[ads] Animali Notturni è il secondo film girato dallo stilista Tom Ford, e la sensibilità estetica ed artistica del regista si coglie già dai titoli di testa. I primi quadri sullo schermo risultano luminosi e grotteschi, luccicanti ed inquietanti, ammalianti e ripugnanti.
Da soli i titoli di testa ripagano buona parte dei soldi per il biglietto, ma come se non bastasse, segue una pellicola veramente pregevole. Una sorpresa inattesa.
L’ultima volta che un thriller per il quale non nutrivo la minima aspettativa mi ha travolto con tutta la sua potenza è stato con “Nightcrawler – Lo sciacallo” di Dan Gilroy, al debutto come regista. E di nuovo, come in un déjà vu, un regista con solo una direzione alle spalle, alla guida di un sempre più impeccabile Jake Gyllenhaal, si presenta in sala con un thriller drammatico che soddisfa come pochi negli ultimi anni e che mi sono accorto fosse il film di cui avevo voglia da tanto tempo.
Se “Nightcrawler” colpisce con la sua freddezza, questo costringe ad assistere a ciò che mai vorresti vivere o vedere ma che tutti sappiamo avvenire con disgustosa frequenza.
La struttura narrativa, interessantissima, del film viene incontro allo spettatore che può rifugiarsi nei momenti di maggiore tensione nella consapevolezza che tutte quelle tragedie fossero sin dall’inizio presentate come un racconto di fantasia. Questo pensiero può aiutare, ma regia ed interpretazioni sono un grave che inesorabilmente trascina lo spettatore nel mare di fango e disperazione dei protagonisti. Il film stesso è finzione, ma forse è proprio il triplice piano di realtà dello spettatore, della protagonista femminile (bellissima e bravissima Amy Adams) e del protagonista maschile, a rendere ancora più coinvolgente e forte il patto narrativo e l’immedesimazione.
Il ritmo è gestito magistralmente. Si rispetta la tensione e la si accentua o ammorbidisce con elegante alternanza. Ford tiene immerso il suo pubblico finché i nervi ed i polmoni hanno bisogno di riposo e di aria, proprio come ogni giorno dobbiamo chiudere un libro e riposare, nonostante l’ultimo capitolo letto fosse un uragano di emozioni. Ma Ford non vuole far addormentare lo spettatore. Lo vuole vigile ed in allerta quindi, ben conscio del suo gusto estetico, arreda le case e veste i caratteri con prodotti non convenzionali e freddi, opere d’arte e perfomance che mai sembrano voler mostrare il bello, quanto più il grottesco disagio, scenografie vestite ed osservate dagli stessi personaggi con asettica indifferenza.
Non ci si trova mai a proprio agio durante la visione, il calore di un camino è schiacciato dal peso di una casa troppo moderna e senza anima. Le scene notturne sono riprese in campi molto ridotti che non lasciano intendere la vastità dei luoghi e fanno sentire ancora più dispersi nel nulla, le inquadrature alla luce del Sole, invece, sono campi lunghi volti a permettere finalmente di capire quanto grande possa essere un deserto, comportando altro inevitabile scoramento.
Solo una scena si colloca in un ambiente piacevole, quando il film decide di portare al punto apicale il suo messaggio che oserei definire ‘morale‘.
Come in una fiaba moderna e oscura.
Come se la Bella si fosse accorta troppo tardi dell’umanità della Bestia, mentre la Bestia avesse avuto tutto il tempo per capire la vera natura di Bella.
SINOSSI: Una gallerista affermata sembra vivere un momento di forte insoddisfazione. Riceve dall’ex-marito, che non vede da circa 20 anni, un manoscritto di un romanzo appena finito, a lei dedicato. Approfittando di un week-end in cui resta sola, la donna si dedica alla lettura del libro, “Animali notturni”.