Diamo uno sguardo alla versione Xbox Series X|S di Enotria.
Che Enotria: The Last Song attirasse l’interesse di molti non è un caso. Il titolo sviluppato da Jyamma Games è stato sotto la lente mediatica in diverse occasioni che hanno preceduto la sua uscita, dal rinvio dopo l’annuncio della data di uscita di Shadow of the Erdtree, il DLC di Elden Ring, che combaciava con quella di Enotria, fino alle polemiche legate all’uscita su Xbox, avvenuta lo scorso Dicembre, per il “summer souls” italiano l’attenzione mediatica non è di certo mancata.
Proprio in occasione del suo rilascio sulla console Microsoft, abbiamo colto l’occasione per immergerci in questo viaggio nel soleggiato mondo di Enotria, e scoprirne di più di questo soulslike made in Italy.
Versione Testata: Xbox Series X|S
Lontano nel tempo in un mondo generato dalla musica, alcuni umani catturati dalla bellezza e dal fascino delle arti si eressero sugli altri, scoprendo il potere di plasmare la realtà proprio attraverso le arti stesse crearono il Canovaccio, una sorta di copione che immaginava il loro mondo perfetto. Il Canovaccio intrappolò il mondo sospendendolo nel tempo, trasformandolo in un palcoscenico dove ogni maschera ha il suo ruolo, ed è costretta a interpretarlo in eterno.
Il personaggio che andremo a controllare in Enotria: The Last Song è quello del Senza Maschera, una creatura svincolata dall’influenza del Canovaccio e senza un ruolo preciso, ma con la capacità di interpretarli tutti, l’unico in grado di fermare gli autori del Canovaccio e salvare il mondo dal suo eterno martirio.
A guidarci nel nostro viaggio ci sarà Pulcinella, anch’esso intenzionato a distruggere il Canovaccio e le sue regole, anche se i suoi intenti non sembrano essere sempre chiari, portandoci spesso a dubitare delle sue azioni e della sua guida. Riusciremo a compiere la nostra missione? E potremo fidarci fino alla fine di Pulcinella? Solo avventurandoci nel mondo di Enotria otterremo queste risposte.
Nell’atto di confezionare un soulslike in piena regola, Jyamma Games si è ovviamente ispirata pedissequamente al lavoro di FromSoftware confezionando una storia decisamente intrigante, che attinge a piene mani dal folklore delle antiche maschere comiche italiane. Viene così plasmata una storia dove entrano in scena leggende sconosciute ai più ma tremendamente affascinanti soprattutto per chi ha una minima conoscenza di questa “mitologia” nostrana, raccontate però con quell’ermetismo narrativo tipico dei souls, dove ogni singolo dettaglio ci viene concesso con parsimonia, quando da un dialogo, quando da qualche elemento di lore raccolto in giro per il mondo o dalla descrizione di qualche oggetto, costringendo il giocatore a ricostruire parti di una trama spesso più grande di quello che sembra.
Enotria riesce quindi solo in parte a svincolarsi da quella trappola del “detto, non detto”, lasciando delle ombre grigie su alcuni aspetti della trama e sugli intenti dei suoi personaggi, spingendo il giocatore a riaffrontare l’avventura magari per scoprire qualche altro dettaglio sulla storia o affrontare un finale diverso, nella speranza che questo possa chiarire questioni lasciate in sospeso.
Come accennato la particolarità dell’essere il Senza Maschera è quella di poter interpretare qualsiasi ruolo all’interno di Enotria e quindi di poter modellare il proprio personaggio a piacimento, in modo da affrontare qualsiasi sfida ci aspetti. Dopo il tutorial iniziale che ci spiega le fondamenta del gioco, partendo dalla tipologia degli attacchi, dall’efficacia del parry e della schivata e dall’uso dei versi, ovvero gli attacchi magici, inizieremo a sviluppare il nostro personaggio facendolo crescere ed aprendo il gioco a tutti quegli aspetti parametrici tipici dei souls e degli action RPG.
La crescita di livello, che avviene tramite l’uso della Memoria (l’equivalente delle anime) ci permetterà di investire i nostri punti nelle 5 Virtù del personaggio che influenzeranno aspetti come la salute, la resistenza o la forza, o ancora le competenze magiche e la difesa. A seconda di come distribuiremo questi punti (resettabili poi raggiunto un certo punto nel gioco) potremo equipaggiare i Ruoli, delle classi specifiche ognuna delle quali presenta caratteristiche e vantaggi unici, come ad esempio incrementi di determinati valori, l’uso di arti esclusive o una maggior propensione nell’utilizzo delle armi elementali. I ruoli saranno ottenibili non solo sconfiggendo i classici boss, ma anche accumulando un certo numero di uccisioni di determinati nemici, che ci premieranno una volta raggiunti i requisiti di sblocco.
Di pari passo abbiamo le Sembianze, delle reliquie ottenute sempre sconfiggendo i boss, che ci permettono di ottenere un boost nelle varie Virtù a discapito però di altre caratteristiche, che variano a seconda della Sembianza equipaggiata.
Mettendo insieme questi elementi è possibile costruire un numero infinito di build, spaziando così sulla varietà e sulla personalizzazione. In questa ottica, la presenza di tre corredi diversi consente di costruire altrettanti set, consentendoci di passare da uno all’altro in base alla situazione. I set comprendono anche armamenti diversi, e lo stesso vale per Versi, ampliando ulteriormente le combinazioni possibili e dandoci carta bianca per quanto riguarda lo sviluppo dei personaggi. Questo sistema libertino però trova un certo limite quando si va ad affrontare il Cammino degli Innovatori, uno skill tree diviso in quattro rami specialistici, ognuno dei quali andrà a fornire abilità passive diverse a seconda della strada intrapresa. In questo caso essendo il Cammino degli Innovatori unico per il personaggio, si è obbligati a spendere oculatamente i punti guadagnati incanalando le scelte del giocatore verso un certo stile di gioco, andando un po’ sminuire l’utilizzo dei corredi e la libertà di personalizzazione di cui abbiamo trattato poco fa verso una soluzione più “one way”.
A livello di gameplay ritroviamo la stessa varietà vista nella personalizzazione, con un combat system che offre diverse soluzioni offensive e che, pad alla mano risulta abbastanza reattivo ed appagante combattendo. La struttura è quella tipica dei soulslike con il classico il loop della morte, il reset del progressi e il recupero della Memoria persa. Le armi disponibili in game sono divise in 8 tipologie e riescono a differenziarsi in base alla tipologia in velocità d’attacco e mosse, rendendo quelle più grosse ovviamente più lente ma letali, mentre quelle leggere garantiscono una maneggevolezza migliore riducendo però il danno inflitto. Gran parte del combattimento è incentrato sulla parata, che offre una finestra d’azione abbastanza generosa per attivare il parry. Attaccando e parando con tempismo i colpi nemici, spediremo il nostro avversario in uno stato di Dissoluzione, bloccandolo momentaneamente e ottenendo la possibilità di sferrare un potente attacco distruttivo.
Se sulla carta tutto sembra funzionare alla perfezione, all’atto pratico alcune azioni risultano ancora migliorabili. Per quanto la parata abbia questa finestra d’esecuzione ampia, spesso non è sempre semplice cogliere il momento esatto in cui usarla, così come sugli attacchi multipli non sempre coglie tutti gli input, facendoci incassare colpi indesiderati. Anche il bilanciamento di alcuni nemici andrebbe rivisto dato che certe creature tendono ad essere veramente letali quasi alla stregua di un boss, specie se verrete attaccati in gruppo o alla sprovvista, così come i cecchini che sono pronti a spararci in “pre-fire” a distanza di metri, ancora prima di poterli scorgere. In tutto questo ci si mette pure una telecamera che tende ad andare in crisi negli spazi più angusti o contro i boss più corpulenti, facendo sparire il nostro personaggio in prossimità di ostacoli o muri, rendendo impossibile capire cosa ci sta succedendo. Alche alcune hitbox sono poco chiare, così come la penetrazione poligonale, spesso è a vantaggio dei nemici, capaci di colpirci anche attraverso muri ed ostacoli, nonostante vi crediate al sicuro.
La versione uscita su Xbox arriva portando con sé tutti gli ultimi aggiornamenti già rilasciati su PlayStation 5 e PC, con una serie di correzioni e qualche nuova aggiunta, come la possibilità di selezionare due nuovi livelli di difficoltà, uno dedicato alla storia e più digeribile per chi cerca un’esperienza meno frustrante, l’altra per i puristi dei soulslike. Nonostante questo però i margini di miglioramento lato gameplay sono ancora ampi, ed è apprezzabile l’impegno che Jyamma Games ci sta mettendo nel perfezionare la sua creatura, con una ricca roadmap prevista per il 2025, con tutta una nuova serie di aggiornamenti e contenuti in arrivo nei prossimi mesi.
Quello che però ci ha veramente colpito di Enotria: The Last Song, ed è sicuramente uno dei punti di forza del gioco, è il mondo stesso di Enotria e la sua esplorazione. Il termine “summer souls” trova un riscontro proprio nella solarità che si respira nelle prime ore di gioco, appena arrivati nella regione di Quinta, una serie di paesaggi ispirati nei colori e nelle architetture nei paesaggi del sud e nelle campagne toscane, con borghi rurali che si arroccano su promontori rocciosi a picco sul mare. La mappa di gioco è estesa, con numerose diramazioni che portano a nuove zone o aree segrete, con scorciatoie da sbloccare e aree accessibili risolvendo dei semplici puzzle ambientali. Enotria vanta un ottimo level design, estremamente riuscito e ben pensato pur essendo la prima prova di alto profilo di un team indie italiano, e il tutto viene supportato da una realizzazione tecnica che pure non brillando e mostrando diversi limiti tecnici compensa certe mancanze, grazie ad una sublime direzione artistica, offrendo al giocatore un’esperienza visiva affascinante ed unica. E se Qiunta ci delizia con i suoi panorami, Falesia Magna ci porta in una terra assolata, la cui ispirazione viaggia fra l’antica Roma e la Grecia, per poi concederci finalmente il lato “dark” dei souls, con la propria reinterpretazione di Venezia, con la città di Litumnia e i suoi pericolosi canali che delineano la conformazione della poco accogliente cittadina. Per quanto lineare e guidata l’esplorazione, scoprire quello che ci aspetta nel mondo di Enotria è uno degli aspetti più appaganti e trainanti del gioco di Jyamma Games, e del quale sinceramente vorremmo in futuro approfondire.
Gli stessi apprezzamenti possono essere mossi anche per il design dei nemici, in particolare quello dei boss, ispirati alle maschere comiche italiane, che in egual misura di come avveniva con Lies of P e la rilettura di Pinocchio, qua donano vita a figure iconiche della commedia dell’arte italiana, come il già citato Pulcinella, Arlecchino o Capitan Spaventa, grazie a design decisamente intrigante.
Spulciando fra le opzioni di gioco è possibile poi selezionare due modalità grafiche, una dedicata alla qualità dell’immagine, l’altra che favorisce invece le prestazioni. Inutile dire che abbiamo preferito la seconda possibilità, che a discapito di una perdita a tratti impercettibile di dettaglio garantisce una maggior fluidità, con un frame rate tendenzialmente più vicino ai 60 fps.
Trattandosi di una produzione italiana è d’obbligo gustarsi il doppiaggio italiano che accompagna il gioco con una buona qualità recitativa, che riesce ad ambientare i giocatori in questo mondo che affonda le sue radici nella nostra cultura. Buone anche le musiche, dove spicca fra tutti il tema cantato nella nostra lingua che fa da sfondo alla maggior parte delle boss fight principali e che contribuisce ad immergere il giocatore in questo viaggio tutto italiano.
Enotria: The Last Song è un soulslike tutto italiano che nonostante qualche difetto di “gioventù” riesce a trovare il suo spazio e a dire la sua in questo mare di uscite ispirate al classico di FromSoftware. Se da un lato il gameplay necessita ancora di qualche accorgimento qua e là, abbiamo tra le mani la base per un buon Action-RPG che nel voler tentare di distinguersi dalla massa finisce schiacciato da alcune scelte di design che in alcuni frangenti cozzano fra loro e non convincono a pieno. Nonostante questo aspetto sul quale Jyamma Games sta ancora lavorando per limare le imperfezioni, Enotria è in titolo che ha saputo catturarci per il suo mondo di gioco magico ed intrigante, e per la sua esplorazione che porta a galla un level design confezionato in maniera quasi maniacale. Ci mette del suo anche una storia affascinate che reinterpreta i miti della commedia dell’arte italiana in chiave soulsiana, finendo però nella trappola di quell’ermetismo narrativo tipico dei lavori di FromSoftware. Il risultato è comunque buono, e non mentiamo nel dire che siamo curiosi nel sapere come questa esperienza di Jyamma Games si tradurrà in un eventuale seguito di Enotria.