GitHub sta lavorando per sostituire il termine “master” nel suo servizio con un termine neutro come “main” per evitare eventuali riferimenti alla schiavitù e a riferirlo è stato lo stesso CEO della società Nat Friedman.
Il portale di code hosting è solo l’ultimo di una lunga serie di aziende tecnologiche e progetti open source che hanno espresso il supporto per la rimozione di termini che potrebbero essere offensivi per gli sviluppatori della comunità nera. Ciò include sia la sostituzione di termini come “master” e “slave” con alternative come “main / default / primary” e “secondary” sia termini come “blacklist” e “whitelist” sostituiti con “allow list” e “deny/exclude list”.
La preoccupazione è che l’uso continuato di questi termini potrebbe portare a connotazioni razziali e prolungare gli stereotipi. Già nel 2018 alcuni accademici avevano dichiarato:
“Tale terminologia non riflette solo la cultura razzista, ma serve anche a rafforzarla, legittimarla e perpetuarla”.
Ora, rafforzata dalle proteste di Black Lives Matter negli Stati Uniti, la comunità tecnologica si sta impegnando nuovamente per rimuovere tale linguaggio dai codici sorgente, dalle applicazioni software e dai servizi online. Per cominciare, il sistema operativo mobile Android, il linguaggio di programmazione Go, la libreria PHPUnit e il servizio Curl hanno dichiarato la loro intenzione di sostituire la blacklist/whitelist con alternative neutre. Allo stesso modo, il gestore di archiviazione file OpenZFS ha anche sostituito i termini master / slave utilizzati per descrivere le relazioni tra ambienti di archiviazione con sostituzioni adeguate.
Gabriel Csapo, un ingegnere informatico di LinkedIn, durante la settimana ha dichiarato su Twitter che è anche in procinto di presentare richieste per aggiornare molte delle librerie interne di Microsoft e rimuovere qualsiasi frase caricata a livello razziale.
People are saying “oh why can’t we use master but can use git”, uhm…good point welcome to the conversation…
— Gabriel Csapo (@gabriel_csapo) June 15, 2020
Altri progetti che non usano costrutti razziali caricati nel loro codice sorgente o nelle loro interfacce utente stanno ora esaminando i loro repository di codice sorgente. Questo perché gran parte di questi progetti gestiscono il proprio codice sorgente tramite il software Git o il portale online GitHub.
It's a great idea and we are already working on this! cc @billygriffin22
— Nat Friedman (@natfriedman) June 12, 2020
Sia Git che GitHub usano il termine “master” per la versione predefinita di un repository di codice sorgente. Gli sviluppatori eseguono la fork di una versione del “master” per creare versioni secondarie, aggiungere il proprio codice a questa versione predefinita e quindi ricollegare le modifiche nel “master”. Ora, diversi progetti open source stanno cambiando il nome del loro repository Git predefinito da “master” a alternative come main, default, primary, root o altro.
Ad esempio, ZDNet ha scoperto che progetti come la libreria del software di crittografia OpenSSL, il software di automazione Ansible, il linguaggio di scripting PowerShell di Microsoft, la libreria JavaScript P5.js e molti altri stanno cercando di cambiare il nome dei loro repository di codice sorgente predefiniti, nel tentativo di sradicare termini carichi di razzismo e legati alla schiavitù, in modo da mostrare sostegno al movimento BLM e alle loro proteste.
Non resta che scoprire in che modo evolverà questa situazione.