Non nascondiamo di esserci avvicinati a Divinity: Original Sin II con discreto timore reverenziale, trattandosi di una di quelle rare opere capaci di fare da spartiacque tra i titoli che sono venuti prima e quelli che verranno poi.
Ma partiamo dall’inizio.
Un passaggio obbligatorio per gli amanti degli RPG, occidentali o orientali che siano, dovrebbe essere quello di sperimentare almeno una volta nella vita la magia che si cela dietro i giochi di ruolo cartacei (in stile Dungeons & Dragons, per dire). La totale libertà di gioco concessa al giocatore, la cura riposta nella crescita del personaggio, la possibilità di personalizzare la propria esperienza in modo assoluto e, cosa non da poco, il fatto di dover interagire con altri giocatori rendono l’esperienza di questo questo tipo di prodotti una vera e propria scoperta del Sacro Graal. Tornare indietro alle “ridotte” possibilità videoludiche, spesso, non è affatto semplice, complice una vasta gamma di regole che, per forza di cose, i videogiochi devono seguire.
Ma non sempre le cose vanno come si può pensare.
Divinity: Original Sin II Definitive Edition (da qui chiamato anche Divinity: Original Sin II per comodità) riesce a non sfigurare davanti a una complessa campagna di D&D, presentando una varietà di situazioni e di possibilità che, semplicemente, stabiliscono un nuovo metro di misura per l’industria. Dopo aver conquistato i giocatori PC e, lo scorso anno, anche i possessori di PlayStation 4 e Xbox One, Divinity: Original Sin II approda anche su Nintendo Switch, cercando di far funzionare il tutto nonostante le limitazioni tecniche dell’hardware. Ce l’avranno fatta gli sviluppatori oppure dobbiamo prepararci a caricamenti estenuanti e un gameplay del tutto compromesso?
Quando giocatore e master coincidono
Divinity: Original Sin II Complete Edition si colloca, narrativamente, secoli dopo le avventure del primo (notevole) capitolo della serie, riportando le avventure dei nostri precedenti personaggi come fossero leggende di un altro tempo. Il mondo di Rivellon, però, è cambiato e ora è nuovamente in pericolo, minacciato da forze oscure fuoriuscite da una dimensione nota come Void. Questo è solamente un frammento di una trama che, semplicemente, non può essere riassunta senza entrare nello specifico e, soprattutto, nel soggettivo. Ogni singolo sviluppo di trama, infatti, verrà influenzato dalle nostre gesta e dalle nostre scelte, rendendo l’avventura unica per ogni giocatore, che si troverà spiazzato davanti alle possibilità offerte dal titolo targato Larian Games.
Una volta preso in mano il controller, si potrà creare il proprio personaggio o scegliere tra quelli già esistenti e inseriti nella lore del gioco. Ancora prima di cominciare l’avventura, si apre così una quantità di possibilità che potrebbe confondere l’utente meno pratico del genere dei GDR. Nel caso si decidesse di utilizzare i personaggi già pronti (che vantano razza, trama, psicologia e abilità completamente differenti tra loro), si andrebbe incontro a una storia finalizzata a uno dei loro obiettivi, che saranno comunque condizionati dalle azioni che compiremo nel corso dell’avventura. Se, invece, decidessimo di creare un nuovo eroe, ci troveremmo di fronte a un editor del personaggio che sembra fuoriuscire direttamente dalla carta stampata di un manuale di Dungeons & Dragons. Il giocatore, infatti, dovrà non solo scegliere il background e il lato estetico del personaggio, ma anche personalizzare una vasta serie di abilità che, ne siamo certi, potrebbe investire almeno un’ora del vostro tempo. Tutti gli altri personaggi già esistenti, inoltre, potranno essere incontrati nel corso del gioco e, in base a cosa deciderete di fare, unirsi al vostro party. Party che, a differenza di tanti altri titoli, sarà davvero attivo nel corso del gioco e con il quale potrete parlare sia per prendere decisioni importanti che per fare quattro chiacchiere riguardo la nuova area appena scoperta.
Per quanto riguarda la qualità generale della scrittura, sappiate che ci troviamo semplicemente al top di gamma per il genere. Non fatevi ingannare dall’atmosfera fantasy vecchio stile, perché Divinity: Original Sin II riesce a mettere in piedi una trama moderna, carismatica, ricca di colpi di scena e, soprattutto, scritta in modo magistrale. Ogni singolo dialogo sembra fuoriuscire da uno dei migliori romanzi sul mercato e la presenza di una voce narrante (il “master” della situazione) contribuisce a dare un’atmosfera unica a tutta la produzione.
Siete pronti a vivere a Rivellon?
Divinity: Original Sin II Complete Edition porta su Nintendo Switch una delle esperienze videoludiche più vaste degli ultimi anni, con più di 100 ore di possibili attività a disposizione anche del giocatore più esigente. Il combat system del titolo targato Larian Games è tanto semplice da comprendere, quanto difficile da padroneggiare. Si tratta di un sistema di scontri a turni che, come nel più classico degli RPG, presenta su schermo l’ordine nel quale agiranno i vari personaggi in campo. Il giocatore, che potrà controllarne sino a quattro, dovrà ponderare con attenzione ogni scelta, perché questa comporterà un consumo di “punti azione” che, nel caso finissero, farebbero passare il turno al combattente successivo. Anche muoversi nel campo di battaglia, ovviamente, influenza i suddetti punti azione, consumandone di più o di meno in base a quanto lontano decideremo di muoverci.
A questo, ovviamente, fa seguito una mastodontica gestione di abilità, potenziamenti, statistiche e equipaggiamento paragonabile al più complesso gioco di ruolo cartaceo, ma che, grazie a tutorial sempre presenti e mai invasivi, vi entrerà sottopelle con naturalezza e senza alcuno sforzo. Bisogna però rendersi conto sin da subito che un buon 30% del gioco lo passerete a navigare tra i menù di gioco, quindi, se non siete quel tipo di giocatore che prova un piacere fisico nella gestione maniacale del proprio inventario, potreste trovare il tutto leggermente troppo complesso.
Un plauso ai ragazzi di Larian Games, inoltre, per aver trasposto un titolo chiaramente pensato per il mercato PC (inutile negarlo) in un prodotto che non sfigura minimamente su console e che risulta altamente giocabile anche pad alla mano. Si tratta di un’operazione all’apparenza banale, ma vi basteranno pochi minuti di gioco per comprenderne la portata e la difficoltà nel gestire tutta la miriade di elementi che Divinity: Original Sin II propone continuamente al giocatore. È inoltre possibile condividere l’avventura con i propri amici, online e non, con un comodo sistema multigiocatore che permetterà ai vostri compagni di avventure di entrare e uscire dalla partita con estrema semplicità, senza obbligare l’utente principale a riavviare la quest o a tornare nel menù principale.
Come già descritto nella sezione dedicata alla narrativa, il punto di forza delle nuove avventure ambientate a Rivellon è proprio quello di dare al giocatore la possibilità di fare qualsiasi cosa gli passi per la testa. Rubare, attaccare passanti, risolvere conflitti con le parole, manipolare mentalmente i personaggi e chi più ne ha più ne metta. Vi capiterà spesso di stupirvi per la moltitudine di scelte disponibili, cosa che garantisce al giocatore di trovare sempre il proprio modo di interagire con il mondo di gioco. Mondo di gioco che, tra le altre cose, reagisce anche in modo fisico alle nostre azioni. Il fuoco brucia il legno, l’acqua conduce elettricità e il veleno impesta l’aria, ampliando quindi la gamma di azioni disponibili e, non ve lo neghiamo, anche gli errori possibili. Ci è capitato spesso di danneggiare intere zone per aver mal calcolato la propagazione del fuoco o di aver ucciso innocui personaggi in acqua, mentre utilizzavamo i nostri fulmini magici.
Ma, ehi, questo fa parte del gioco!
Il porting che non ti aspetti
Che Divinity: Original Sin II sia un titolo maestoso dal punto di vista narrativo e ludico non è più un segreto per nessuno, ma riuscirà a reggere su Nintendo Switch come sulle altre piattaforme?
La risposta è “si, ma con qualche compromesso”. Ovviamente la componente grafica non può essere paragonata a quella delle console Sony e Microsoft (per non parlare della versione PC), presentando texture slavate e un effetto blur che, talvolta, risulta un po’ troppo presente. I difetti vengono limati molto in versione portatile, permettendo al gioco di sfruttare al meglio il piccolo schermo della console ibrida Nintendo per dare il meglio dal punto di vista estetico. Un elemento preso in grande considerazione dagli sviluppatori, però, è stata la durata di caricamento delle varie aree di gioco, che risulta sempre rapida e mai tediosa. Persino il caricamento iniziale, grazie a un’ottimizzazione superba da parte degli sviluppatori, viene completato in pochi secondi, garantendo una fruibilità semplice, rapida e funzionale. Le limitazioni tecniche sono parzialmente arginate dalla possibilità data da Larian Games di condivisione dei salvataggi con l’account Steam, cosa che permette di giocare comodamente a casa su PC, per poi continuare la propria avventura in portatile durante i nostri viaggi.
Impeccabile il comparto sonoro, che vanta una colonna sonora ispirata e un doppiaggio inglese di altissimo livello, contribuendo a completare il quadro generale di un porting che capisce i limiti dell’hardware a disposizione e li aggira per dare ai giocatori la miglior versione di Divinity: Original Sin II possibile.