Racconto dell’inaspettato viaggio di Baldur’s Gate 3!
Quando mi si è paventata la possibilità di recensire Baldur’s Gate 3 in occasione della sua uscita su PlayStation 5 mi sono trovato di fronte ad un bivio, scegliere se farlo o meno in quanto per me terreno totalmente inesplorato.
Non solo non sono un grande amante di un certo tipo di gioco di ruolo fantasy occidentale, ma (e qua dirò una roba epocale da revoca della tessera da nerd) sono completamente estraneo al mondo di Dungeons & Dragons. Una lacuna la mia dovuta a diversi fattori esterni, primo fra tutti la mancanza di una compagnia interessata a spendere le notti su questo gioco di ruolo da tavolo, facendomi così perdere nel tempo l’occasione di provarlo e dedicargli le giuste attenzioni.
Per tutta questa serie di motivi Baldur’s Gate 3 rappresenta una sorta di spauracchio personale, un titolo che alla sola idea mi mette a disagio, facendomi sentire inadatto a giudicarlo. Nonostante le remore iniziali, complice anche l’enorme successo riscontrato con l’uscita anticipata su PC, ho deciso di avventurarmi lo stesso nel mondo di Baldur’s Gate 3, ed ecco perché questa recensione sarà più esperienziale del solito, raccontando il punto di vista di un novizio (nonostante l’ingresso negli “anta”) alle prese per la prima volta con Baldur’s Gate e D&D.
Dopo aver speso circa 40 minuti dentro l’editor, barcamenandomi fra le varie razze del gioco alla ricerca di quella che più si adattasse ai miei gusti e delineatone l’aspetto, mi sono trovato subito di fronte al primo vero scoglio, la scelta della classe e di tutti quegli altri parametri che delineano la scheda del personaggio di D&D e quello che potrà fare nel corso dell’avventura. Andando un po’ a sentimento, fra i consigli di un amico un po’ più esperto di me e già avviato nell’avventura (oltre a sapere della possibilità di poter ridistribuire in futuro i punti caratteristica nel caso la propria build non funzioni), ho creato il mio druido Tiefling e ho dato via all’avventura.
L’inizio di Baldur’s Gate 3 è stato totalmente distante da tutto quello che avevo in testa pensando ad un’avventura fantasy di questa portata.
Rapiti da un Mind Flayer e prigionieri nella sua nave nauntiloide, verremo infettati da una larva parassita, pronta a trasformarci a nostra volta in un Mind Flayer. Qualcosa però va storto e dopo esserci liberati dalla capsula in cui eravamo prigionieri, riusciremo a sfuggire al nostro triste destino, facendo schiantare la nave e salvandoci miracolosamente. Da questo punto in poi avremo solamente un obiettivo, trovare il modo di estrarre il parassita dal nostro cervello in modo da scongiurare la trasformazione in Mind Flayer.
Fortunatamente in questo viaggio non saremo soli, e man mano che esploreremo le vicinanze della nave schiantata troveremo altri superstiti, anch’essi desiderosi di rimuovere l’indesiderato ospite e che si uniranno a noi alla volta di Baldur’s Gate. Tra il dire e il fare però ce ne passa, e prima di raggiungere l’ambita meta ci troveremo ad affrontare decine di avventure nel continente di Faerûn.
Uno dei punti di forza Baldur’s Gate 3 è la sua libertà decisionale.
Larian Studios è riuscita nel compito di trasportare dal cartaceo al videogioco un’esperienza mutevole e personale come D&D, concedendo al giocatore di compiere le proprie scelte, impattando in maniera significante sugli sviluppi della trama. Quello delle scelte è un tema ricorrente in molti videogiochi e spesso, nonostante ci venga concessa la possibilità di forgiare il proprio destino, le conclusioni a cui andremo in contro sono sempre concentrate in poche variabili. Baldur’s Gate 3 rompe prepotentemente questa tendenza, offrendo non solo questa libertà tanto agognata dai videogiocatori, ma creando un così vasto intreccio di possibilità che andranno a delineare un’avventura che non sarà mai uguale a quella vissuta da altri giocatori.
Confrontandomi sempre con questo mio amico che mi ha accompagnato moralmente durante le mie ore di gioco, mi sono accorto della portata delle scelte effettuate e di quanto anche un solo piccolo cambiamento possa influenzare gli eventi futuri. Ad esempio l’arruolamento nel party è completamente facoltativo, e può capitare di non convincere a seguirci uno dei personaggi principali, o addirittura affrontarlo ed ucciderlo, scremando dal gioco ogni sua interazione futura e tutto quello ad esso collegato.
Potremo decidere di operarci in tutto e per tutto al bene della collettività, diventando l’eroe di cui il Faerûn aveva bisogno, o vili mercenari interessati più alle ricompense che ad altro. O ancora muoverci in una zona grigia, rimanendo abbastanza neutrali e distaccati dai vari conflitti personali. Ogni singola risposta, ogni scelta effettuata avrà qualche ripercussione. La cosa spiazzante, che ho provato giocando a Baldur’s Gate 3 è stata quella di compiere determinate azioni che sul momento non sembravano così rilevanti, ma di subirne le conseguenze decine di ore dopo, quando si sono presentati nuovi eventi innescati proprio da questa banale scelta compiuta ore prima.
A determinare il nostro destino troviamo un d20, il famoso dado sfaccettato il cui risultato sentenzierà il fallimento o la riuscita della nostra azione. Devo dire che spesso e volentieri ho trovato il dado non sempre “giusto” nel determinare il destino del giocatore (soprattutto negli scontri, ma di questo ne parleremo dopo), portandomi in più di un occasione a ricaricare il salvataggio proprio prima di un tiro per indirizzare le scelte verso una narrativa favorevole ai miei interessi, una pratica forse non proprio legittima data la natura del gioco, ma necessaria per mantenersi in linea con certi aspetti del racconto. Nonostante le scelte più o meno etiche compiute, ai fini narrativi anche se un fallimento rischia di chiudervi le porte ad eventuali sviluppi, è capace che riesca a portarvi ad altro, magari ad un nuovo intreccio che parte proprio dal fallimento precedente.
Quello che ho apprezzato della storia di Baldur’s Gate 3 è questa sua imprevedibilità nel raccontare gli eventi, e lo fa in un modo fresco e diretto, senza mai essere troppo pesante come altri esponenti del genere fantasy. La mia paura più grossa, prima di mettere mano a Baldur’s Gate 3, era quella di venir schiacciato da un racconto soverchiante, fatto di eventi pregressi e una narrativa ingombrante, trovandomi a fronteggiare due universi narrativi, quello di Baldur’s Gate e quello di D&D, e finendo così in balia degli eventi, senza mai riuscire a raccapezzarmi per la troppa mole di contenuti a me sconosciuti.
Anche in questo caso Baldur’s Gate 3 mi ha sorpreso, prendendomi per mano e senza farmi mai pesare in un singolo momento questa mia mancanza. Certo conoscere i precedenti giochi, così come avere esperienza su D&D trasforma completamente l’esperienza di gioco, e non nego che questa sia cucita proprio su quella tipologia di giocatori, ma nonostante questo è riuscito a mettermi subito a mio agio, con un racconto “accessibile” anche a chi come me è completamente estraneo a certi giochi. E mi ha preso talmente tanto, da spingermi ad informarmi su certi avvenimenti, non solo leggendomi praticamente tutto quello che trovassi a giro, ma uscendo al di fuori dei confini del gioco per saperne di più su certe figure, come ad esempio proprio quella del Mind Flayer.
Un altro punto a favore di Baldur’s Gate 3 è la caratterizzazione dei suoi personaggi e della loro evoluzione caratteriale nei nostri confronti nel corso del gioco.
Le azioni che andremo a compiere o le scelte fatte influenzeranno in positivo o negativo i nostri compagni di viaggio, che arriveranno al punto di aprirsi nei nostri confronti parlandoci del loro passato o entrando nei dettagli della loro missione, che ci porterà a seguire nuove storie. E il tutto avviene in maniera così organica e credibile che non vedrete l’ora di veder comparire un’icona su uno dei vostri compagni di viaggio per conoscere nuovi sviluppi delle loro storyline.
Inutile dire che con tutte queste variabili e varianti, Baldur’s Gate 3 è un titolo mastodontico sotto l’aspetto narrativo, che non si esaurisce semplicemente con la fine del gioco, ma una volta completato vi spingerà a voler ripartire, magari affrontando l’avventura con scelte totalmente differenti rispetto alle precedenti, per scoprire cosa sarebbe potuto succedere comportandovi in tutt’altra maniera.