“Un sequel è l’ammissione che ti sei ridotto a imitare te stesso.” Questa frase pronunciata dal grande scrittore, poeta e umorista Don Marquis, personalmente non l’ho mai condivisa appieno. Un sequel spesso non è altro che un modo per continuare una storia impossibile da raccontare interamente in una sola pellicola cinematografica. Dopotutto il significato stesso della parola è questo e si sa, i tempi cinematografi sopratutto moderni non permettono sforamenti. In questi ultimi anni, però, la citazione “marquisiana” mi è echeggiata sempre più spesso nella mente e a poco a poco ho pensato che forse, ben 100 anni fa, Marquis non aveva tutti i torti. Pensiamo un attimo ai sequel usciti negli ultimi anni ed inseriamo in questo insieme anche i reboot; per semplificarvi la ricerca vi elenco i principali: Zoolander 2, X-Men: Apocalisse, Independence Day: Rigenerazione, Star Trek Beyond, Ghostbusters, Alla Ricerca di Dory, Rogue One: A Star Wars Story, Kong, Jurassic World e in attesa vi sono Highlander, Terminator, Mission Impossible 6, Tomb Rider, La Mummia, IT, Stargate, Avatar e chi più ne ha ne metta. Ovviamente questi sono solo degli assaggi dei sequel o remake usciti o in attesa. Le domande importanti a questo punto sono tre: quanti di questi sono stati davvero ben realizzati? C’è davvero bisogno di tutti questi film che riprendono film storici magari di molti anni fa? Il cinema americano ed in generale mondiale non ha più idee originali?
Cercherò di rispondere brevemente a tutte e tre le domande:
- Davvero pochi film sono stati realizzati in maniera ottimale. Nessuno in realtà è stato un vero capolavoro se non Rogue One, ma i restanti sono stati tra il sufficiente e l’imbarazzante. Impossibile non citare tra quest’ultimi Independence Day o Ghostbusters che hanno dimostrato quanto i remake spesso siano più dannosi che utili per il pubblico. Proprio per quest’ultimi non regge nemmeno la motivazione che siano stati realizzati per far conoscere ai più piccoli dei film del passato dato che comunque l’intera storia o i personaggi sono stati stravolti.
- Da amante del cinema non posso che rispondere con un sonoro: no! O per lo meno, non in maniera così esagerata. Parliamoci chiaro, tutti o quasi saremmo felici di rivedere un film su Harry Potter, sul Signore degli Anelli (no, Lo Hobbit, non mi riferisco a te) o vecchi classici come è stato per Star Trek o Ghostbusters, ma credo sia inevitabile preferire il più delle volte una cinematografia inedita e originale piuttosto che veder stuprare i propri idoli o icone magari della propria infanzia (mi riferisco proprio a te, DragonBall Super?!).
- Che la cinematografia mondiale sia a corto di idee si nota ed è qui che entrano i film considerati di “nicchia” che regalano davvero delle gioie senza eguali. La Tartaruga Rossa e I Am Not Madame Bovary per citarne qualcuno.
Perché ho voluto fare questa lunga introduzione? Perché proprio ieri sera ho avuto la (s)fortuna di andare a vedere Kong: Skull Island e dopo aver assistito a 2 ore di cliché, buchi di sceneggiatura enormi e il semi annuncio del nuovo Godzilla, ho capito che serviva una piccola “preghiera” sperando che qualcuno al di sopra ascolti un povero credente del sano e bel cinema ed eviti di partorire certe robe. Kong, come molti remake e sequel recenti, è un film senza anima, a metà tra la parodia di un film di guerra e una riscrittura della storia sub-tarantiniana con la presenza dell’onnipresente Samuel L. Jackson. È chiaro come le major ormai seguano una logica che punti solo al guadagno e non più all’originalità e alla bellezza del film. Basta, infatti, stampare un nome eloquente come Kong in questo caso inserire un simbolo della cinematografica mondiale, qualche cliché classico e il pacchetto “guadagno” è pronto. No, non sono d’accordo, primo o poi questo giocattolo si romperà e a pagarne le conseguenze saremo noi.