Ecco perché Spider-Man 2 è ancora il miglior film di Spider-Man

Passano gli anni, passano gli attori, passano gli universi ma Spider-Man 2 rimane irraggiungibile

Se fosse possibile scommettere sull’eventualità che, all’indomani del prossimo nuovo film dedicato all’Uomo-Ragno si accalcheranno su internet discussioni e articoli intitolati: “È il miglior film di Spider-Man?” sarei ricco e, probabilmente, a un passo dalla decisione di investire tutto il guadagnato in ricerche para-scientifiche per trasformarmi nel Peter Parker di Torino, ma senza tutti i quei passaggi di zii uccisi e grandi responsabilità.

Discostandoci un attimo dai miei deliri, torno in carreggiata per rovinarvi la sorpresa e dirvi che, molto probabilmente, no. Non avete appena assistito al miglior film su Spider-Man, a meno che non siate nel lontano 2004 e lo stiate scrivendo su MySpace.

Premessa importante: gli unici film che se la battono con il grandioso secondo capitolo girato da Raimi sono: il primo della stessa trilogia e il recentissimo prodotto animato con protagonista Miles Morales. Per non parlare del fatto che al buon Sam sia andata di lusso che lo Spider-Man dell’ultimo gioco per PS4 non sia annoverabile tra i film, perché la concorrenza sarebbe salita a dismisura.

Altra premessa d’obbligo, onde evitare schiere di teenager isterici: sono super favorevole alla versione interpretata negli ultimi anni da Tom Holland. Ma tanto quanto io stesso ho dovuto accettare che oggi, per vedere uno Spider-Man funzionale a una serializzazione cinematografica gestita da una casa come la Disney, siano necessari molti compromessi; credo sia il caso che gli hardcore fan di tale nuova versione accettino che questa differisca, e non poco, dallo Spider-Man più classico da cui comunque tutto nacque.

Un personaggio iconico lo si riconosce dai punti fermi. Una volta rispettati quelli come regole di partenza, il contorno è soggetto a libera interpretazione. Una cornice azzeccata valorizza il quadro, e l’originalità del quadro può determinarne l’importanza storica. Nessuno se la sarebbe presa con l’estetica da mecha-salsiccia del Batman di Snyder, se solo fosse stato parallelamente rappresentato come grande detective (sveglio come un comodino), infallibile combattente (senza un fucile sembra me in un campo di polo) e coerente con la sua unica e indiscutibile regola morale (Joker ne ha steccati meno).

Probabilmente la versione originale di un personaggio è quella che mantiene in equilibrio tutti gli elementi più caratteristici. Talvolta ne spicca uno, talaltra un altro. Nessuno di questi diventa mai, però, la completa definizione del soggetto. Alcune storie vengono raccontate proprio con la volontà di accentuare uno specifico tratto caratteriale, che diviene protagonista nelle vesti del personaggio. Si pensi allo spirito anarchico del Joker di Nolan, alla sociopatia di quello di Philips, al volume 337 di Dylan Dog (Spazio Profondo) o alla lealtà verso il giusto di Logan.

Detto questo, può il “miglior film” su un personaggio essere quello che lo racconti straordinariamente, ma solo circa una delle sue parti? Forse sì ma, a vederla dalla prospettiva opposta, mi viene più facile ritenere il “migliore” quel prodotto in grado di raccontare con equilibrio tutte le sfaccettature della figura protagonista.

Sia chiaro, tutto questo articolo non è altro che un delirio di coscienza a flusso libero pari a quello che si avrebbe tra amici in un bar (ah.. Bei tempi, quelli..). Molte considerazioni sacrosante verranno lasciate in disparte soprattutto per questioni di sintesi. Ad esempio, le questioni tecniche di tutte le varie pellicole sull’Uomo-Ragno possono indubbiamente influire sul giudizio della pellicola. Ma tanto vale saltare un tema del genere per due semplici ragioni: la prima è il voler tenere la discussione su un piano emotivo circa il racconto fatto del mio (e di tantissimi altri) super eroe preferito; la seconda, cari figlioli miei, è Sam Raimi.

Mi accorgo ora di non aver mai ancora menzionato i due “Amazing Spider-Man“.

Andrew, che so che mi leggi: io ti voglio bene, ed è proprio per questo che evito di infierire.

Cosa rende, per me, Spider-Man il miglior eroe fin’ora concepito?

Prima di tutto la sua più sincera abnegazione. Nessun altro eroe riesce a trasmettermi con tanta chiarezza la completa mancanza di tornaconto personale nelle sue azioni. Forse vi si avvicina Batman, ma sfido chiunque a negare che questo non soffra di un evidente death wish. Spider-Man no. Ama la vita: la propria e quella degli altri. Ama talmente tanto la vita e il giusto, che il suo dolore, qualsiasi sia il livello fisico o emotivo raggiunto, resta chiaro sia un prezzo che è sempre stato disposto a pagare. Spider-Man, a prescindere dal volto sotto la maschera, deve essere questo. Abnegazione per ciò che è giusto.

È per questo che ci commuoviamo quando viene pestato sul tetto del RAFT nel videogioco. Sappiamo che se la caverà, ma ciò che vediamo è un buono puro costretto a subire in difesa di tutti gli altri. È per questo che il Peter Parker che muore all’inizio di “Into the Spider-Verse” non ha bisogno di grandi introduzioni. Sappiamo chi sta dando la vita e con quale spirito. Ci distrugge l’indifferenza con cui Kingpin lo schiaccia sotto i suoi pugni. Una morte priva di poesia, tra le macerie, a danno di nulla più che un “buono”. È struggente il discorso di Mary Jane al funerale, non tanto per le parole, ma per ciò che noi sappiamo davvero di Peter. Mille volte in passato sapevamo che avrebbe avuto bisogno del sostegno di chi difendeva, ma purtroppo questo è arrivato solo intorno al suo capezzale. Ma sappiamo anche che, da parte sua, non sarebbe mai giunto rancore.

Abnegazione, quindi. Prima di tutto.

Poi, Spider-Man è figo da morire.

Non prendiamoci in giro. Tutte tue, Peter.

È super intelligente, in fin dei conti anche belloccio, simpatico da morire, fisicato, buono e agile da far schifo. Povero in canna, ma non siate superficiali..

Mantenendo il massimo rispetto per le opinioni di ognuno, soprattutto quando dettate da impulsi emozionali, mi arrogo il diritto di affermare che Spider-Man 2 non solo sia personalmente il miglior film sull’eroe, ma che lo sia per qualsiasi suo elemento materiale si voglia paragonare al corrispondente negli altri film.

Partiamo da personaggi e relativi interpreti, saltando quelli che furono già introdotti degnamente nel primo capitolo. Il “cattivo” è ancora oggi uno dei più iconici della storia dei cinecomic: il Doc. Oc di Alfred Molina.
Probabilmente il miglior nemico, in quanto a completezza del carattere, di tutto l’enorme pantheon di pazzi alle calcagna dell’Uomo-Ragno. Un buono e un filantropo, proprio come Peter. È il genio di Peter marchiato dalla frustrazione e dalla rabbia, artificialmente vincolato a sfogare questi due sentimenti. Molina lo interpreta in maniera magistrale: simpatico e sornione quando mentore, furioso e meccanico quando governato dalle braccia. Il suo ciclo narrativo è equilibrato, la sua redenzione credibile.
Spider-Man è più maturo e consapevole dei suoi mezzi. Una vita divisa tra tristi lavoretti per cui è over-qualificato e entusiasmanti vicende nei panni del super eroe. Questo dualismo è mostrato dalle prime scene e intrecciato con grande eleganza.

Se poi c’è qualcosa di cui sento il viscerale bisogno ogni volta che vedo questo straordinario personaggio al cinema, sono le scene dedicate a mostrare la sua agilità. Voglio vederlo oscillare in spazi stretti a grande velocità, usare le ragnatele in funzione della flessibilità del suo corpo, muoversi in modi inumani e imprevedibili per i suoi avversari. Se avete speso larga parte del gioco su PS4 a passare sotto le cisterne d’acqua, capite cosa intendo..

In Spider-Man 2 questo c’è, e io ricordo da bambino quante volte tornavo indietro nel dvd solo per vedere e rivedere Peter muoversi come un ragno sui pali all’interno della metro su cui lotta contro Octavius.

La scena della metro, poi, è semplicemente indimenticabile e porta il discorso su un altro punto secondo me fondamentale per la riuscita del film: l’essere un instant-cult.

A prescindere dal fatto che poi tutto si trasformi in un meme, da questo film sono uscite tanti di quei momenti ormai iconici, che è possibile veder richiamati in una marea di altri media: da “Pizza Time“, all'”Horror Hospital“. Peter che trattiene il treno a braccia spalancate è l’esempio perfetto di come si possa inscenare la su discussa abnegazione, portarla alla soddisfazione di vedere i presenti mostrargli la dovuta gratitudine, per poi ripiombare nell’inevitabile sofferenza che non lascia mai riposo a Peter che di lì a poco dovrà addirittura affrontare il suo migliore amico.

Questo è anche il film in cui MJ scopre la sua vera identità, se ve lo steste scordando, e se non avete sempre un fremito quando un super eroe rivela la propria identità a qualcuno a cui tiene, state mentendo a voi stessi.

Sono davvero ancora molte le particolarità che rendono questo film il prodotto perfetto riguardo l’originale Uomo-Ragno. Giuro che potrei farvi perdere ancora molto tempo, a partire dallo “Spider-Man no more“.

Mi concederò solo più un ultimo richiamo a una scena che, da sola, potrebbe essere in grado di far ricredere qualche scettico.

 

Spero ricordiate il momento in cui Peter accompagna zia May in banca a chiedere un prestito. Di lì a poco il senso di ragno verrà solleticato dall’ingresso nel salone di Doc. Oc vestito da ispettore Gadget.

Vi prego di valutare con attenzione ciò che accade appena cominciato il suo attacco. Le braccia meccaniche divelgono una classica porta blindata rotonda posizionata in mezzo al salone centrale, e non in un caveau. Appena Peter ricompare nei panni di Spider-Man, inizia lo scontro con il super cattivo che, come munizioni per colpirlo, gli scaraventa contro una sequela di sacchi di monete. Peter li schiva tutti tranne uno, e ha anche il tempo di aggiungere la battuta “Here’s your change!“, rilanciando il malloppo al mittente.

Ora, non credo esistano banche con caveau rotondi all’ingresso, pieni di sacchi di monete d’oro.

Spero vi stiate rendendo conto di quanto quella scena permetta di assistere alle esagerazioni tipiche di un fumetto, senza far perdere il coinvolgimento dello spettatore e, soprattutto, senza distruggere il “patto narrativo”.

Raimi ha preso il più originale Spider-Man dei fumetti, ne ha abbracciato la natura, e l’ha scaraventato su pellicola.

E se da ragazzini non ve ne eravate accorti, proprio come me, eccovi servita la definizione di “genio registico”.