Grazie a Netflix abbiamo avuto la possibilità di visionare in anteprima il nuovo film di Zack Snyder dedicato agli zombie: “Army of the Dead”.La pellicola sarà disponibile sul catalogo Netflix dal 21 maggio 2021. Dopo la tanto chiacchierata “Zack Snyder’s Justice League” il regista torna alle prese con un film dal grande richiamo. “Army of the Dead” un è uno zombie movie in cui azione e divertimento si alternano e combinano. Violenza e sangue non vengono risparmiati. Scene crude e adrenaliniche sono le assolute protagoniste del film. Dave Baustita emerge particolarmente tra il cast variegato di personaggi, forse troppi per un solo film. Ecco la nostra recensione senza spoiler di “Army of the Dead“.
Ecco il trailer
La trama
In una Las Vegas devastata dell’epidemia zombie, una squadra di mercenari capitanata da Scott Ward (Dave Bautista), che decide di rischiare la vita pur d’infiltrarsi nella città per portare a segno la rapina più grande della storia.
La recensione senza spoiler di “Army of the Dead”
Con “Army of the Dead” Snyder, dopo l’esperienza alla DC, torna a concentrarsi sul genere che ha lanciato la sua carriera. “Army of the Dead” si inserisce nel filone di film post apocalittici che da anni popolano le sale e le piattaforme di streaming. Questa volta sono gli zombie i responsabili della catastrofe. Diversamente da quanto ci si starebbe potuti aspettare Snyder affronta il soggetto in maniera inusuale: si concentra sia sui protagonisti umani che sulla struttura e gerarchia degli zombie. Se il team di umani capitanato da Bautista è disposto a tutto pur di portare a termine il colpo, gli zombie hanno un loro codice e delle loro regole.
Interessante è la struttura gerarchia degli zombie di Snyder: oltre ai semplici mostri pronti a divorare gli umani sono presenti gli “alfa”, veri e propri zombie pensanti, in grado di organizzarsi in comunità e con un piano specifico. “L’originale” è l’essere che ha dato vita all’epidemia zombie che ha causato la devastazione di Las Vegas e la conseguente decisione governativa. “L’originale” è il comandate dell’esercito zombie, colui il cui morso trasforma umani in zombi pensanti. Nella struttura cosi come in parte nell’estetica, gli zombie di Snyder ricordano gli estranei ed i non morti di “Game of Thrones”. La similitudine è evidente fin da subito.
I personaggi
Dave Baustista appare perfettamente calato nel ruolo. L’attore si trova a suo agio in pellicole action che esaltano le sue doti fisiche ma mostrano anche la sua, ormai consolidata, capacità recitativa. Se Scott Ward (Baustista) è il protagonista indiscusso, non mancano i personaggi secondari. Il film, infatti, è particolarmente ricco di personaggi. Il team guidato da Scott si compone di una sfaccettata e variegata mole di soggetti, ognuno con la propria abilità specifica. Tra i membri del team, non tutti riescono però a lasciare il loro segno. Probabilmente il fatto che siano tanti, introdotti in breve tempo e con uno scarso background non consente allo spettatore di empatizzare con i personaggi, almeno non con tutti. La morte di alcuni di questi, infatti, non lascia l’impatto che avrebbe dovuto. Alcuni personaggi, inoltre, in particolare Dieter (Matthias Schweighöfer), vengono utilizzati come comic relief, aspetto che non guasta se non che evidenzia come i personaggi avrebbero potuto raccontare molto di più se approfonditi. Il potenziale è notevole in ognuno dei membri del team ma non è stato sfruttato a dovere. Emergono in positivo: Kate Ward (Ella Purnell) figlia di Scott, che inaspettatamente si ritrova a muore le fila della storia e Lilly/The Coyote (Nora Arnezeder), unica in grado di accedere alla città degli zombie.
Fra violenza e azione: introduzione e aspetti tecnici di “Army of the Dead”
L’introduzione è perfetta. Snyder in pochi minuti, con uno stile divertente e colori accesi racconta come si è diffusa l’epidemia zombie e come sono sopravvissuti i protagonisti. Il ritmo incalzante, la colonna sonora e le scritte a tutto schermo ricordano piacevolmente sia “Guardians of the Galaxy” e lo stile di Gunn che la recente pellicola Netflix “Love and Montsers”. Anche nella presentazione dei personaggi si può ben notare l’influsso di Gunn.
Particolari sono le inquadrature sfocate. La scelta di mettere a fuoco i personaggi e rendere sfuocato il paesaggio è frequente nella pellicola. L’attenzione si focalizza sul soggetto che sta parlando, esaltandolo.
La fotografia calda ed i colori sgargianti sono in piena sintonia con i toni accessi, adrenalinici ed a tratti comici della pellicola. Bizzarro il fatto che nelle scene più divertenti e comiche lo stesso film non si prende troppo sul serio.
La violenza e la crudeltà non mancano. Il regista non si è sottratto a mostrare scene crude in cui il sangue sgorga a fiotti. Le morti, importati e non, sono in abbondanza. La scelta di mostrare con assoluta precisione la situazione estrema in cui si avventurano i personaggi ha sicuramente premiato. Il film acquisisce concretezza e credibilità. La tensione è palpabile e l’adrenalina coinvolge anche lo spettatore.
Le scene action sono ben dirette e alcune sono davvero spettacolari.
Un difetto del film è l’eccessiva durata. Le quasi 2 ore e mezza, se pur ben gestite, risultano eccessive. Tante dinamiche vengono ripetute e potevano tranquillamente essere tagliate alleggerendo così la pellicola.
Gli effetti visivi ed il trucco prostetico sono di livello. Solo gli effetti speciali non sono sempre a livelli altissimi, in particolare in due o tre scene.
Il finale è decisamente aperto. “Army of the Dead” segnerà dunque l’inizio di una nuova saga targata Netflix?