FEZ è talmente bello che sembra uscito ieri, invece ha nove anni.
Quando il mercato indipendente iniziò a essere la zona d’aria all’interno del mare di sparatutto in prima persona, c’erano una manciata di titoli che non potevi non provare. Dei due che mi ricordo nitidamente, uno era Bastion, opera prima di Supergiant Games (gli sviluppatori di Hades) e l’altro era FEZ di Polycron.
Pubblicato su Xbox 360 il 13 aprile 2012 negli anni successivi il gioco di Polycron atterrò su quasi tutte le piattaforme, senza mai toccare il suolo Nintendo. Questo fino al 14 aprile 2021, nove anni e un giorno dopo la sua prima uscita quando, nel corso dell’ultimo Nintendo Indie World, il piccolo Gomez fece capolino anche sull’ibrida della casa di Kyoto. Memore della sua immediatezza e della sua unicità, non potevo fare altro che cogliere l’occasione al balzo per parlare di uno dei miei titoli indipendenti preferiti di sempre, con un po’ di malinconia per quel sequel annunciato e poi cancellato e al momento non più previsto. Prendete questa recensione come una lettera d’amore a FEZ, a Gomez e a Polycron, e scoprite se è il momento di intraprendere questo viaggio.
La vita di Gomez viene stravolta quando eredità il fez del nonno e scopre che il suo mondo bidimensionale in realtà è a tre dimensioni. Guidato dall’Ipercubo e con la capacità appena acquisita di ruotare ciò che lo circonda, Gomez dovrà raccogliere tutti e 32 i cubi dimensionali e riportare l’esaedro alla normalità.
Questa è ovviamente solo la trama in superficie di ciò che nasconde il mondo di FEZ. Il gioco di Polycron è principalmente un platform con enigmi ambientali, in cui, tramite i dorsali del controller, si può ruotare la visuale di 90° fino a quattro volte, come le facce verticali di un cubo. Il mondo di Gomez è gestito a stanze, in cui sono sparsi o frammenti di cubi, o oggetti da collezionare, o indizi per trovare passaggi che ci porteranno ad anticubi o cubi già formati. Sebbene i frammenti siano visibili semplicemente ruotando la stanza e i cubi di fine zona siano raggiungibili completando enigmi medio facili, gli anticubi metteranno alla prova l’ingegno del giocatore.
Phil Fish, creatore del gioco, ideò una vera e propria lingua da decifrare all’interno del mondo di Gomez. Non solo, FEZ ha diversi linguaggi da comprendere (tutti spiegati in diversi luoghi) con cui poi decifrare i puzzle più complessi. E ancora, ci sono enigmi che possono essere risolti solo utilizzando uno scan di QR Code, rendendo il nostro mondo parte del gioco.
Nonostante Fish non sia più legato a Polycron (il suo addio ha sancito anche la cancellazione del sequel) il porting su Nintendo Switch rispetta tutti i segreti dell’originale, adattandoli ai tasti dell’ibrida della casa di Kyoto. Anzi, l’uscita sulla piattaforma Nintendo potrebbe dare a FEZ una nuova popolarità, ora che il mercato indipendente ne rappresenta una fetta ben più grossa rispetto al 2012.
Quello che più stupisce del gioco però, è come abbia retto il peso degli anni. Non solo tecnicamente, dalla colonna sonora alla pixel art, ma anche come freschezza degli enigmi e soprattutto della meccanica chiave del gameplay. L’idea che un mondo 2D nasconda altre tre facce, capace di rivoluzionare quanto succede a schermo, o di permettere a Gomez di muoversi molto più rapidamente. Come ad esempio utilizzando un muro di rampicanti che in una direzione sono slegati, ma che nella successiva sono contigui, ha permesso a Polycron di offrire un level design fenomenale e che probabilmente risulterà ancora attuale anche fra altri dieci anni.
Potremo parlare dei già citati codici, o ci potremo concentrare sulla ricerca del vero finale, ottenibile solamente raccogliendo tutti i cubi e anticubi e completando di conseguenza due volte il gioco. Perché FEZ è anche questo: una volta raggiunti per la prima volta i titoli di coda, Gomez otterrà un altro oggetto, oltre che una nuova abilità, e potrà in questo modo ottenere gli ultimi collezionabili non raggiungibili nella prima avventura.
Per tenere traccia dei vostri progressi, avrete a disposizione la mappa del mondo di FEZ, che per ogni stanza segna la presenza di frammenti, cubi o segreti. È forse proprio la mappa l’aspetto invecchiato peggio dell’avventura di Gomez, su cui i percorsi sono molto confusionari e spingono il giocatore a memorizzare la strada da percorrere.
FEZ può portarvi via dalle cinque alle quindici ore, ma nessuno degli enigmi è troppo ostico da superare. Anche quelli che in apparenza sembrano straniare, o quelli che usano l’alfabeto inventato, lasciano qualche indizio in un’altra parte del mondo allo sprovveduto giocatore.
FEZ non può fare a meno di stregare gli appassionati di platform e di enigmi, tenendoli incollati allo schermo della console mentre si raccolgono man mano tutti e 32 i cubi e si riforma l’esaedro. FEZ è una sfida al vostro ingegno e alla vostra memoria più che alla vostra abilità nel salto. L’avventura di Gomez è ricca di segreti ma starà al giocatore decidere se vuole scoprirli tutti o lasciarseli alle spalle, in qualsiasi versione decidiate di giocarlo.