Con Big Mouth Netflix rivoluziona ancora una volta il concetto di serie animata, usando questo format per aggirare il politically correct e portare sui nostri schermi qualcosa che non si vede molto spesso: la verità.
“Sto attraversando cambiamenti” canta la sigla e in effetti non c’è frase che riesca a riassumere meglio questa nuova serie animata di Netflix, uscita a settembre e già diventata un piccolo caso per la sua irriverenza, un’irriverenza che forse suonerà in parte familiare ai fan di South Park.
La storia raccontata da Big Mouth è molto semplice: un gruppo di ragazzini in età prepuberale è alle prese con tutto ciò che questa terribile (sì, è terribile, diciamocela tutta) età porta con sé: primi amori, primi baci, cicli mestruali e prime erezioni.
Ho detto davvero erezioni? Sì, l’ho detto.
Dimenticate i casti bacini tra i bambini di Stranger Things perché questa è Big Mouth, dove i protagonisti per dieci puntate sono tormentati dai demoni dell’ormone Connie e Maurice, sono fissati con il porno e scoprono l’effetto distruttivo della pubertà.
Tutto ciò viene raccontato senza giudizi di alcun tipo, con il linguaggio divertente e la tecnica narrativa scanzonata tipici del cartone animato, che permettono alla serie di essere molto esplicita, senza mai cadere nel morboso.
Big Mouth è quasi sconvolgente per quanto fedele alla vita reale: distrugge il falso mito portato avanti da anni di Piccoli Problemi di Cuore che vede i ragazzini come degli angioletti che quando si fidanzano al massimo si sfiorano le mani. Questa serie dice chiaro e tondo che, fondamentalmente, prima di essere uomini e donne siamo degli animali prede degli istinti, del sesso e degli ormoni e che – udite udite! – in tutto questo non c’è assolutamente niente di male.
“Ci hai provato, ma non mi ispira proprio”
Se vi state chiedendo perché dovreste guardare quella che, raccontata in questo modo, potrebbe sembrare una sorta di educazione sessuale per adolescenti molto strana, vi dico solo questo: in realtà, il vero pubblico per cui è stata pensata Big Mouth non sono gli adolescenti, ma siamo noi.
Siamo noi (mi ci metto dentro anche io, con i miei 26 anni) -che ci ricordiamo quanto ci sembrassero drammatiche queste situazioni e che le abbiamo già vissute e superate – che possiamo capire sia i ragazzini protagonisti, sia i componenti delle famiglie che hanno a che fare con loro durante la serie. In questo modo arriviamo a percepire in modo più distaccato – e quindi più obiettivo – la realtà adolescenziale che abbiamo sempre vissuto in prima persona e quella adulta, che abbiamo sempre subìto.
Concluso Big Mouth sarete più comprensivi con i vostri fratelli più piccoli e le loro paturnie e anche con i vostri genitori che, anche se non sono perfetti, dopotutto vi hanno sopportato in periodi della vostra vita in cui eravate veramente ma veramente intollerabili.
E se, guardando questa serie, farete come me e realizzerete che ormai capite più il punto di vista degli adulti rispetto a quello dei protagonisti, non vi preoccupate: non è che siete vecchi, è solo segno che quel brutto periodo è finalmente passato. O almeno potrete far finta di crederci.
In breve…perché consiglio Big Mouth:
- Perché parla apertamente di sessualità – anche quella femminile – senza mezzi termini e senza giri di parole;
- Perché è divertente, ma davvero divertente;
- Perché dimostra quanto le famiglie possano influire su un momento di fragilità come l’adolescenza;
- Perché sottolinea quanto sia importante il consenso in un rapporto;
- Perché ha delle canzoni bellissime;
- Perché è brutta, ma volutamente brutta, perché per non far passare l’adolescenza come un periodo idilliaco bisogna essere crudi, espliciti, spietati e anche – perché no? – scandalizzare.
La serie è stata rinnovata da Netflix per una seconda stagione e, sulla fiducia, io dico che ne vedremo delle belle, voi che ne pensate?