Il 2016 è stato l’anno in cui due dei progetti più a lungo termine dell’industria videoludica hanno visto finalmente la luce degli scaffali, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. E così, dopo avervi parlato la scorsa settimana di Final Fantasy XV, oggi ci concentreremo su The Last Guardian, terzo titolo del Team Ico e ultima fatica di Fumito Ueda, disponibile dallo scorso 7 Dicembre su PlayStation 4. Annunciato inizialmente per PlayStation 3, The Last Guardian è scomparso dai radar, fino all’E3 2015 dove Trico ha messo fuori il muso subendo, nell’ultimo mese critiche e elogi. Ed ora viene anche il nostro turno dopo aver portato a termine l’avventura del ragazzo e dell’aquila mangia uomini, di premiare e/o bacchettare The Last Guardian.
Tu chiamale se vuoi emozioni
Una breve intro pragmatica da il via ai titoli di testa di The Last Guardian, una raccolta di immagini di animali disegnate su una guida alla fauna del pianeta, tra bestie esistenti e leggendarie, l’avventura comincia nel buio di una grotta dove, nei panni di un ragazzo senza nome, faremo la conoscenza di Trico. Come abbiamo già anticipato all’inizio di questa recensione, l’enorme animale che fonde l’aspetto di un cane con quello di un acquilotto ed il comportamento di un gatto, viene chiamato Trico dal significato letterale della stessa parola, che nella lingua di gioco vuol dire per l’appunto Mangia Uomini. I bambini del villaggio del protagonista sanno di dover stare alla larga da questi temibili esseri e l’inizio di The Last Guardian sembra dare ragione alle dicerie. Per uscire da quella grotta buia però, il ragazzo non può fare affidamento solo sulle proprie forze, decide quindi di avvicinarsi alla creatura leggendaria e aiutarla a riprendersi curandone le ferite e soprattutto cibandola coi barili di legno che sono misteriosamente sparsi per tutta l’area. Mentre rimuove una lancia, il ragazzo riesce a sfilare la maschera dal volto di Trico, e l’animale sembra d’un tratto cambiare atteggiamento. Si accorge che l’umano non vuole fargli del male e decide di seguirlo per fuggire insieme da quel luogo angusto. Questa è la prima mezzora di The Last Guardian. Non vi dirò nient’altro riguardo alla trama dell’ultimo lavoro di Fumito Ueda, perchè potrebbe danneggiare l’esperienza di un gioco dove alcuni dei punti più riusciti sono sicuramente la semplicità e il racconto funzionale degli eventi. Come Ico e Shadow of the colossus prima di lui, anche The Last Guardian sfrutta le atmosfere per trasmettere emozioni al giocatore, senza enormi colpi di scena ma con una trama che fa il suo sporco lavoro e riesce a dare il giusto peso al rapporto tra il ragazzo e Trico. Man mano che si prosegue nell’avventura, i due diverranno sempre più legati, da prima diffidenti alleati per poi diventare amici per la pelle, pronti a tutto l’uno per l’altro.
Uno e Trico!
The Last Guardian offre puzzle ambientali da superare sfruttando la collaborazione tra il ragazzo e Trico: tra specchi , interruttori e piattaforme mobili, la nuova avventura di Ueda è completabile in una quindicina d’ore. A patto che Trico dia retta ai vostri ordini e non vi impedisca di proseguire per un capriccio. Man mano che la trama e l’esplorazione del misterioso luogo proseguirà, il piumato animale ci ascolterà sempre di più e starà a noi dare le indicazioni giuste alla bestia, per attraversare ponti,spingere oggetti o semplicemente attaccare le armature senz’anima che vorranno catturarci. Non dobbiamo però dimenticare che abbiamo a che fare con un enorme animale, quindi il ragazzo dovrà anche sfamare il suo nuovo amico, pena il non poter proseguire nell’esplorazione. I 96 barili che fanno anche da collezionabili nel nuovo titolo di Ueda nascondono un crudo segreto, e sono stati disposti ottimamente nella mappa di gioco. Coloro che puntano al 100% otterranno costumi dedicati ai vecchi lavori del Team e un oggetto speciale una volta raccolti tutti i barili.
Con il tempo, il rapporto tra Trico e il ragazzo maturerà, permettendo ai due di collaborare sempre di più e di proseguire nella loro avventura. L’IA di Trico può sembrare ad un primo attrito ideata male, ma è in realtà semplicemente sviluppata su un concetto di obbedienza e di fiducia reciproca. Come abbiamo già accennato, Trico si comporterà spesso come un gatto, non solo nelle pressochè perfette animazioni, ma soprattutto per quanto riguarda la diretta obbedienza agli ordini, come un animale domestico disobbediente infatti, dovremmo prenderci cura dello svogliato animale, cercando inizialmente con fatica di farci aiutare, fin quando non sarà quasi automatico per Trico capire cosa fare per proseguire. L’IA della bestia è tutto tranne che un difetto del titolo di Ueda, che soffre di ben altri problemi. È anche vero che The Last Guardian nasconde degli input di comandi che il giocatore è tenuto a scoprire sperimentando, ma questi sono per lo più legati all’auto-difesa del ragazzo più che all’istruzione di Trico. Il gameplay generale del titolo di Ueda non appartiene a questa generazione e quindi potrebbe risultare vetusto per i giocatori attuali, per coloro che si aspettano un determinato ritmo e che potrebbero non cogliere del tutto l’atmosfera messa in piedi dal Team.
Tra framerate e telecamera
Purtroppo l’aspetto tecnico di The Last Guardian è oggettivamente indifendibile. Se da un lato abbiamo un lato artistico ispirato, una colonna sonora orchestrale d’atmosfera, una trama semplice ma ben raccontata e un rapporto d’amicizia e fiducia reciproca sviluppato decisamente bene, dall’altro abbiamo una serie di difetti più o meno gravi che attanagliano tutto il comparto tecnico del titolo di Ueda. Soprassedendo su un framerate disastroso su PlayStation 4 standard (e alcune volte anche su Pro) e su eventuali compenetrazioni degli ambienti, The Last Guardian soffre di una telecamera scomoda, soprattutto negli ambienti chiusi e quando il ragazzo sarà al cavallo di Trico. La telecamera è si scomoda e a volte tardiva ma, nonostante tutto, l’opera di Ueda riesce a trasmettere il proprio messaggio, soprattutto a coloro che avranno il buon cuore ( e in alcuni casi la pazienza) di portare a termine l’avventura di Trico.Come abbiamo già detto, le animazioni di Trico sono tra le più dettagliate disponibili su PlayStation 4, e i movimenti del canide piumato risultano veritieri in tutta la sua mastodontica stazza. Purtroppo è anche vero che non è un titolo per tutti, The Last Guardian soffre dell’uscita tardiva e di uno sviluppo fin troppo travagliato, ma riesce comunque a mantenere l’identità di opera del Team Ico, non discostandosi poi molto da Ico e Shadow of the Colossus che, nonostante i difetti, hanno fatto la storia del videogioco.