Versione testata: PlayStation 4 Pro
Dynasty Warriors 9 potrebbe essere il punto di svolta di un franchise che per troppo tempo è rimasto ancorato a dinamiche che rappresentano un marchio di fabbrica ma che, con il passare del tempo, si sono dimostrate vetuste e piuttosto standardizzate. La formula è sempre rimasta legata ad un gameplay che per ventuno anni non ha mai ricevuto una svecchiata o un cambiamento consistente. Anche Omega Force, da sempre storicamente legata al marchio Dynasty Warriors e ad una serie di spin-off più o meno riusciti, decide che è il momento di cambiare e la svolta per il franchise può avvenire, a detta degli sviluppatori, attraverso l’implementazione di un unica grande mappa esplorabile, condendo il titolo di una salsa open-world che può mutare i connotati e le caratteristiche di questo nono capitolo. La domanda che sorge spontanea è: saranno riusciti i nostri eroi nell’intento di donare nuovo lustro ad una serie che da tempo immemore risulta essere abbandonata a se stessa? Scopritelo con noi nella nostra recensione!
LA BATTAGLIA DEI TRE REGNI
Dynasty Warriors 9 ci porta a conoscere alcune vicende della Cina Imperiale, in quella che viene definita La Battaglia dei Tre Regni. La fine della dinastia degli Han offre un prezioso spunto narrativo ed una grande guerra di successione è la più ovvia conseguenza di una situazione politica estremamente instabile. La forza del titolo risiede nel carisma dei molteplici personaggi di cui potremmo prendere il controllo, a cominciare da Cao Cao generale pronto a sedare la rivolta dei Turbanti Gialli. La Campagna è composta sostanzialmente da tredici capitoli che garantiscono una longevità abbastanza importante al gioco. Man mano che progrediremo con la trama sbloccheremo nuove battaglie, quest secondarie e una serie di personaggi cruciali legati a doppio filo con gli eventi storici, in alcuni casi abbondantemente e necessariamente romanzati. La trama è in grado di coinvolgere e questo è possibile anche grazie ai sottotitoli in italiano, a patto di sopportare dialoghi che in certi casi la tirano fin troppo per le lunghe. Per il resto il meccanismo di coinvolgimento e incastro di tutti i personaggi presenti all’interno del contesto funziona piuttosto bene.
UN VERO CAMBIAMENTO?
La sostanza però non cambia, Dynasty Warriors 9 propone quasi lo stesso identico sistema di combattimento e progressione degli altri capitoli della serie. La svolta open-world consiste sostanzialmente nel disporre di una mappa, abbastanza generosa nelle dimensioni, liberamente esplorabile e viva. Come succede ormai nella maggior parte dei giochi, sarà possibile salire su un punto rialzato della mappa e sincronizzare una buona area del terreno calpestabile, venendo a conoscenza di luoghi d’interesse, quest secondarie e piccoli segreti. Lo svolgimento delle missioni è abbastanza lineare, Dynasty Warriors 9 infatti, non tradisce la propria natura e l’impressione, dopo le prime ore di gioco, è che si stia giocando al solito capitolo di sempre ma inserito in un contenitore molto più vasto e capiente. A non rendere giustizia allo splendido contesto storico vi sono luoghi abbastanza fini a se stessi, per la maggior parte molto simili tra di loro e tremendamente spogli, un vero peccato se pensiamo all’immenso potenziale di un’epoca così affascinante.
NON BASTA…
Per ridurre i tempi di spostamento tra un punto ed un altro sarà possibile usufruire del Viaggio Rapido e di un destriero che ci farà risparmiare non poco tempo. Ci sono anche dei graditi extra che migliorano, seppur di poco, l’offerta videoludica. Omega Force ha deciso di inserire, per rompere un po’ il ritmo, bestie da cacciare, luoghi in cui cimentarsi con la pesca e villaggi dove potenziare e creare nuove armi per i nostri eroi. Le attività di contorno, come prevedibile risultano essere un vuoto passatempo che, ben presto, accantoneremo per dedicarci anima e corpo alla modalità storia e ai combattimenti. Il combattimento come già accennato non modifica le dinamiche musou a cui siamo abituati: button mashing esasperato e mossa spazza via tutto. In soccorso di una varietà ed una ripetitività di base vi è un arsenale d’armi vario e bilanciato, purtroppo non basta, chi non ama il genere continuerà a starne alla larga.