Atomfall è un RPG narrativo ambientato in un’Inghilterra post-apocalittica, con scelte morali, esplorazione libera e un sistema investigativo unico. Atmosfera curata, ma combattimenti poco rifiniti.
Dopo avervi parlato di Sniper Elite: Resistance, torniamo in casa Rebellion Developments per parlarvi di un altro titolo totalmente diverso dai grandi classici dello studio. Lo studio di sviluppo britannico, infatti, si è sempre contraddistinto per cercare di perfezionare le sue saghe più celebri realizzando sequel via via più raffinati e curati. Tuttavia con questo nuovo titolo, Atomfall, la software house ha deciso di rompere con la tradizione presentando una nuova IP nettamente differente dal passato.
Prendendo ispirazione dai più grandi titoli con visuale in prima persona come S.T.A.L.K.E.R. e soprattutto Fallout, Atomfall abbandona l’azione diretta per immergersi in un mondo a metà tra reale e fantastico ricco di tensione e intrighi. Il fulcro del gioco, infatti, è l’indagine da compiere con l’esplorazione e una sottile arte della manipolazione. Ambientato in una zona di quarantena in Inghilterra, il gioco mette i giocatori nei panni di un protagonista senza nome che cerca disperatamente una via di fuga da una situazione ispirata a eventi realmente accaduti. Ogni scelta e ogni scoperta può condurre sia a rivelazioni cruciali, ma anche a vicoli ciechi inaspettati, trasformando l’esperienza in un’avventura imprevedibile e ricca di colpi di scena.
Versione testata: PS5
Un’Inghilterra alternativa, tra disastri nucleari e isolamento
La storia di Atomfall si svolge nel Lake District nella contea di Cumbria, un’area realmente esistente e incantevole del nord dell’Inghilterra, trasformatasi in un incubo post-apocalittico. La cittadina di Wyndham è stata isolata dal resto del mondo per cinque lunghi anni, dopo un grave disastro nucleare ispirato a quello realmente accaduto a Windscale. L’atmosfera è opprimente e inquietante: bande violente si sono organizzate in fazioni spietate e nei meandri si sono sviluppate strane creature a causa delle radiazioni.
Muoversi è diventato pressoché impossibile perché in ogni angolo si disseminano pericoli. La mappa non è comunque una terra desolata radioattiva, ma è tutt’altro che sicura o normale. Dopo anni di isolamento, chi vi abita si è diviso in fazioni contrapposte: semplici sopravvissuti, soldati autoritari, fuorilegge assetati di sangue, druidi fanatici, ognuno con una propria, inquietante follia. Ogni personaggio incontrato in Atomfall ha una personalità ben definita, con dialoghi e doppiaggio (solo in inglese) che danno vita anche agli NPC più marginali.

Ma oltre agli umani, ci sono minacce ancor più inspiegabili: creature mutanti dall’aspetto umanoide, strane formazioni fungine, allucinazioni sonore e fenomeni inquietanti. Scoprire i misteri di Atomfall è come ricostruire un puzzle frammentato, con indizi che emergono a poco a poco, rivelando giusto il necessario per incuriosire, ma mai abbastanza da dare tutte le risposte. Questo equilibrio perfetto tra tensione e scoperta rende l’esperienza incredibilmente avvincente.

Il nostro protagonista si risveglia in un bunker nel cuore della zona contaminata con un solo apparente semplice obiettivo: fuggire. Senza un vero e proprio tutorial e senza ulteriori approfondite spiegazioni, veniamo catapultati in un mondo dove nulla è come sembra. Teorie del complotto e dicerie si intrecciano in un labirinto di bugie e verità distorte. Tra strani telefoni che squillano in mezzo al nulla, stravaganti incontri e lettere nascoste, si scopre come alcune cose si rivelino degli inganni e altre siano invece l’unica strada da seguire per raggiungere la libertà. Atomfall non ha una trama ben definita, perché costringe il giocatore a scavare a fondo, dubitando di ogni informazione e testando ogni ipotesi, rendendo l’esplorazione intrigante e trasformando ogni scoperta in un tassello fondamentale nella corsa verso la sopravvivenza.
Ci sono più finali differenti, almeno sei ma nel corso delle nostre run abbiamo lasciato andare qualche indizio che poteva portare, forse, a qualche altro finale, tutti influenzati dalle alleanze e dai tradimenti che vengono scelti lungo il percorso. Il gioco semina con maestria dubbi su ogni scelta, facendo spesso mettere in discussione le decisioni prese. Tuttavia quello che rende l’esperienza ancora più coinvolgente è il modo in cui il mondo reagisce alle vostre azioni. I megafoni commentano i vostri interventi, rivelando se avete permesso a certe persone di fuggire o meno. C’è anche un momento particolarmente memorabile verso la fine, in cui l’ambiente stesso cambia in base a ciò che avete fatto all’interno della centrale nucleare.

Questa narrazione a bivi e la gestione delle conseguenze rendono Atomfall un’esperienza quasi impeccabile, ma non priva di difetti. L’introduzione e alcuni finali potevano essere gestiti decisamente meglio: ci sono degli epiloghi che non chiudono la storia in modo del tutto soddisfacente, lasciando il giocatore con la sensazione di qualcosa di incompleto. Uno in particolare si raggiunge dopo numerose e complesse peripezie, con tanto di bivio morale inaspettatamente complesso, tuttavia il climax scende vertiginosamente lasciando il giocatore con l’amaro in bocca. Inoltre, per quanto il sistema Piste sia straordinario, alcuni personaggi e dialoghi si limitano ad essere semplicemente di contorno e riempitivi senza alcuna reale importanza.
Un’indagine senza regole
Per tali ragioni, in Atomfall scompaiono i classici indicatori di missione e le quest guidate. Ogni indagine prende il nome di Pista, in un sistema intelligente e volutamente confusionario che sostituisce il tradizionale diario delle missioni. Informazioni raccolte attraverso dialoghi, documenti, indizi ambientali e luoghi scoperti permettono al giocatore di costruire una teoria d’insieme e seguire varie strade invece di un unico percorso predeterminato. Le scoperte influenzano la mappa, segnando luoghi chiave da esplorare e delineando i rapporti con le persone incontrate, ma sta sempre al giocatore decidere quali tracce seguire, anche commettendo degli errori.
La libertà di scelta è totale: ci sono diversi modi per abbandonare la zona di quarantena, ma altrettanti per fallire. Ogni personaggio incontrato può essere ucciso annullando per sempre ogni verità, ma anche ogni bugia. Insomma, questo sistema incoraggia al massimo la rigiocabilità e soprattutto l’esplorazione, perché invita il giocatore a prendere sempre strade diverse cercando di scoprire segreti sfuggiti alla prima, seconda e anche terza partita.

L’esplorazione è fondamentale anche per migliorare le abilità del giocatore. All’inizio, infatti, si hanno accesso solo a dodici abilità, mentre le altre vanno sbloccate trovando manuali di addestramento sparsi nel mondo di gioco. In totale ce ne sono trentasei, ma ventiquattro di queste devono essere scoperte e attivate tramite i manuali spesso ben nascosti. Questo conferma quanto Atomfall ami nascondere i suoi segreti e lo fa anche sottoterra, letteralmente. A un certo punto, infatti, troverete un metaldetector in giro per la mappa e questo rivelerà tutto un mondo di scoperte altrimenti impossibili da compiere.
Sopravvivenza al cardiopalma e combattimenti imperfetti
Il gameplay mette in mostra un giusto equilibrio tra esplorazione, dialoghi con varie opzioni di risposta, creazione di oggetti e combattimenti occasionali evitabili con lo stealth. Atomfall, infatti, utilizza una struttura open world dove Wyndham è il fulcro dell’avventura, ma il territorio è ricco di aree accessibili attraverso brevi caricamenti. Trovarli non è sempre semplice, non solo perché ogni angolo è disseminato di nemici da superare, ma anche perché a volte questi luoghi sono nascosti da piccoli e intriganti enigmi ambientali. L’indagine, quindi, svolge il ruolo di elemento principale con interazioni furtive, letture di testi e incontri con personaggi ambigui. Le prime sono fondamentali poiché le fazioni ostili non esitano ad attaccare il protagonista e spesso l’unico modo per sopravvivere è combattere.
Il crafting e la pianificazione delle azioni svolgono un ruolo molto importante. Il primo consente di creare oggetti utili per la sopravvivenza, nonostante l’esperienza generale non sia quella da survival puro. Non ci sono indicatori di fame, sete o sonno, c’è solo quello della stanchezza dato dall’accelerazione del battito cardiaco in caso di corsa, salti o scalate prolungate e ovviamente della vita che non si risana automaticamente e vanno usati specifici oggetti. Le risorse comunque non sono mai così limitate da rappresentare una vera minaccia, tuttavia l’inventario è decisamente limitato e non può essere ampliato nemmeno proseguendo nel gioco.

La pianificazione delle azioni, invece, è fondamentale per evitare combattimenti da morte certa. Il giocatore sarà sempre da solo anche in luoghi dove i nemici sono nettamente in superiorità numerica e batterli è pressoché impossibile. Bisogna, quindi, sfruttare bene l’ambiente e comprendere i rapporti tra le varie fazioni nemiche. Potrebbe accadere di scontrarsi con fazioni a loro volta in contrasto e usare questo fattore a nostro vantaggio. Tutto pur di evitare i combattimenti, poiché purtroppo sono l’aspetto meno rifinito del gioco: sia gli scontri corpo a corpo che lo shooting risultano lenti, legnosi e poco incisivi, dando un feedback privo di soddisfazione e a volte a dir poco frustrante. Inoltre la progressione del protagonista è alquanto lineare e questo significa che il sistema di combattimento non evolve molto nel corso del gioco. Tuttavia, la varietà di armi, sia da fuoco che da mischia, è notevole e ciascuna ha un feeling diverso.

Se da un lato, quindi, l’esperienza di Rebellion con Sniper Elite ha permesso di sfruttare al massimo la componente stealth, dall’altro l’intelligenza artificiale non sempre aiuta risultando decisamente altalenante: a volte i nemici dimenticano troppo in fretta la nostra presenza o seguono gli stessi pattern per finire eliminati in maniera molto buffa e goffa, altre volte sembrano avere un sesto senso con comportamenti incredibilmente realistici e strategici. Questo porta a situazioni in cui aggirarli diventa più una questione di “sfruttare il sistema” che di vera strategia.
Un’affascinante decadenza
Se Atomfall brilla in qualcosa, è sicuramente nell’atmosfera anche ottimamente rappresentata dal punto di vista tecnico. Wyndham è una perfetta rappresentazione di un tipico territorio inglese arricchito da campi di prigionia, rovine di castelli, villaggi pittoreschi trasformati in zone di guerra, complessi sotterranei abbandonati e, ovviamente, le iconiche cabine telefoniche rosse disseminate ovunque. Esplorare non è mai noioso né privo di ricompense. A difficoltà predefinita (o superiore), il gioco costringe a orientarsi senza aiuti e a prestare attenzione ai minimi dettagli dell’ambiente.

Ogni angolo nasconde qualcosa di interessante: personaggi stravaganti, luoghi misteriosi, frammenti di lore o oggetti preziosi, che si tratti di armi, munizioni, materiali per il crafting o nuove ricette. L’ambientazione è, poi, arricchita da un sottile ma pungente commento sociale: trasmissioni radiofoniche e manifesti propagandistici ironizzano sui cliché britannici, richiamando persino gli slogan governativi della pandemia di COVID-19.

Tornando alla componente tecnica, inoltre, abbiamo notato pochissimi bug o glitch e nel corso delle nostre ore di gioco anche il frame rate è stato abbastanza stabile nonostante situazioni decisamente concitate e ricche di elementi poligonali ed effetti ambientali. Considerando che la nostra versione di prova in anteprima non aveva nemmeno la famosa patch del Day One ormai classica nella quasi totalità dei giochi, si può dire che il lavoro svolto è davvero pregevole.
Conclusioni
Nonostante alcuni difetti, Atomfall è un’ottima prova concreta di come un gioco possa essere coinvolgente senza bisogno di avere un mondo immenso. Dimostrazione che l’ampiezza e la quantità non sono sempre sinonimi di qualità e che il rispetto per la libertà del giocatore può elevare un’esperienza di gioco. Grazie a un loop di gameplay ben strutturato, ambientazioni affascinanti e missioni ben congegnate, Atomfall rappresenta il punto più alto della creatività di Rebellion, distanziandosi dalle sue opere precedenti per abbracciare un gameplay più narrativo e immersivo. Se amate i misteri, le scelte morali e le ambientazioni ricche di dettagli, questa avventura è un viaggio che vale la pena intraprendere.