Arriva su Netflix Away, una serie che racconta la vita degli astronauti in missione
Creata da Andrew Hinderaker, Away è la nuova serie originale Netflix dedicata allo spazio, con Hilary Swank protagonista. Away è ispirata all’articolo del 2014 scritto da Chris Jones, pubblicato su Esquire, dove aveva raccontato la missione spaziale di Scott Kelly, durata undici mesi. Tra i produttori anche Matt Reeves, regista del prossimo The Batman.
La trama
La serie tv racconta la storia di Emma Green (Hilary Swank), astronauta e comandante dell’equipaggio Atlas, in missione verso Marte, in una spedizione – della durata di tre anni – volta a cambiare per sempre l’umanità. Insieme a lei ci saranno: Misha (Mark Ivanir), un ingegnere russo; Kwesi (Ato Essandoh) un botanico di fama mondiale, in eterno conflitto tra la scienza e il suo credo religioso; Ram (Ray Panthaki) pilota e chirurgo e Lu (Vivian Wu) chimica e astronauta cinese che nasconde una storia personale inaspettata.
Poco dopo il lancio però, iniziano a verificarsi i primi problemi a bordo dell’astronave, scatenando i non pochi dissensi tra l’equipaggio ed Emma, a cui non riconoscono il ruolo di leader. Non solo, ma la comandante sarà chiamata ad affrontare – anche se a distanza – un’emergenza medica in cui rimane coinvolto il marito Matt (Josh Charles), rimasto da solo insieme alla figlia adolescente Lex (Talitha Bateman).
Emma dovrà quindi scegliere se portare avanti la missione o tornare dalla sua famiglia.
La narrazione
Al centro di Away ci sono, prima di tutto, le emozioni. Fin dalla prima puntata ci rendiamo conto che i sentimenti faranno da guida a tutto quello che succede nella serie, ma si esplorano anche le difficili dinamiche diplomatiche e politiche legate alle missioni spaziali.
Away si snoda tra il passato e il presente dei personaggi, con flashback che ci aiutano meglio a conoscerli e a sapere qualcosa di più sulle loro storie personali. Così facendo, lo spettatore è in grado, puntata dopo puntata, di empatizzare con ciascuno di loro e comprendere le scelte che compiono.
Pur avendo un andamento lento e cadenzato, la serie è comunque coinvolgente – certo deve piacervi molto il genere, o potreste trovarla noiosetta. Away è riflessiva e il ritmo è volutamente pacato proprio per rispecchiare al meglio il modo di vivere degli astronauti sulle navi spaziali, scandito da movimenti ben precisi, lenti e sospesi. Sicuramente, l’essersi avvalsi della consulenza dell’astronauta della NASA Mike Massimino, ha contribuito a meglio delineare e costruire questi aspetti.
La regia e la fotografia sono impeccabili e la resa degli ambienti è estremamente realistica, curata nei minimi dettagli; per essere un prodotto destinato al piccolo schermo, dal punto di vista tecnico Away non sbaglia un colpo e gli effetti visivi sono, forse quasi inaspettatamente, di qualità elevata.
Un plauso va poi a Hilary Swank, che dà una prova attoriale ottima, guidando tutti e 10 gli episodi con grande sicurezza; proprio come fa il suo personaggio, Emma, che con fermezza e decisione riesce a comandare la spedizione nel migliore dei modi, pur non senza qualche complicazione. Si dimostra, nel complesso, una leader carismatica, in grado di riscattarsi.
Le tematiche
Away non manca di affrontare tematiche sociali importanti, in pieno stile Netflix. Si parla di omosessualità, del fallace sistema sanitario americano, dei problemi legati al conflitto scienza-fede, ma soprattutto del problema della lontananza e del distacco forzato dai propri cari. Tuttavia, tali questioni non vengono mai troppo esasperate e non si dà spazio a superficiali buonismi. Le paure, i limiti del corpo umano, il terrore di non poter tornare a casa, non concedono trionfalismi ai protagonisti (se non in rari momenti), anzi il racconto si fa carico completamente delle loro fragilità.
Conclusione
Away si conferma, tutto sommato, una serie tv ben riuscita, delicata ed emozionante. Tuttavia, se vi aspettavate una storia ricca di azione, a metà tra il reale e fantastico, non farà al caso vostro, proprio perché, ribadiamo, il focus delle vicende è legato a doppio filo ai protagonisti e al loro modo di agire – e reagire – rispetto a certi eventi. I toni possono risultare a tratti melodrammatici ed è una pecca che si riflette proprio nel racconto stesso della missione spaziale.