Da che parte stai? – La Recensione

Da che parte stai?

La memoria come responsabilità: un fumetto che riporta alla luce ferite, volti e scelte che hanno segnato l’Italia.

Negli ultimi anni il panorama del fumetto italiano ha conosciuto una trasformazione profonda: gli autori hanno sperimentato linguaggi nuovi, si sono confrontati con temi impegnativi e hanno cercato modi più maturi per interrogare il nostro passato collettivo. In questo contesto in movimento si colloca Da che parte stai? Tutti siamo chiamati a scegliere, pubblicato da Tunué e firmato da Emiliano Pagani alla sceneggiatura, Alessio Pasquini al soggetto e Loris De Marco ai disegni. L’opera non si limita a ricostruire la biografia di Pietro Grasso, ma la utilizza come punto d’ingresso per rimettere al centro una memoria spesso scomoda, segnata da ferite aperte e da un coraggio civile troppo facilmente dimenticato.

Tante storie collegate da un unico fil rouge

L’opera non ricostruisce semplicemente vicende note, ma le riattraversa dal punto di vista di chi le ha vissute in prima persona o ne ha percepito le conseguenze fin dall’infanzia. In questo modo prende forma una narrazione che mette in relazione passato, presente e in parte futuro, mostrando come alcune scelte possano diventare determinanti in un contesto sociale segnato da violenza e omertà.

Il graphic novel introduce tre figure ancora giovani, ma già collocate dentro un clima in cui il silenzio pesa più dei discorsi: il piccolo Pietro, cresciuto in una Sicilia in cui l’invisibilità della mafia era parte del quotidiano; Giuseppe Letizia, che ha pagato con la vita l’essere presente nel posto sbagliato nel momento sbagliato assistendo all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto; e Maurilio, circondato da una famiglia che cerca di proteggere la normalità in mezzo alle tensioni del lavoro del padre. Questi percorsi, apparentemente distanti, finiscono col costruire un unico filo narrativo che interroga il lettore su cosa significhi convivere con una minaccia che non sempre si vede ma che condiziona ogni gesto.

Da che parte stai?

La vicenda attraversa poi alcuni dei momenti più complessi della storia repubblicana: dal progressivo emergere del fenomeno mafioso alla preparazione del maxiprocesso, fino alle stragi che hanno segnato un punto di non ritorno nella percezione collettiva della criminalità organizzata. Gli autori scelgono di non insistere sull’aspetto tecnico delle indagini, preferendo mettere in scena il lato umano: il peso delle scelte, la paura, il senso del dovere, l’isolamento di chi decide di opporsi.

Le pagine dedicate alle stragi evitano ogni retorica: rappresentano l’impatto di quegli eventi come una frattura che ha cambiato per sempre le vite di chi li ha attraversati e di chi ne porta ancora oggi il ricordo. L’elenco dei nomi che compare nell’opera non è un rituale commemorativo, ma un modo per ricordare che dietro ogni tragedia ci sono persone reali, famiglie, percorsi improvvisamente interrotti. In particolare stiamo parlando di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e poi Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.

Da che parte stai?

Da che parte stai? affronta anche la stagione delle bombe del 1993 a Firenze, Roma e Milano, ricordando come la strategia criminale mafiosa abbia colpito anche il patrimonio artistico nazionale e figure di spicco dello spettacolo come Maurizio Costanzo oltre allo Stato. Pur senza addentrarsi nei dettagli investigativi e giudiziari, ancora oggetto di approfondimento, l’opera riesce a stimolare domande e dubbi, spingendo il lettore a informarsi e a interrogarsi sulle zone d’ombra ancora irrisolte.

Ci sono momenti anche molto toccanti in cui il fumetto si concentra sul passaggio generazionale, mostrando come il lascito di quegli anni non sia soltanto un insieme di ricordi, ma una domanda ancora aperta rivolta a chi vive oggi. La storia di Maurilio, che anni dopo si troverà a incrociare professionalmente una delle figure più controverse del periodo delle stragi, ovvero, Giovanni Brusca, diventa una riflessione sulla natura del servizio allo Stato e sulla necessità di non sottrarsi alla memoria, anche quando è scomoda.

La componente estetica

La parte visiva, poi, è uno degli elementi più incisivi del racconto. Il tratto di Loris De Marco, essenziale ma espressivo, dà forma a un mondo che alterna delicatezza e durezza, con colori che sottolineano i contrasti tra la dimensione familiare e quella pubblica, tra la serenità di alcuni momenti e l’angoscia che accompagna le pagine più drammatiche.

Da che parte stai?

L’effetto complessivo è quello di un’opera che non cerca il sensazionalismo, ma che vuole far emergere la complessità delle scelte compiute dai protagonisti. Alle linee dolci, ma nette, si affianca un uso calibrato e funzionale dei colori: le palette fredde dominano gli episodi più cupi, mentre i toni più caldi e luminosi emergono nelle scene familiari.

Anche il colore svolge un ruolo narrativo determinante e i toni sono scelti per suggerire emozioni e atmosfere. Le pagine più buie della storia sono percorse da palette fredde, dominate da blu, verdi spenti e grigi che comunicano solitudine, pericolo o tensione. Le sequenze familiari o i rari momenti di serenità, al contrario, si illuminano attraverso cromie calde e meno sature, che restituiscono un senso di intimità, quasi una parentesi protetta dentro un contesto ostile. Quando la narrazione arriva ai punti più drammatici, i colori si appiattiscono e si incupiscono, come se anche le tavole faticassero a sopportare il peso di ciò che rappresentano.

Conclusioni

Nel complesso, Da che parte stai? non si limita a recuperare un passato doloroso, ma lo trasforma in un invito alla consapevolezza. È un testo pensato anche per i lettori più giovani, affinché possano capire come le scelte individuali si intrecciano con la storia collettiva e perché certi temi non debbano essere confinati alle ricorrenze ufficiali. È un’opera che chiede di prendere posizione, senza moralismi, ma con la chiarezza di chi sa che la memoria è un terreno fragile, che necessita di cura costante per non diventare un semplice ricordo sfumato.