Kratos e Atreus tornano con la loro ultima avventura in God of War Ragnarök!
Che fatica essere Kratos. Non solo per le mille battaglie che il fantasma di Sparta ha affrontato nel corso delle sue avventure, ma anche per la pressione sociale di essere all’altezza delle aspettative, dopo l’annuncio di ogni nuovo gioco.
E così è stato con l’inizio della nuova saga norrena di God of War, che vedeva l’assassino di Dei e il giovane figlio, intenti a spargere le ceneri della defunta moglie dal picco più alto dei Nove Regni. Quello che doveva essere un momento sacro per i due, come ben sappiamo, si è trasformato in una caccia all’uomo, alzando il velo su una profezia che coinvolgeva proprio Kratos e Atreus.
Profezia che viene svelata nel finale del primo gioco, un soft reboot che chiudeva i legami con il passato ambientato nell’antica Grecia per spingersi nelle terre del nord, governate dal Padre di Tutti, Odino.
God of War Ragnarök, riparte esattamente poco dopo gli eventi del primo capitolo, con Kratos e Atreus nell’occhio del mirino. Da una parte la furia di Freya, intenta a vendicare la morte del figlio Baldur per mano di Kratos, dall’altra gli interessi di Odio verso Atreus, scopertosi discendente della razza dei giganti e conosciuto come Loki. Come se non bastasse il Fimbulwinter, una terribile tempesta ghiacciata, si è abbattuto sulle terre dei Nove Regni, segnale dell’imminente Ragnarök la fine di tutto.
Riusciranno i nostri eroi a farla franca anche questa volta, o sarà arrivato il momento di salutare definitivamente Kratos per concedergli il meritato riposo?
Versione Testata: PlayStation 5
God of War Ragnarök cerca la continuità del passato, e la ritrova furbamente riproponendo quasi in copia carbone lo stesso canovaccio del “primo” capitolo, una formula vincente che punta tutto sull’azione cinematografica e sulla spettacolarità di un gameplay visivamente importante.
Santa Monica Studio decide di puntare maggiormente sul fattore umano, dando molto più spazio alle interazioni dei personaggi rispetto alle fasi combattive, che chiaramente non mancheranno, ma diventeranno fasi di passaggio fra un avanzamento narrativo e l’altro.
Ragnarök rappresenta la fase ribelle di Atreus, quella in cui il “ragazzo” vuole diventare uomo, scoprire di più sul suo passato e quello che lo attende il futuro. Il morboso legame padre figlio messo in piedi da Kratos per proteggerlo dai pericoli del mondo viene incrinato dal fascino malvagio di Odino, che diventa per il giovane un’importante opportunità di indipendenza. Ad oliare il corso degli eventi ci pensa la famosa profezia, che prevede la morte di Kratos.
Un destino che sembra inevitabile e che va a ribaltare gli equilibri della coppia, ponendo Atreus nella posizione di difendere il padre a qualsiasi costo.
Santa Monica Studio decide a questo punto di concentrarsi maggiormente sullo sviluppo di Atreus, di concedergli i suoi spazi con lunghe sessioni a lui dedicate, che serviranno a farci conoscere meglio quel timido ragazzo che nel titolo del 2018 veniva oscurato dai muscoli di Kratos, e che qua va a creare nuove dinamiche narrative, introducendo nuovi personaggi come Angrboda, una delle ultime gigantesse in vita, che ci guiderà alla scoperta delle nostre origini e della nostra eredità di gigante, o Thrud, figlia di Thor, conosciuta durante la parentesi asgardiana di Atreus con la quale condivide la stessa opprimente figura paterna.
Ragnarök mostra al giocatore più sfaccettature ed in ogni istante emerge questo suo lato cinematografico, che fa di tutto per impressionare il giocatore. Ma nonostante il tono serio e drammatico degli eventi, Ragnarök sa regalare qualche momento più rilassato, quella vena comica già intravista nel primo gioco e che qua viene portata avanti non solo da Mimir, l’ex consigliere di Odino, ma anche dai fabbri Brok e Sindri, i fratelli Huldra, che in questo capitolo si ritagliano un ruolo di rilievo arrivando ad accompagnarci anche in qualche missione, portando con sé la loro ironia e la sfacciataggine di una lingua fin troppo affilata.
Come avrete intuito God of War Ragnarök è un viaggio sul treno delle emozioni, ed è impossibile rimanere indifferenti a quello che avviene su schermo. Il merito va non solo ad una regia che è quasi sempre impeccabile, con la telecamera virtuale che si insinua fra i personaggi e ci avvicina a loro, ma anche grazie agli attori dietro le maschere, che rendono vivi più che mai quell’ammasso di poligoni a schermo.
Tecnologia e tecnica recitativa si fondono insieme abbattendo ora più che mai quel muro di chi si ostina a non vedere l’arte nel videogioco.
Un binomio che non funzionerebbe senza la perfetta fusione di questi due elementi. Il dolore e la rabbia di Freya per la perdita del figlio, le preoccupazioni di Kratos scolpite sul suo volto segnati da mille tragedie, l’innocenza e la spensieratezza di Atreus. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza quella base solida, che qua funziona alla perfezione regalandoci una storia che meriterebbe di essere raccontata anche sul grande schermo.
Senza scendere troppo in zona spoiler, non sappiamo se Kratos tornerà o meno per una terza avventura in futuro. Nonostante questo però c’è ancora spazio per nuove storie, i cui riflettori potrebbero spostarsi su Atreus e la sua ricerca sui giganti, magari coinvolgendo le due new entry di questo capitolo, Angrboda e Thrud, due compagne d’avventura perfette, e magari interesse amoroso di Atreus per una svolta “teen” già accennata a più riprese durante il gioco.
God of War Ragnarök è un titolo monumentale. Non solo nella storia e nel comparto tecnico (come vedremo tra poco) ma anche nel gameplay.
Se Ragnarök resta fedele nello sviluppo narrativo lo fa anche per quanto riguarda il sistema di combattimento, cuore di questo God of War, portandosi dietro tutti i pregi e i difetti del precedente titolo.
Come nel titolo classe 2018, anche qua Kratos potrà fare affidamento sia sul Leviatano, la possente ascia in grado di sfruttare i poteri del ghiaccio per inibire i movimenti dei nemici, sia sulle Lame del Caos, le iconiche spade con le quali ha fatto a pezzi l’intero pantheon greco. Si unisce all’arsenale anche la Lancia di Draupnir, una potente arma da usare per stordire i nemici e sfruttare le abilità elementali di quest’ultimi.
Maggiore importanza viene data allo scudo che guadagna una nuova mossa per rompere le difese avversarie e la possibilità di scegliere fra varie tipologie, decidendo se puntare maggiormente sulla difesa, sulla possibilità di respingere al mittente i proiettili indirizzati a noi o un mix delle due cose. Le possibilità offerte dal rinnovato sistema di crescita aumentano, fra mosse speciali equipaggiabili da attivare al momento giusto, nuove abilità sbloccabili tramite la raccolta di punti esperienza che espandono le varie aree di competenza di Kratos e Atreus, e un’inedita modalità furia, che si dirama in 3 tipologie diverse, per adattarsi ad uno stile di gioco più aggressivo o più sicuro in base alle esigenze.
Quello che ne esce è risultato decisamente più ricco e rifinito rispetto al precedente capitolo che si traduce in un combat system dal flow più dinamico. La varietà di nemici sul campo spinge il giocatore a ruotare maggiormente fra le 3 armi e di sperimentare nello sconfiggerli nel miglior modo possibile, magari con una bella e spettacolare finisher. Viene coinvolto maggiormente anche Atreus nel combattimento, con tanto di set di frecce diverse e mosse speciali, così da aiutarci in maniera più concreta ed efficace in battaglia.
Sempre riguardo Atreus, il ragazzo avrà diversi momenti dedicati a lui, comprese delle sequenze di combattimento. Sebbene limitato rispetto al padre, Atreus ci da un assaggio delle sue doti combattive, con un playstyle incentrato soprattutto sul combattimento a distanza. Non manca nemmeno l’equivalente della Furia di Kratos, grazie alla quale Atreus può trasformarsi in un lupo e dilaniare le gole dei nemici.
Se siete fra quelli che non hanno amato particolarmente il cambio di rotta di God of War nel precedente capitolo rispetto alla serie classica difficilmente impazzirete per questa rivisitazione. Al contrario i fan godranno a pieno di tutte le novità introdotte, sebbene di base il gioco resti abbastanza guidato e scriptato nelle azioni come da tradizione della serie.
Proprio per quanto riguarda l’elemento “guida” per tutta l’avventura procederemo su binari ben definiti, concedendoci di tanto in tanto delle pause esplorative che ci consentiranno di visitare molte più località dei Nove Regni rispetto al passato.
Durante queste fasi potremo dedicarci al superamento di puzzle ambientali e trappole, tutto finalizzato alla raccolta di potenziamenti, materiali e collezionabili. Ma basterà avere un attimo di incertezza che non tarderà ad arrivare un suggerimento dal proprio compagno, per aiutarci a proseguire. Lo stesso durante i combattimenti, commentando la strategia migliore da usare e togliendo quel gusto per la scoperta.
La mole di contenuti extra supera di gran lunga il precedente, con una valanga di missioni secondarie da completare per espandere la storia del gioco, e magari saperne di più sulla lore e su i suoi protagonisti. E la libertà di completarle quando si preferisce, permette ai giocatori di scegliere se affrontare prima la storia principale per poi dedicarsi ad altro o di proseguire completando le varie attività secondarie man mano che ci si presenteranno davanti, oltre alle nuove ottenibili una volta completato il gioco.
Abbiamo definito God of War Ragnarök un titolo monumentale, e lo ribadiamo anche per quello che concerne il comparto grafico.
A colpire maggiormente in questa orgia poligonale è sicuramente la fisicità di Kratos e dei vari protagonisti. Una fisicità resa unica dalla sua presenza scenica, che trasmette al giocatore un senso di concretezza che difficilmente si trova in altri titoli. Il mondo di gioco si alterna fra nuove ambientazioni e luoghi già visitati, qua resi inospitali dalle rigide temperature del Fimbulwinter, ed è facile perdersi nell’enorme quantità di dettagli o nell’incredibile scenografia virtuale, che spesso si perde a vista d’occhio, in panorami dai quali non vorreste mai togliere lo sguardo.
Un bellissimo benchmark grafico che mostra le capacità della console ammiraglia di casa Sony e quello che ancora può fare nelle abili mani di chi sa gestirla a dovere.
In tutta questa spettacolarità visiva, se proprio dovessimo trovare qualche difetto, questo andrebbe ricercato nella pochezza di momenti “wow”. Nonostante sia tutto bellissimo, non sono molti i momenti veramente epici a cui il semidio spartano ci ha abituato negli anni, riservandosi il meglio solamente per le fasi finali del gioco o in alcune sequenze scriptate, mentre il resto lascia soltanto una lieve sensazione di già visto.
Ma si tratta giusto di una piccola macchia impercettibile che non rovina assolutamente le qualità di un titolo che ambisce alla perfezione.
Un titolo che è un intricato gioco di incastri, dove ogni elemento influenza gli altri.
Se abbiamo visto come tecnica e recitazione funzionino uno grazie all’altro, nell’equazione va aggiunto anche il comparto sonoro con la bellissima colonna sonora firmata nuovamente da Bear McCreary, contribuisce a definire il significato di maestosità in God of War Ragnarök, con le sue musiche, le sue sonorità ancestrali, con quel sapore mistico che avvolge tutta la mitologia norrena e la rende così affascinante.
Ottimo anche il doppiaggio italiano, uno dei migliori che ci sia capitato di ascoltare in questi anni in un videogioco, capace di tenere testa ai bravissimi attori originali della serie. Insomma, anche qua un lavoro che va ben oltre le classiche aspettative.
Dopo 4 anni di attesa torniamo ad accompagnare Kratos e Atreus in quello che apparentemente sembra la loro ultima avventura. God of War Ragnarök prende quanto di buono fatto nel 2018, con tutti i pregi e i difetti del caso, e ne espande le possibilità nel tentativo di creare il capitolo perfetto. Al di là di quelli che sono i voti, God of War Ragnarök ha il merito di saper raccontare una storia in maniera chirurgica, incastrando a dovere tutti gli elementi ludici e non del videogioco e creando qualcosa di veramente complesso ed affascinante, caratteristiche che una killer app come God of War deve assolutamente avere. Applausi quindi a Santa Monica Studio che ha saputo reinventare il suo iconico personaggio, e nel farlo ha messo cuore, passione e tecnica nel creare un titolo monumentale sotto tutti i punti di vista. E ci auguriamo che nel futuro di Kratos e Atreus ci siano ancora tante nuove avventure da vivere a pieno come questa.