potenza e impatto, ma anche le armi automatiche e i fucili da lunga distanza offrono sensazioni molto soddisfacenti. Centrare un nemico con un colpo da sniper perfettamente piazzato è incredibilmente appagante. L’arsenale, pur non essendo il più vasto della saga, offre una buona selezione di fucili d’assalto, SMG, LMG, DMR, fucili a pompa, fucili di precisione e pistole. Non mancano, poi, le ampie possibilità di personalizzazione e i vari aggiornamenti stagionali.

Infine convincente, come sempre, anche il doppiaggio italiano della campagna. Gli effetti sonori, invece, non raggiungono l’eccellenza del diretto concorrente Battlefield 6, serie che da sempre domina sul versante audio. Tuttavia il fragore delle armi risuona con potenza e carattere, mentre la resa direzionale dei passi avversari è sorprendentemente accurata, un elemento essenziale per chi punta al gioco competitivo.

Conclusioni

Call of Duty: Black Ops 7 è un capitolo che vive di contrasti evidenti: una campagna cooperativa pensata in fretta, priva di identità e penalizzante per chi gioca da solo, affiancata da un endgame interessante ma rapidamente ripetitivo; un comparto tecnico solido e un gunplay eccellente che brillano davvero solo quando il gioco torna sui binari più familiari del multiplayer e della modalità Zombie, ancora una volta i pilastri dell’esperienza.

L’impressione generale è quella di un prodotto ambizioso ma disomogeneo, che cerca nuove direzioni senza rifinirle e che, nel farlo, sacrifica ciò che rendeva unica la parte narrativa della serie Black Ops. Pur offrendo contenuti abbondanti e momenti di grande divertimento, soprattutto in PvP e nelle incursioni nel Dark Aether, rimane un episodio che conferma i limiti di un ciclo produttivo troppo rapido e troppo frequente, capace sì di intrattenere, ma non di lasciare il segno.

Call of Duty: Black Ops 7 è disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series S|X e PC Windows.

Call of Duty: Black Ops 7
Call of Duty: Black Ops 7
Pro
Multiplayer solido e ricco di contenuti
Modalità Zombie ancora una volta convincente
Comparto tecnico eccellente
Contro
Campagna fallimentare
Endgame ripetitivo e privo di mordente
Troppe decisioni discutibili (connessione obbligatoria, all’assenza dello split screen offline ecc. ecc.)
7
Voto