Cuties, ecco la recensione del film premiato al Sundance Festival
Cuties, disponibile su Netflix dal 9 settembre scorso, è il film accusato di sessualizzare le bambine. Tutto è cominciato quando il colosso dello streaming ha reso nota la locandina promozionale, dove le quattro ragazzine protagoniste sono state ritratte in una posa provocante e perciò di cattivo gusto. A niente sono bastate le scuse di Netflix e la rimozione del poster, gli utenti del web si sono comunque opposti, proponendo di boicottare il film.
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Ma siamo sicuri che la pellicola abbia come scopo quello di veicolare questo tipo di messaggio? Boicottare qualcosa a scatola chiusa non è mai la scelta migliore; è necessario conoscere e informarsi prima di esprime un giudizio su, in questo caso, un film. E oggi più che mai è importante ribadirlo.
Innanzitutto, è bene inquadrare il contesto in cui la storia è ambientata e soprattutto è necessario essere a conoscenza di cosa voglia raccontare.
Protagonista di Cuties l’undicenne Amy, interpretata da una bravissima Fathia Youssouf, che rimane affascinata da un gruppo di ragazze aspiranti ballerine di twerking. Arrivata da poco in città, spera di entrare a far parte di quel club esclusivo, per fuggire da un ambiente familiare in cui non si riconosce e che trova soffocante. Il padre, poligamo, sta per sposare un’altra donna che arriverà ad abitare insieme a lei; la zia è severa e ligia al dovere; la madre è profondamente depressa per via del senso di colpa che prova verso Allah e l’Islam perché sa di non approvare in cuor suo la nuova storia del marito; e il fratellino piccolo, una peste a cui deve badare da sola. Così Amy, decisa a evadere da questa realtà, inizia a scoprire la sua femminilità grazie al ballo, scontrandosi però con i dogmi della fede musulmana a cui la sua famiglia è molto devota.
Il film è un vero e proprio viaggio nella mente della protagonista, in lotta per farsi accettare dagli altri, in una società contemporanea in cui l’apparenza e il bisogno di essere protagonisti sembrano essere gli scopi più importanti a cui ambire. Ma non c’è solo questo; si parla anche di scoperta di sé, in una fase della vita dove sentiamo in modo particolare il peso delle nostre fragilità e di come il corpo e le emozioni cambiano in una donna quando raggiungono la maturità. Non ultimo, Cuties fa – anche se indirettamente – un’aspra critica all’oggettivizzazione del corpo femminile ma, a differenza di altre pellicole o serie in cui spesso viene spiegato cosa sia giusto o cosa no, Cuties non ha paura di mostrarlo direttamente, senza perdersi in moralismi di sorta. Forse è per questo motivo che non è stato capito, o che è stato frainteso: non necessariamente mostrare in un prodotto audiovisivo comportamenti sbagliati è sinonimo, da parte del regista, di consenso. Anzi, ritengo che in molti casi mostrare qualcosa per come è veramente, aiuti meglio lo spettatore a comprendere il problema. Certo è necessario avere il giusto spirito critico.
Ma la potenza di Cuties è anche questo, il volerci far vedere il dualismo di queste giovani donne in cerca di se stesse; che da un lato danno vita a balletti adulti e poco credibili – dove loro stesse sono in imbarazzo – ma che dall’altro non sono ancora pronte a rinunciare alla parte infantile che è in loro. Bellissima la scena dove Amy e Angelica (Medina El Aidi) si ritrovano a scherzare con la bocca piena di orsetti gommosi; o quella dove le quattro amiche si riconcorrono con le borse piene di vestiti, lanciando coriandoli.
Dal punto di vista della costruzione generale della narrazione invece, Cuties non è esente da difetti. Avrei preferito che fossero state approfondite, magari con delle trame lineari alle principali, anche le storie delle altre ragazze, le amiche di Amy. Sapere i loro trascorsi, gli ambienti dai quali arrivavano, forse avrebbe conferito maggiore completezza al film. Ma probabilmente questo non era l’intento della regista, Maimouna Doucouré, che non solo ha diretto, ma ha anche scritto, una pellicola che potrebbe davvero servire da esempio alle generazioni di oggi e quelle future.
Infine, Cuties ha un ritmo veloce e avvincente, che tuttavia non annoia ma anzi – come avrete capito – fa tanto riflettere, forse inaspettatamente.
Il mio consiglio: andate oltre le petizioni e concedetegli una possibilità.