Need for Speed è uno dei racing game di maggior successo della storia videoludica. Un titolo in grado di attrarre buona parte dell’utenza con un gameplay prettamente arcade e la tamarragine che da sempre contraddistingue la serie. Da qualche anno, però, qualcosa si è inceppato, tuning e gare clandestine made in Electronic Arts non riescono a convincere. Ghost Games, quest’anno, ha deciso di puntare in alto con un titolo in grado di coinvolgere anche e soprattutto dal punto di vista della trama, cinematografica e accattivante al punto giusto. Sarà bastato per recuperare il terreno perso e riconquistare il pubblico? Scopritelo con noi nella recensione di Need for Speed Payback.
UNITI CONTRO LA LOGGIA
Con Need for Speed Payback possiamo dire con assoluta certezza che si ritorna alle origini. Trama e contesti ricordano i primi capitoli della serie, ci riferiamo ad Underground, e coinvolgono il giocatore con una storia ben raccontata degna dei migliori film vicini al genere. La situazione per il nostro terzetto protagonista composto da Tyler, Sean e Jess, si complica inesorabilmente ed il tentativo di rubare un bolide extralusso fallisce miseramente. Una componente del gruppo, tale Lina Navarro, tradisce il trio, schierandosi e facendo gli interessi della Loggia, un’organizzazione criminale che tiene sotto scacco tutta la città gestendo gare clandestine, casinò e chi più ne ha più ne metta. L’unica possibilità per i nostri protagonisti è quella di partire da zero, raccogliere i cocci della vecchia banda e cercare di mandare in fumo i piani della Loggia. La trama raccontata con numerose cut-scene e dialoghi, attinge a pieni mani da blockbuster come Fast & Furious, rivelandosi gradevole e ben raccontata. Il trio di ragazzi in cerca di vendetta, poi, non è casuale. I tre piloti sono ben diversificati tra loro ed ognuno possiede un particolare stile di guida. Tyler fa della velocità il suo mestiere, sarà lui a guidare le auto più prestanti del gioco. Sean, invece, specializzato in derapate dopo una lunga esperienza a Tokyo, salirà a bordo di fuoristrada e bolidi in grado di dominare le curve più impervie. Jess, infine, ragazza tutta d’un pezzo e abile nella pianificazione delle missioni, si occuperà delle fughe dalla polizia. La caratterizzazione dei personaggi è stata sviluppata piuttosto bene, risulta azzeccata la scelta di diversificare gli stili e di conseguenza le gare, sfruttando i tratti predominanti delle tre personalità.
QUESTIONE SPEED CARDS
Il focus sui tre protagonisti ci spinge a parlare del gameplay di questo Need for Speed Payback. Come si è potuto intuire, le gare saranno suddivise per categorie, ad ogni evento una specialità: corsa, derapata, fuoristrada, accellerazione e fuga. L’evento (rappresentato da una mini gang) è generalmente composto da un insieme di gare e, una volta terminato, ci porterà ad affrontare una sorta di mini-boss. Il completamento di uno o più eventi ci renderà disponibile una missione della storia principale, questo sistema di progressione, al netto di attività secondarie, ci ha portato a completare il gioco in circa 20/25 ore, una longevità di tutto rispetto insomma. La ridente Fortune Valley poi, è completamente esplorabile, ecco perché i ragazzi Ghost Games hanno deciso di nascondere nei luoghi più disparati, catorci d’auto che, una volta trovati, avremo la possibilità di ripristinare e rendere utilizzabili. Una cosa che ci ha delusi è sicuramente la questione legata alle Speed Cards, scordatevi il tuning forsennato da officina, in Need for Speed Payback le prestazioni delle nostre auto possono essere migliorate solo attraverso delle carte. Queste carte possono essere ottenute vincendo le gare o spendendo 3 gettoni ad una vera e propria slot machine. Viene fuori, così, la natura casuale dei potenziamenti, non sempre infatti otterremo il pezzo di cui necessitiamo e per farlo nostro dovremo spendere qualche gettone extra o dedicarci al grinding forsennato rigiocando gare o tuffandoci a capofitto in altre attività. Fanno capolino a questo punto anche le microtransazioni, scelta discutibile ma che può essere semplicemente di contorno. Meglio correre ed accumulare denaro e potenziamenti in grado di ridurre il gap tra noi e i nostri avversari. Specifichiamo che non si avverte la necessità di acquistare potenziamenti con soldi reali, noi abbiamo completato il gioco dedicandoci sicuramente più tempo e correndo quindi qualche gara extra, perciò state tranquilli, lo scoglio delle microtransazioni è facilmente aggirabile. Solo dedizione.
CONCLUSIONI
Come da copione, lo stile di guida di Need for Speed Payback è prettamente arcade. Semplicità e efficacia sono le parole giuste per descriverlo. Le derapate sono semplici da eseguire e rilasciano un ottimo feedback, stessa cosa per la sensazione di velocità, assolutamente soddisfacente. Non manca l’effetto eleastico, da sempre tallone d’Achille della serie, sorvolabile. Ottima la sensazione di progressione e l’immancabile possibilità di personalizzazione del veicolo che, in questo capitolo riesce a toccare vette d’eccellenza. Il Frostbite Engine si comporta bene ma mostra il fianco a qualche ritardo nel caricamento delle texture. Per il resto non ci si può lamentare, Fortune Valley è ben rappresentata e in alcuni scorci è in grado anche di conquistare.