Fedeltà: la recensione della nuova serie italiana di Netflix
La nuova serie targata Netflix Italia arriverà sulla piattaforma streaming il giorno di San Valentino. Il prossimo 14 febbraio Fedeltà saprà tenervi compagnia con i suoi 6 brevi episodi. La serie tutta italiana adatta l’omonimo romanzo di Marco Missiroli, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019. Fedeltà presenta i classici problemi dei prodotti seriali drama italiani: è poco coinvolgente, i temi sono i classici ed è ricca di stereotipi. Potrebbe piacere a chi è fruitore della serie Mediaset o dei drammi italiani di Netflix. Ecco la recensione in anteprima di Fedeltà.
Ecco il trailer di Fedeltà
La recensione di Fedeltà
Netflix Italia non demorde, continua a tentare di realizzare una serie tutta italiana adatta per il grande pubblico estero. Se i temi potrebbero sembrare anche a tratti potenzialmente interessanti sono le modalità di sviluppo e i troppi stereotipi il vero problema del prodotto. Fedeltà parla di un matrimonio avvolto dalla passione ma caratterizzato da diversi problemi che apparentemente non vengono mostrati. La coppia composta da Margherita (Lucrezia Guidone) e Carlo (Michele Riondino) non mostra cenni di incomprensioni insormontabili, semplicemente entrambi trovano altrove persone più affini.
Carlo è professore universitario di lettere e scrittore. Da tempo dovrebbe terminare il suo nuovo romanzo ma, anche in questo caso, senza motivi noti si trova nel blocco dello scrittore: da anni ormai il suo testo resta fermo sulle stesse pagine. Margherita, invece, lavora presso un’agenzia immobiliare e desidera cambiare casa acquistandone una che in realtà dovrebbe vendere a una coppia di clienti. Il rapporto tra i due coniugi si inclina proprio poco prima di presentare la proposta per l’acquisizione della casa.
La serie nei primi episodi instilla nello spettatore il dubbio: Carlo e Margherita sono fedeli l’uno all’altra o celano segreti? Il dubbio e le supposizioni non spariscono tanto presto, permangono almeno fino a metà stagione.
La figura di Carlo è avvolta dai pettegolezzi accademici che lo dipingono come il professore molto legato, anche sentimentalmente, alla giovane studentessa Sofia (Carolina Sala), ragazza con passato difficile per il quale non riesce a fidarsi del prossimo.
Margherita, invece, sembra una donna integerrima e assolutamente innamorata del marito, almeno finché non si lascia trasportare dal fascino del nuovo fisioterapista.
Già solo da queste premesse di trama potete comprendere quanto la serie abbia fatto proprio tutti gli stereotipi che contraddistinguono i tradimenti tra marito e moglie. Il reale problema del prodotto Netflix non è soltanto questo, anche se già di base la trama risulta trita e ritrita, ma le modalità con cui le vicende vengono messe in scena. Per ogni fatto, ogni conseguenza manca la causa. I personaggi agiscono in balia dell’istinto senza un vero fatto scatenante. È la passione, l’impulso sessuale a spingere i personaggi al tradimento. Manca la motivazione.
Perchè non realizzare una serie che porta lo spettatore a riflettere sulle tematiche? Gli spunti da cui partire sarebbero stati i più vari e addirittura inusuali ma si è scelta la via consolidata. Molto più accattivante sarebbe stato porre l’accento sulla similitudine tra fedeltà e passione, posso coincidere? Oppure la passione resta associata solo al tradimento?
La regia è sicuramente migliore rispetto alle serie Mediaset che per tematiche sono affini a Fedeltà ma non è nemmeno lontanamente equiparabile ai prodotti esteri. Nota positiva: la colonna sonora risulta calzante e adeguata.