Flamer, la recensione del graphic novel di Mike Curato

Flamer

Flamer è un’opera dallo stile artistico giovanile, ma dalle tematiche mature e importanti. Connubio funzionale o dicotomia errata?

C’è un momento molto complicato nella vita di ogni persona e questa coincide sempre con l’adolescenza. Si tratta di un periodo di grandi cambiamenti sia fisici che psicologici ed è a tutti gli effetti una fase di mutazione in cui si inizia a scoprire il proprio corpo e si cominciano a sciogliere le matasse della sessualità e dell’identità di genere. L’adolescenza è talmente complessa che ci sono studi scientifici ancora in corso poiché i primi sono avvenuti appena agli inizi del ‘900, quando per la prima volta venne considerata una fase specifica della vita umana. Certamente, quindi, non si tratta di un tema semplice da trattare soprattutto con un graphic novel poiché il rischio di un forte squilibrio tra la parte infantile e quella adulta è sempre dietro l’angolo. In questa recensione, però, vi parliamo di un’opera davvero stupenda edita in Italia da Tunué e scritta e disegnata da Mike Curato. Stiamo parlando di Flamer, un’opera che mette al centro la scoperta della propria identità di genere con grande maturità e intelligente ironia.

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Flamer: una storia attuale, triste e reale

Potreste aver già sentito il nome di Curato come il creatore dell’amata serie di libri illustrati Little Elliot, così come di Worm Loves Worm (scritto da J.J. Austrian). Flamer, tuttavia, non è solo il romanzo grafico di debutto dell’artista, ma anche un titolo che ha ricevuto enormi consensi e grandi elogi dalla critica. Un romanzo grafico incredibilmente potente, straziante ed elegante che attinge ad aspetti riguardanti le esperienze personali di crescita di Curato stesso. Il protagonista del racconto è il quattordicenne Aiden Navarro che, mentre trascorre l’estate al Boy Scouts Camp, cammina psicologicamente sul filo del rasoio. Molestato a causa del suo essere bizzarro, estremamente sensibile e dal fisico fuori forma, giornalmente è turbato da pensieri e domande pressanti sulla sua sessualità. A peggiorare la situazione ci pensano la mancanza concreta dei genitori (ci sono, ma litigano costantemente e il padre sembra odiarlo), il gruppo di scout formato da altrettanti adolescenti che credono che l’omofobia e le aggressioni omofobe siano normali e gli onnipresenti preconcetti religiosi che pongono tanti interrogativi e incuto timore. Aiden, quindi, sente un’intensa pressione mista a confusione e disgusto di sé quando inizia a scoprire di essersi infatuato del suo amico di scout più affidabile, Elias. Il protagonista fa di tutto per essere “normale” agli occhi della società, ma deve costantemente rispondere a degli interrogativi: perché essere gay è inaccettabile? Non si può essere gay se la religione vede questa cosa come un peccato, giusto? Allora se è essere gay è sbagliato, perché si prova attrazione per un ragazzo? Ora che le superiori si avvicinano, quanto sarà bullizzato?

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La storia dura sette giorni: si inizia il sabato mattina e si conclude il venerdì notte, alla vigilia del ritorno a casa. L’opera suddivide i capitoli proprio in base al cambio dei giorni, nei quali Aiden e gli altri ragazzi del gruppo (denominato pattuglia 37) hanno diverse attività e compiti da svolgere. Il lettore, quindi, osserva minuziosamente la quotidianità dei ragazzi per capire sia le dinamiche del gruppo, sia il modo in cui viene trattato Aiden. Ogni persona ha il suo carattere e il suo modo di interagire con gli altri, il protagonista però tende a osservare il tutto con gli occhi di una persona sostanzialmente confusa e solitaria che vede del marcio anche dove non dovrebbe e che si abbatte alla minima difficoltà. Dopotutto non è assolutamente facile scoprire di essere omosessuale in un ambiente fortemente religioso e repressivo. Aiden, inoltre, non ha nemmeno tanti amici e l’unico che davvero lo tratta con rispetto è proprio Elias con il quale condivide anche la tenda. Tra crescente confusione, umiliazioni da parte di membri del gruppo e un’accentuata depressione, Aiden riuscirà a confrontarsi con la sua diversità con un climax alquanto ritmato ricco di colpi di scena. 

Il protagonista fa di tutto per soffocare certe voci su di lui, spesso e volentieri offese gratuite ed esplicite, ma ogni volta che va a dormire, sogna di vivere serenamente con un ragazzo che presenta la stessa fisionomia di Elias. Aiden, in poche parole, rappresenta coloro i quali non riescono ad accettare la propria sessualità e hanno paura nel farlo e nel raccontarlo agli altri. Il ragazzino è fragile e l’estrema sensibilità non fa altro che portare all’esasperazione la situazione. Questo aspetto serve a far capire al lettore quanto sia difficile il momento della crescita e gli sforzi che servono per arrivare al passo del coming out. Molte volte capita di dimenticarsene e per questa ragione esistono opere come Flamer che ci ricordano di tutte quelle persone che giornalmente si sentono schiacciate dai pregiudizi e dai dogmi imposti dalla società e ci invitano a essere più gentili e premurosi verso il prossimo.

Uno stile di disegno tanto semplice quanto geniale

Flamer presenta una narrazione semplice, naturale, realistica e rapida che viene arricchita da uno stile di disegno quasi stilizzato che presenta alcune chicche davvero interessanti e curiose. Le tavole, infatti, presentano un tratto marcato, ma composto da poche linee che segnano solo i tratti principali dei personaggi e dei luoghi. In un primo momento non si nota la grande bravura di Curato, ma proseguendo nella lettura ci rendiamo conto quanto la genialità non stia tanto nello stile artistico, quanto in alcune scelte visive. Prevalentemente, infatti, è presente una narrazione in bianco e nero con bordi marcati, linee tremolanti e una suddivisione delle vignette abbastanza classica.

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In base alle situazioni vissute da Aiden, tuttavia, possiamo osservare pagine interamente nere oppure grandi paesaggi mozzafiato che spezzano totalmente le griglie. In altri casi, quando il fuoco che brucia dentro il protagonista prende il sopravvento, è possibile osservare una nota di colore dettata proprio dal rosso, giallo e arancione, ovvero la palette del fuoco. Il tutto è impreziosito da un volume di 368 pagine di altissima qualità a partire dalla copertina rigida fino alle pagine in cartoncino ruvido.

Conclusioni

Flamer è un prodotto molto curioso: l’aspetto iniziale sembra quello di un graphic novel destinato a un pubblico giovanile, ma leggendolo attentamente si comprende che il target è molto più ampio. Forse è proprio questo il suo punto di forza, il riuscire a coinvolgere quante più persone possibili con semplicità, realismo e immediatezza. Le tematiche affrontate, infatti, sono importantissime e risvegliano nel lettore la forza per lottare contro le ingiustizie affinché la società smetta di vedere anormalità dove vi è pura normalità. Per questo motivo l’opera è consigliata sia a un pubblico di adolescenti e pre-adolescenti per comprendere al meglio la propria situazione o quella delle persone attorno a loro, sia a un pubblico di adulti o di genitori per aiutarli a conoscere meglio i propri figli o i loro coetanei. Sulla copertina italiana spicca la frase pronunciata da Jarrett J. Krosoczka, autore del libro Hey, Kiddo: “Questo libro salverà delle vite” e per quanto possa sembrare pesante ed esagerata, è proprio così se si legge con oculatezza e la giusta maturità.

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  • Curato, Mike (Author)
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Pro
Storia dalle tematiche molto delicate, ma narrata con semplicità e intelligente ironia
Disegni semplici, ben curati e con delle chicche di pregio
Qualità del volume di altissimo livello
Contro
Lo stile troppo stilizzato del disegno non rispecchia fedelmente la bravura di Curato
9.5
Voto