Konami si butta nel genere dei roguelite con GetsuFumaDen: Undying Moon!
Arrivato poco meno di un anno fa in Early Access su Steam, GetsuFumaDen: Undying Moon sbarca nella sua versione finale su Nintendo Switch (e tramite update alla controparte PC) .
Grazie allo sforzo congiunto di Konami e Guruguru, GetsuFumaDen: Undying Moon è il seguito di una perla sconosciuta dell’era Famicom, riscoperta negli ultimi grazie ad un adattamento per la Virtual Console di Wii.
Il GetsuFumaDen del 2022 però rispetto all’originale ne riprende stile e atmosfere dell’action 2D da simil-Castlevania, trasformandosi in uno di quei roguelite che tanto vanno di moda oggi nel panorama indie e non.
Su tutti è impossibile non rivedere l’ispirazione verso Dead Cells, l’action platform di Motion Twin che negli anni è riuscito a ridefinire questo tipo di roguelite, diventando un punto fermo per il genere.
E GetsuFumaDen lo fa alla sua maniera, riportando a schermo tutto il fascino della mitologia scintoista immortalata nelle illustrazioni folkloristiche del XII secolo, che qua fanno da sfondo alle avventure dello sventurato Getsu Fuma, leader del Getsu clan, imprigionato in un loop di morti continue nel tentativo di risanare il sigillo che separa la Terra dal Jingoku, e che ne ha causato la fuga di demoni e mostruosità dall’inferno.
Come in ogni roguelite, anche Getsu Fuma potrà fare poco ad inizio avventura, se non affidamento sulle poche risorse ottenibili.
Ve lo diciamo subito, GetsuFumaDen è un titolo lento, difficile e tremendamente time consuming, sia nei progressi che nel gameplay.
Guruguru ha scelto di proporre un action che fosse più riflessivo nelle tempistiche di gioco, con un combat system lento e dei movimenti pesanti, come il “dodge” per evitare di essere colpiti. Una scelta forse atipica per questo tipo di titoli, dove invece si opta sempre per qualcosa di rapido che si adatta allo stile mordi e fuggi dei roguelite. Anche la progressione (nello stage e fra gli stage) è rallentata da questi ritmi perché GetsuFumaDen predilige un approccio esplorativo rispetto ad uno da “speedrun”.
Uccidere nemici ci fornirà risorse e materiali da investire nello sblocco di abilità permanenti, così come la stessa esplorazione delle mappe autogenerate consente di trovare gli scrigni rari contenenti gli upgrade al personaggio, quelli che resteranno attivi solamente durante la partita, e che verranno cancellati una volta tornati al villaggio.
Questo sistema di upgrade di GetsuFumaDen vi mette di fronte a delle scelte abbastanza significative. Raccogliendo un’anima potremo aumentare l’efficacia dell’arma principale. Nel caso decidessimo di non farlo, al raccoglimento di una seconda anima, l’indicatore passerà sul potenziamento della secondaria. Essendo presenti in maniera limitata, l’utilizzo delle anime acquista un valore strategico, perché cambierà l’uso che ne faremo e la quantità richiesta per accedere ai vari potenziamenti. Ad esempio per aumentare momentaneamente la barra della salute ne serviranno 3, mentre per una pozione di cura, l’unico modo efficace per curarsi in game, ne serviranno 4. E capirete da voi che sacrificare 4 anime per una pozione, sottrarrà risorse preziose agli altri potenziamenti.
Anche il sistema delle armi gode di una doppia tipologia di miglioramenti. La prima è permanente. Si sblocca un’arma trovando il blueprint corrispondente, si usano i frammenti relativi a quel tipo di categoria e si ottengono, sempre con i materiali richiesti, vari perk e abilità passive. E questo vale per tutte le tipologie di armi, con la possibilità di equipaggiarne 2 contemporaneamente fra primaria e secondaria (4 in tutto).
C’è poi un secondo sistema durante le partite e attivabile presso gli shop presenti nella mappa che consente di attivare i perk precedentemente sbloccati così da renderli effettivamente attivi in battaglia. Ogni arma poi ha un grado che caratterizza la qualità del loot trovato dalle casse o sconfiggendo i nemici. Maggiore sarà il grado migliore la qualità dell’arma e la possibilità che queste abbiano abilità speciali con effetti tipo congelamento, avvelenamento e così via, e che una volta sferrate contro il nemico di turno, avranno una probabilità percentuale di attivare del danno aggiuntivo. Spendendo soldi e le memorie d’anima, una seconda moneta ottenibile esplorando le mappe o riciclando equipaggiamenti inutilizzati, potremo aumentare momentaneamente anche il grado dell’arma, migliorandone così il damage output verso i nemici.
Esiste poi tutta una parte dedicata all’addestramento di Getsu Fuma, grazie alla quale potremo migliorare in maniera stabile e permanete tutte le statistiche del nostro protagonista. Dalla barra della salute aumentata, al numero di pozioni che potrà portare con sé, al danno delle varie mosse effettuabili, e richiederanno via via un costo sempre maggiore di Minerali dello Spirito.
E sarà proprio dopo i primi step effettuati a palesarsi l’ombra del grinding, quell’elemento time-consuming citato in apertura.
Le dinamiche di GetsuFumaDen: Undying Moon vanno capite e digerite fin da subito per non cadere nell’errore di non progredire mai nel corso del gioco. Quello che vi consigliamo, dopo aver speso diverse ore per arrivare al completamento della nostra prima run, è di mettere da parte l’orgoglio e di ritirarsi quando il gioco ve ne darà l’occasione. Se morendo perderemo all’inizio gran parte dei nostri averi, rendendo difficile poter effettuare anche il più basilare degli upgrade, tornare al villaggio dopo aver sconfitto un boss ci permette di conservare il nostro bottino, e in un attimo vi accorgerete di quanto questa strategia sia più remunerativa nel lungo periodo. Si gioca quindi sul sicuro per avere la vita facile successivamente, anche perché il gioco non concede sconti e non sarà affatto gentile con voi.
In realtà GetsuFumaDen, non ha una difficoltà troppo estrema, almeno non al primo livello di difficoltà disponibile. Ma la vera sfida sta nell’impossibilità di ricorrere alla cura nel momento del bisogno (data la quantità limitata), in quanto i nemici non saranno mai delicati nei vostri confronti, e il rischio di morire dopo un paio di botte ben assestate è sempre costante. Gli amanti delle sfide troveranno in GetsuFumaDen: Undying Moon quel retrogusto soulsiano, quel senso di pericolo e morte costante che obbliga a stare sempre sul chi va là.
Di contro a tutto questo però abbiamo un gameplay che rispetto al Dead Cell da cui trae ispirazione è ben più grezzo, obbligando il giocatore ad adattarsi ai suoi ritmi, come il combat system, fortemente influenzato dalla tipologia di arma utilizzata.
Ma il vero problema di GetsuFumaDen: Undying Moon è l’estrema lunghezza di una run necessaria per completare l’avventura, quasi 2 ore. Una durata estenuante, che costringe il giocatore a non commettere mai errori, dato che qualsiasi nemico potrebbe diventare il nostro esecutore. E ritrovarsi dopo più di un’ora passata ad ammazzare demoni di fronte alla schermata del game over e perdendo gran parte dei progressi fatti è sicuramente qualcosa che rischia di sfociare nella frustrazione dei giocatori, che non in quel senso appagante alla trial & error di tanti altri roguelite, come il pluricitato Dead Cell o Hades.
A metterci i bastoni tra le ruote ci pensano poi i giganteschi boss di fine stage, anch’essi ispirati al folklore giapponese dell’epoca e che si riveleranno una sfida maggiore rispetto ai classici nemici. Doveroso sarà studiarne i pattern e capire con quale strategia affrontarli, o quale sia l’arma più adatta per sottrargli vita e passare allo stage successivo. Sempre stando attenti a non venire colpiti, anche perché non avremo seconde occasioni fino alla run successiva. Una volta superati potremo andare avanti allo stage successivo, scegliendo uno dei bivi che ci porteranno in una location diversa, o giocando sicuro e ritornando alla base salvaguardando i nostri averi.
Dopo aver portato a termine GetsuFumaDen: Undying Moon (abbiamo visto i titoli di coda per la prima volta dopo una decina di ore), sbloccato nuovi livelli “segreti”, nuovi personaggi giocabili e aumentato il grado di sfida del gioco siamo rimasti abbastanza affascinati dal mondo della produzione. L’impresa non è semplice, anche perché come abbiamo sottolineato, il gioco appare un po’ grezzo sotto diversi aspetti, se confrontato con la finezza ludica di Dead Cells. Il sistema di controllo, al netto della lentezza voluta del gameplay, è ruvido e non sempre preciso, e richiede al giocatore di adattarsi e studiare bene ogni situazione, così come imparare ad usare le varie armi, che hanno timing e raggi d’azione diversi.
Gli stage risultano molto evocativi nella messa in scena del Jingoku, sfruttando l’Unreal Engine per dar vita a vede e proprie tavole illustrate in 3D e mantenendo un’impostazione bidimensionale nello scrolling dei livelli. Per quanto riusciti nello stile, il level design soffre un po’, non tanto nel platforming in sé, quando nel mescolare a dovere i vari elementi architettonici, creando talvolta situazioni un po’ confuse nella generazione dei nemici, che richiedono buona manualità e sangue freddo per essere affrontati.
La visuale poi è impreziosita da alcuni effetti a video, come pioggia, vento e nebbia, che nelle intenzioni degli sviluppatori dovevano aggiungere quel tocco in più sul livello artistico, ma che in alcuni casi rendono la lettura dell’azione un po’ confusionaria. Per fortuna GetsuFumaDen si lascia giocare senza intoppi di sorta, con una fluidità solitamente stabile e ancorata ai 30 fps, messa a dura prova solo il alcune situazioni di sovraffollamento visivo. Ottime le musiche, anch’esse ispirate alla tradizione giapponese, donano al gioco quel brio che viaggia fra l’azione e il misticismo, segnando ogni secondo della nostra avventura.
Dopo una lunga prova siamo arrivati alla conclusione che GetsuFumaDen: Undying Moon ha tutto il potenziale per ritagliarsi una nicchia nel fitto mare dei roguelite, grazie al suo alto livello di sfida e al fascino della mitologia giapponese. Purtroppo però ci sono alcuni aspetti nella formula proposta che rischiano di affossare il gioco, specie in quei giocatori che non hanno la pazienza di scoprire un gameplay che richiede necessariamente del tempo per essere compreso a pieno. Come l’estrema lunghezza delle singole run (fortunatamente c’è l’opzione per congelare la partita e chiudere il gioco) e il sempre maggior grinding richiesto man mano sbloccheremo nuovi potenziamenti, che non invogliano chi è alla ricerca di qualcosa di veloce da assimilare ed affrontare, cosa che GetsuFumaDen: Undying Moon non è. Se riuscirete ad andare oltre questi spigoli GetsuFumaDen: Undying Moon si rivelerà invece un titolo estremamente interessante che vi terrà occupati per un bel po’.