Bloodstained: Ritual of the Night – La Recensione

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Bloodstained: Ritual of the Night ci farà dimenticare (con piacere) Castlevania.

Miyamoto, Kojima, Suda51. Sono solo alcune delle eccellenze dell’industria videoludica giapponese. E se al solo pronunciarne il nome si attiva il collegamento mentale ai loro giochi più famosi, ci sono altre “stelle” meno conosciute ma altrettanto importanti.

Uno di questi Koji Igarashi, per gli “amici” Iga. Produttore, programmatore e director poliedrico, ad Iga dobbiamo una delle saghe più iconiche di sempre: Castlevania. L’importanza della serie è riconosciuta universalmente, tanto da condividere il “fratellastro” Metroid, una variazione sul tema del genere platform.

E mentre Konami sembra aver buttato alle ortiche la serie di Castlevania, prima occidentalizzandone lo sviluppo, poi approdando nelle sale giochi con dei discutibili Pachinko, Iga sembra mantenere alto l’interesse per il genere.

Ma in un mercato sempre meno incline a rischiare, Iga prende la strada del crowdfunding. Strada che per altri prima di lui, vedi Tim Schafer o Keiji Infafune, si è rivelata la mossa giusta in quel determinato momento.

La sosta obbligatoria sulla casella di Kickstarter però è un’arma a doppio taglio. L’esposizione mediatica e il riscontro del pubblico che portano a campagne di enorme successo, devono scontrarsi duramente con le alte aspettative. Ed ecco che la nuova creatura di Igarashi, Bloodstained: Ritual of the Night finisce sotto la lente d’ingrandimento dei fan, desiderosi di mettere mano su un nuovo capitolo di Castlevania, pur non essendo ufficialmente tale.

Insomma, per Iga il percorso è stato tutto in salita. E fra posticipi e cambi in corsa si è trovato costretto a rivedere un po’ i suoi piani, grazie anche al feedback degli utenti, preoccupato dello stato dei lavori del gioco.

Però Igarashi non è uno sprovveduto, e conscio di dover uscire con un titolo degno della sua “fama” è ricorso ai rinforzi per riportare in carreggiata uno sviluppo fin troppo travagliato, facendosi affiancare in corsa dai ragazzi di WayForward.

E mentre si temeva al disastro annunciato, una situazione che ricordava in parte quella di Mighty No. 9, gioco alla mano possiamo tirare un sospiro di sollievo.

Bloodstained è il Clastlevania che tanto desideravamo e che finalmente diventa realtà.

Versione Testata: PlayStation 4 Pro

La storia di Bloodstained: Ritual of the Night inizia 10 anni prima, in un prequel 8-bit che racconta la storia di due fratelli, Miriam e Gabel, due Sharbinder. Gli Sharbinder sono creature nate dalla mano umana degli alchimisti, uno strumento per poter controllare il potere dei demoni. Purtroppo però i due giovani sono pedine di un gioco al di sopra della loro volontà, che li porterà a schierarsi l’una contro l’altro, in un gioco al massacro.

A noi toccherà il controllo di Miriam, risvegliatasi dopo anni di sonno e costretta ad imbarcarsi per un viaggio per fermare il fratello, pronto a sterminare l’umanità con un’armata di spietati demoni.

È vero, mancano le drammatiche faide familiari di Dracula e Alucard, o le vicende dei Belmont, ma il feeling di Castlevania trasuda da tutti i pori digitali del gioco. Iga si dimostra quindi un abile cantastorie, riuscendo nel compito di dare il via ad una nuova ed avvincente saga, che già da questo capitolo abbraccia sotto la sua ala tutti gli orfani della serie Konami.

Di demoni e altre mostruosità

Essendo una Sharbinder, racchiude in sé l’abilità di assimilare il potere dei demoni. Questi, una volta uccisi, rilasceranno un frammento della loro essenza, che trafiggendoci ci permetterà di sfruttare le loro caratteristiche uniche in battaglia.

La personalizzazione di Miriam avverrà quindi ad uso e consumo del nostro stile di combattimento, e viaggia di pari passo con l’arma equipaggiata.

Potremo evocare proiettili, o altri nemici, o ancora scudi o armi da lancio. Ogni mosto donerà un potere diverso e questi varieranno fra skill attive o passive, che migliorano le doti combattive ed esplorative. Fra i frammenti equipaggiabili non mancano poi i Famigli, esseri che staranno al nostro fianco ed intervengono in autonomia, coprendoci le spalle.

Bloodstained propone anche un sistema di crafting e potenziamento che sfrutta gli oggetti e i frammenti raccolti. Oltre a creare i già citati equipaggiamenti, che migliorano le statistiche fisiche del nostro personaggi o consumabili destinati alla cura, potremo migliorare i frammenti rendendoli più potenti ed efficaci in battaglia.

Gli scontri poi traggono vantaggio da tutto lo spettro di personalizzazioni che possono essere applicate su Miriam e che cambieranno profondamente il combat system. Dai coltelli, meno letali ma decisamente più veloci, a spade e spadoni, ognuno con animazioni e hitbox differenti, fino ad armi a distanza, meno impattanti in termini di danni ma adatte alle situazioni meno sicure. Nel nostro viaggio sarà possibile trovare anche delle librerie. Queste conterranno non solo preziosi approfondimenti della storia, ma anche alcune mosse speciali da utilizzare con determinate armi.

Potremmo poi sbizzarrirci a creare la build più adatta alle nostre esigenze, e la possibilità di modificare al volo alcuni set diventa di importanza strategica ai fini dello scontro. Uccidendo i nemici saliremo di livello, con incrementi delle statistiche, e non solo. Anche i vari frammenti saliranno di grado, così da migliorarne l’efficacia.

Sinfonie della notte, rondò di sangue

Croce e delizia di Bloodstained è il suo gamplay che si rifà ai classici del genere, su tutti proprio Castlevania. La mappa è generosa e ben estesa, con le varie aree del castello interconnesse da loro. Numerose anche le zone segrete, nascoste dietro pareti distruttibili che celano passaggi a nuove stanze o preziosi collezionabili.  Il backtracking è ovviamente presente, imprescindibile dal genere dei metroidvania, ma nuove scorciatoie e i teleport che potremo attivare rendono l’esplorazione abbastanza snella.

Il level design da il meglio di sé nelle fasi avanzate, dove mostra i muscoli e mette alla prova le nostre abilità esplorative, che necessitano dei nuovi poteri di Miriam per poter andare oltre.

Questi sono ottenibili sconfiggendo i boss e permetteranno alla Sharbinder di accedere alle nuove aree. Dall’immancabile doppio salto, al potere di smaterializzarsi e passare in percorsi altrimenti inaccessibili, alla capacità di ribaltare la gravità e rivoluzionare l’area di gioco.

La varietà di situazioni è alta, e le idee non mancano assolutamente. Bloodstained: Ritual of the Night è un titolo che si ispira senza dubbio ai canoni del genere, riuscendo però ad avere la sua impronta. La firma di Iga è riconoscibile per i suoi fan e la decina di ore passate ad esplorare il castello, affrontando  demoni, scorreranno velocemente in maniera spensierata.

Il gioco offre anche un buon livello di sfida, con alcuni passaggi che richiedono più di tentativo per essere superati, o con i boss, mai troppo da sottovalutare. E per chi cerca una sfida maggiore è doveroso completare tutta la mappa al 100%, recuperando gli equipaggiamenti più potenti e sconfiggendo i boss segreti, per poi dedicarsi a nuove run, magari scegliendo di affrontare il temibile livello Nightmare.

Bellezza gotica. 

Uno degli aspetti più critici di Bloodstained: Ritual of the Night nelle sue prime fasi è stato il comparto tecnico. Tanto che dopo i primi feedback ricevuti, uno dei primi aspetti ad essere rivisto è stato proprio quello. In questo caso le critiche sono servite e i miglioramenti si notano. Bloodstained è un platform bidimensionale, mosso da un motore 3D, in questo caso l’Unreal Engine 4. La resa finale è più che buona, con set di animazioni curate, sia per Miriam che per il bestiario.

Anche la varietà di ambienti spazia su più situazioni più o meno classiche, tutte legate da un filo conduttore che è il tema gotico. Dove non impressiona però è nell’uso di diverse texture e shader, non sempre all’altezza e da un frame rate ballerino, che ci mette i bastoni fra le ruote in più di un occasione (anche su PS4 Pro). Questo è forse l’unico vero aspetto criticabile del gioco, che forse avrebbe potuto rendere meglio optando per un classico 2D pixelloso, proprio come i suo antenati.

Se tecnicamente assistiamo a qualche scivolone, artisticamente Bloodstained è intoccabile. Le musiche richiamano alla memoria le sinfonie del passato di Iga, viaggiando come con la grafica, su quel filo gotico che lo avvolge dall’inizio alla fine. Di qualità anche il doppiaggio, che offre sia il dub inglese, sia la traccia originale giapponese. Proprio in quello inglese va segnalata la presenza di un volto noto. Troviamo infatti David Hayter, la storica voce di Solid Snake di Metal Gear, qua a dare la parola a Zangetsu, uno dei personaggi chiave del gioco.

Bloodstained: Ritual of the Night è disponibile dallo scorso 18 Giugno su PlayStation 4, XBox One, Nintendo Switch e PC al prezzo di €39,99.