Cobra Kai conclude la sua corsa con la parte finale della stagione 6, tra conferme e battaglie tanto attese.
Johnny Lawrence è il Cobra Kai. Questa Stagione 6 che si conclude quest’oggi su Netflix, torna alle origini del dojo nero e giallo. Rimette al centro il personaggio di William Zabka, che è riuscito a conquistare una larga fetta di pubblico prima scontrandosi e poi alleandosi con il Daniel LaRusso di Ralph Macchio, lo storico protagonista di Karate Kid. Oggi l’avventura finisce con gli ultimi 5 episodi della stagione 6, divisa inutilmente in tre parti dalla piattaforma. Un’ultima stagione di Cobra Kai che avrebbe beneficiato di una distribuzione migliore e non così centellinata. Affrontiamoci quindi ancora una volta sul tatami, con la recensione in anteprima (e senza spoiler) della parte 3 della stagione 6 di Cobra Kai.
Cobra Kai non muore mai
Ripartiamo qualche mese dopo i tragici eventi che hanno interrotto bruscamente il Sekai Taikai, la competizione di karate mondiale a cui i ragazzi del Miyagi-do hanno partecipato in questa stagione 6. Il torneo deve elegger ei suoi vincitori, nonostante quello che sia successo, ma non lo farà più a Barcellona, ma proprio nella Valley. Daniel è ancora scosso e non pensa sia una buona idea, mentre Johnny, che sta per diventare di nuovo padre, vorrebbe cogliere al balzo l’occasione.
Ovviamente, essendo gli ultimi cinque episodi, vengono chiuse (chi bene chi meno) tutte le sottotrame che ci stiamo trascinando dallo scorso anno. Il segreto di Miyagi, il futuro dei ragazzi e ovviamente, lo scopo di Johnny Lawrence. Questi ultimi cinque episodi di Cobra Kai tornano al cuore della serie, dando un futuro a ognuno dei propri protagonisti.
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Si tratta di un racconto positivo, non aspettatevi troppi sacrifici drammatici, perchè non è quello che la serie vuole raccontare. La serie finisce nel modo più ottimale possibile, senza colpi di scena inaspettati o camei a sorpresa. Gli scontri rimasti sono tutti ben coreografati, un’altra delle certezze della serie tv. Riportando sul tatami alcune delle rivalità più importanti, Cobra Kai cerca di dare l’ultimo dono ai fandi Karate Kid.
La zona di comfort
Con questa stagione 6 di Cobra Kai, che Netflix ha voluto inutilmente dividere in tre parti, sembra che gran parte del pubblico abbia scoperto i punti di forza e i punti deboli dello show. Uno show che fin dal prim oepisodio ci ha insegnato che il Karate è una roba seria, ma solo per i membri dei vari dojo, che sono visti come dei pazzi esagitati da chiunque sano di mente li circondi, fino a quando non verranno travolti anche loro dal vortice del karate e della follia. In questi anni abbiamo visto allenanze nascere e sfaldarsi, amori, tradimenti , tutti gli ingredienti di una soap opera, conditi però con le botte e soprattutto con un rispetto verso il materiale originale. Certo, ci sono state scelte discutibili, ma lo show ha sempre tenuto fede alle sue origini. Forse è un po’ troppo tardi accorgersi dei difetti durante la stagione finale.
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Nel corso delle sue sei stagioni, Cobra Kai è sempre rimasto nella sua fotografia e regia basilare. Anche in questi ultimi episodi, scontri a parte, la regia resta senza infamia e senza lode e con quella colorazione accesa che fa tanto telenovela ma che caratterizza allo stesso tempo lo show. Sarebbe stato strano trovarsi di fronte a qualcosa di completamente diverso proprio sul finale.
Cobra Kai finisce lì dove era cominciata, con Johnny Lawrence, il suo vero protagonista. Un commiato positivo e pensato per i fan dell’universo di Karate Kid, con scelte prevedibili ma coerenti con quanto fatto negli scorsi anni. La serie di Hurwitz, Schlossberg e Heald ha mostrato come ripescare un brand e dargli nuova linfa vitale, compito che ora spetterà al film in uscita a maggio 2025. Cobra Kai mi mancherà, ma al momento non posso immaginarmi un finale migliore (possibile e coerente) di questo.