Better Call Saul – La Recensione della Stagione 5

Better Call Saul supera ancora una volta se stessa

È davvero difficile parlare di Better Call Saul senza cadere nel banale; è una serie che deve essere vista perché si possa a pieno capirne e gustarne la bellezza. Soprattutto, è ancora più difficile esprimersi in modo esaustivo in merito alla quinta stagione, conclusasi ieri. Una stagione che, sento di sbilanciarmi, rasenta la perfezione.

Per cominciare, i personaggi sono costruiti in maniera impeccabile. Più si va avanti, puntata dopo puntata, e più acquistano spessore.

Ma ciò che ha di veramente memorabile questa serie, è la regia. Una regia che si prende tutto il tempo, coi suoi campi lunghi, le inquadrature infinite, i ritmi ben scanditi, per dare modo alla storia di respirare. La si lascia a decantare, come si fa con un buon vino prima di essere assaporato, in questo caso, prima che si possano assaporare le sequenze di maggior pathos. Come per esempio succede nella 5×09, probabilmente una delle puntate con il finale meglio costruito nella storia di Better Call Saul… e forse anche di Breaking Bad.

Better Call Saul ha la grande capacità di renderti spettatore attivo nelle vicende dei personaggi; puoi sentire le loro ansie o il loro sollievo, in un alternarsi continuo. Mentre guardi non stai semplicemente guardando, sei lì con loro.

Questa quinta stagione si apre con la consacrazione di Jimmy (Bob Odenkirk) in Saul Goodman, deciso a cambiare nome più che altro per lasciarsi alle spalle quello che lo legava al fratello Chuck (Michael McKean). Un nome quasi maledetto, che lo aveva sempre condannato ad essere un perdente. Diventando Saul, Jimmy può finalmente usare senza paura le proprie controverse doti di avvocato e con la sua capacità di bravo venditore, comincerà a farsi conoscere negli ambienti malavitosi. La sua fama lo porterà a diventare, per caso, l’avvocato difensore di Lalo Salamanca (Tony Dalton), narcotrafficante spietato e nemico di Gus Fring (Giancarlo Esposito).

Ma Saul, benché possa sembrare che abbia la stoffa del piccolo criminale, rifugge da quel tipo di vita e anzi ne è spaventato. Il suo scopo principale, oltre a voler fare qualche soldo in più, è dimostrare a se stesso di poter uscire vincitore nelle sfide che la vita gli pone davanti. Questa sua ossessione è però anche il suo punto debole più grande, perciò quando accetta di difendere Lalo non si immagina di stare finendo in un tunnel da dove è quasi impossibile uscirne vivi.

Lalo infatti, nonostante sembri un affabile delinquente un po’ sopra le righe, nasconde un’anima e una mente da spietato assassino, che non si fa problemi a uccidere a sangue freddo, torturando i suoi nemici con perversi giochi mentali. È un calcolatore ed è proprio questo ciò che fa più paura di lui, perché sembra sempre un passo avanti a chi ha di fronte; il suo essere sicuro di sé ti fa pensare di essere spacciato. Una sola persona riuscirà a tenergli testa: Kim Wexler (Rhea Seehorn).

Kim è l’altro cuore pulsante di questa quinta stagione. Un personaggio sempre più presente, sempre più forte, che sa quello che vuole e che non ha paura di prendere decisioni, anche se azzardate. Il rapporto sentimentale che la lega a Saul, in questa stagione più che mai, si consolida, tanto da arrivare ad essere sua complice persino nella menzogna, e ciò è possibile perché entrambi sanno di conoscersi perfettamente. Vicendevolmente conoscono le proprie paure, il modo di pensare e di agire. Sono spada e scudo, scudo e spada. E la loro reciproca devota fedeltà è tra le più belle dichiarazioni d’amore mostrate sullo schermo.

Anche Kim, come Jimmy, in questa stagione subisce un cambiamento che la porterà a mutare il suo modo di farsi strada nel mondo lavorativo, escogitando strategie che poco hanno a che fare con la legge dello Stato, ma che lei reputa atte a soddisfare la sua idea di giustizia. Una giustizia a protezione dei più deboli a qualsiasi costo. A differenza di Jimmy, lei sa che può farcela e questa sua sicurezza le dà maggior fiducia nel voler portare avanti la sua battaglia, senza ripensamenti. Non ha bisogno di dimostrare niente, deve solo farlo.

Il filo conduttore di Better Call Saul e dei suoi protagonisti rimane sempre lo stesso: la voglia di libertà. Il poter essere liberi di fare ciò che li fa sentire vivi, in misura e circostanze diverse.

Vince Gilligan e Peter Gould vogliono che la storia che stanno raccontando si scopra piano, piano così da arrivare alla prossima (e ahimè ultima) stagione a chiudere il cerchio senza sbavature. Ogni cosa sarà al proprio posto e così anche Breaking Bad avrà ancora più lustro perché tutto il suo universo sarà stato ulteriormente spiegato e approfondito.

Non vediamo l’ora di poter gridare al capolavoro (perché lo sarà), tra qualche anno. Al momento ci limitiamo a farlo sottovoce.