Destiny Connect: Tick-Tock Travelers – La Recensione

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Il 2019 sembrava abbastanza tranquillo riguardo le uscite di JRPG, rivelandosi invece un’annata ricca che fra porting e remake ha saputo proporre anche qualche titolo originale e di rilievo. Fra questi, ad attirare la nostra attenzione spiccava Destiny Connect: Tick-Tock Travelers, JRPG di NIS America in uscita il prossimo 25 Ottobre su PlayStation 4 e Nintendo Switch.

Siete pronti ad intraprendere un viaggio nel tempo per salvare il mondo?

Versione Testata: PlayStation 4 Pro

Back to the future

È il 31 Dicembre 1999 e gli abitanti di Clocknee si apprestano a dare il benvenuto al nuovo anno. Fra questi troviamo Sherry, una ragazzina di 10 anni, e sua madre. All’improvviso però, allo scoccare della mezzanotte succede qualcosa di imprevisto. Il tempo si ferma, così come ogni persona che era li a festeggiare, e le macchine, una volta amichevoli automi creati per rendere migliore la vita dell’uomo si animano diventando pericolosi portatori di morte.

Sembra non esserci un futuro per Clocknee, ed è qua che succede l’impensabile. Sherry e sua madre risentono dell’influsso del tempo, e dopo essere riuscite a scappare a casa, la ragazzina scopre nell’ufficio del padre qualcosa che potrebbe aiutarla a salvare Clocknee. Si tratta di Isaac, un robottone giallo il cui scopo è quello di proteggere Sherry ad ogni costo.

Dopo lo stupore e l’incredulità iniziale, Sherry inizia ad avere un quadro più chiaro della situazione, scoprendo che ci sono altri sopravvissuta agli effetti del tempo, come lo spaurito Pegreo, amico d’infanzia di Sherry, o il Dottor Cheatstein, una sorta di Doc Brown “de noartri” che le spiegherà che Isaac è in realtà una macchina del tempo, e che può essere usato per capire le cause del loro problema e trovare una soluzione per risolverlo.

Così Sherry, Pegreo e Isaac si imbarcano per un viaggio nel tempo che li porterà a visitare la Clocknee degli anni ’70 e scoprire cosa si cela dietro allo stop temporale della loro epoca.

The Butterfly Effect

La storia di Destiny Connect: Tick-Tock Travelers parte da qua, con il viaggio di Sherry e compagni nel passato. Quello dei viaggi nel tempo è un tema spesso ricorrente nei JRPG sebbene non sia così facile da sviluppare per creare un racconto efficace. E Destiny Connect soffre un po’ di questo fenomeno affrontando l’argomento con fin troppa leggerezza e senza preoccuparsi troppo di creare paradossi temporali o pensare al così detto “effetto farfalla”, dove ogni cambiamento, seppur minimo, porta a conseguenze inimmaginabili.

Sherry si ritrova quindi a tornare indietro di 30 anni, in una Clocknee abitata dai suoi genitori da giovani. Proprio il padre, poco più che adolescente, si unirà a noi nell’avventura ed è qua che a livello di storia che il gioco non si preoccupa troppo delle “regole” sui viaggi temporali fregandosene un po’ di paradossi ed eventuali incongruenze. Forse il vero problema è lo spazio dato agli altri comprimari dell’avventura, veramente troppo marginale, che quasi li cancella dalla trama in più di un passaggio senza dargli il dovuto spazio. Soprattutto Altana, un misterioso ragazzo proveniente da un futuro dove la città di Clocknee e l’umanità sono state spazzate via (Trunks sei tu?), sembra quasi essere stato inserito a forza nell’intreccio narrativo, senza dare un apporto concreto a tutta l’avventura.

Nonostante il potenziale Destiny Connect non riesce ad esprimersi mai a pieno, mostrando il fianco in più di un occasione con una storia tutto sommato carina, ma fin troppo prevedibile in quelli che dovrebbero essere i colpi di scena chiave del gioco. Tra l’altro Destiny Connect è un titolo molto rigido per quanto riguarda il racconto, interamente story driven e lineare, e al giocatore non viene data alcuna possibilità fuori dalla trama principale, che può essere completata in un arco di tempo che varia dalle 20 alle 30 ore, in base a quanto vi dedicherete al potenziamento del vostro party. Una durata abbastanza “sottotono” per un JRPG nel quale è completamente assente qualsiasi attività secondaria, come ad esempio le sub quest, eliminate in toto da tutto l’ecosistema.

A spasso nel tempo

Destiny Connect è un JRPG strutturalmente molto classico, sia nelle meccaniche che nel suo svolgimento. I combattimenti avvengono a turni, seguendo una timeline che determina la sequenza d’attacco dei membri del party e dei nemici. Durante la nostra fase ogni personaggio può sfruttare diverse opzioni, come un normale colpo fisico usando l’arma impugnata, difendersi, utilizzare oggetti curativi e di supporto, o ben più efficace, una dette tante abilità.

Le skill sono il frutto dello sviluppo del personaggio che permettono di espandere le abilità combattive dei nostri “eroi”, e possono essere sbloccate attraverso una griglia nella quale andranno inseriti degli ingranaggi (a loro volta craftabili con dei pezzi lasciati dai nemici) che via via ci faranno accedere ad abilità sempre più potenti. Gli ingranaggi poi sono divisi in 3 categorie di qualità e a seconda del tipo inserito, modificheranno alcuni valori del personaggio. Sempre riguardo le modifiche, oltre alla possibilità di intervenire sull’inventario, così da migliorarne le statistiche, potremo agire anche sulle abilità stesse, aumentandone la potenza (indicata da 1 a 5) utilizzando appositi oggetti, rendendo la portata e la potenza degli attacchi man mano sempre più devastanti.

In campo possono scendere un massimo di 3 combattenti, ma solo 2 potranno essere sostituiti nel corso dell’avventura. Infatti Isaac sarà una costante di Destiny Connect e non potrà mai essere sostiutito in combattimento. Anzi dovremo fare in modo di proteggerlo costantemente ed evitare che venga sconfitto, pena il game over. Isaac però è un personaggio chiave per quanto riguarda i combattimenti e passate le prime ore scopriremo un nuovo potere che lo renderà una macchian da guerra inarrestabile.

Installando degli speciali ingranaggi Isaac sarà in grado di sbloccare nuovi poteri e cambiare forma. Per ogni nuova forma corrispondono abilità e statistiche diverse. Ad esempio trasformandosi in un pompiere (Rescue Form) vedrà un aumento delle capacità difensive, così come ci sarà una maggiore attenzione verso skill curative e di supporto. Al contrario la forma del samurai spingerà sull’attacco e il potenziamento di squadra, mentre il pistolero (Outlaw Form) punterà sugli attacchi elementali, sfruttando le debolezze dei nemici. 6 forme diverse per altrettanti costumi, da scoprire e potenziare per avere la meglio durante gli scontri più difficili. Sarà infatti proprio contro i boss che questo sistema avrà più efficacia, e sarà doverso cambiare spesso per riuscire a scalfire la loro salute.

Come abbiamo detto essendo tutto molto guidato, oltre alla storia principale non c’è molto altro da fare. Anche l’esplorazione risente di questi limiti, e dungeon e ambientazioni sono molto basilari, spesso dei lunghi corridoi con qualche cassa da aprire e poco più. L’unico stimolo alla ricerca è dato da alcuni collezionabili, degli oggetti di scambio per ottenere nei nuovi outfit per Sherry. Purtroppo nulla di realmente stimolante oltre al fatto che sono abbastanza ostici da trovare, tanto che spesso vi capiterà di raccoglierli in maniera molto casuale.

La ragazza che saltava nel tempo

Fin dal suo annuncio Destiny Connect ci ha ricordato i lavori di Level-5. Sia nelle tematiche (i viaggi nel tempo sono spesso un espediente usato nelle loro opere), sia nell’aspetto grafico.

Proprio questo è un elemento sul quale ci vogliamo soffermare e che merita un approfondimento. In generale l’approccio scelto è buono, ma andando a spulciare a fondo ci si accorge di qualcosa che non convince a pieno. E a farlo è proprio il design dei personaggi, con un’estetica che spinge troppo sul superdeformed, troppo caricaturiale e che mal si sposa con il resto. Colpa forse delle animazioni facciali, spesso innaturali o della semplice realizzazione tecnica, che spesso li fa sembrare degli spentissimi bambolotti splasticosi.

Al contrario Isaac e le altre macchine mortali godono di un design azzeccatissimo che li rende decisamente superiori ai modelli dei personaggi umani. Purtroppo però sul fronte del design è stato fatto il minimo sindacale, e dopo il primo assaggio iniziale i modelli dei nemici subisce un riciclo imbarazzante, con pochi cambi estetici e semplici reskin, boss compresi. Destiny Connect è sicuramente un progetto low budget, e a rimarcarlo ci pensa il prezzo di vendita, che al lancio non supera i 40 euro. Questo in parte non giustifica il lavoro svolto ed evidenzia che poteva essere fatto qualche sforzo in più, specie nella realizzazione di Clocknee, inutilmente vuota vista l’assenza o quasi di qualsiasi forma esplorativa.

Assente il doppiaggio, questo viene rimpiazzato da una buona colonna sonora, che spazia vari generi musicali per offrirci, almeno dal lato sonoro, un’esperienza ricca e variegata.

Destiny Connect arriva su PlayStation 4 e Nintendo Switch adattati solamente in inglese, ma non fatevene un problema. Il tenore dell’avventura è abbastanza leggero, così come il livello dei dialoghi, molto “basic” e facilmente comprensibili da tutti.