Un algoritmo di Google permette di capire le probabilità di sopravvivenza, di insorgere di alcune complicanze e di riammissione in ospedale di un paziente.
L’intelligenza artificiale di Google e il relativo algoritmo proprietario fanno passi da gigante sconfinando in zone inimmaginabili fino a pochi anni fa. Pare, infatti, che il citato algoritmo possa prevedere la morte di un paziente e l’insorgenza di alcune malattie con il 95% di accuratezza. Lo dimostrano, attraverso un esperimento i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature, i medici del Medical Brain Team i quali hanno insegnato ad un computer a capire quante sono le probabilità di sopravvivenza di un paziente appena entra in ospedale.
Durante uno dei test effettuati su una paziente affetta da un cancro al seno in stato avanzato, l’ospedale aveva stabilito una probabilità del 9,3% di morire durante la degenza. L’intelligenza artificiale di Google, dopo aver analizzato la stessa paziente, aveva stabilito una probabilità di morte del 19,9%. La paziente è morta dieci giorni dopo il test.
La differenza sostanziale tra l’analisi dell’ospedale e quella dell’algoritmo di Google è che il primo si basa solo su dati quali pressione sanguigna, battito cardiaco e analisi respiratoria, il secondo analizza ben 175.639 informazioni contemporaneamente, arrivando ad accedere ai PDF delle precedenti analisi mediche, appunti di medici e infermieri e altre informazioni che gli hanno permesso di individuare potenziale presenza di fluidi intorno ai polmoni che gli stessi medici non avevano notato.
Il sistema di Intelligenza Artificiale è stato sviluppato da un team di ricercatori di Stanford, dell’Università di Chicago e della UC di San Francisco. Il processo di apprendimento automatico rende l’IA più intelligente con il trascorrere del tempo. Questo sistema aiuterà a salvare vite ed a ridurre il tempo usato per compilare documenti, permettendo quindi al personale sanitario di trascorrere maggior tempo con i propri pazienti.
In generale , per tutto il tempo di sperimentazione, Google ha avuto accesso a 46 miliardi di dati anonimi di pazienti, stringendo accordi con l’Università della California, di San Francisco e di Chicago. Il colosso della tecnologia sta cercando inoltre di stringerne ulteriori per avere accesso ad un numero di dati ancora maggiore. L’azienda americana, però, è consapevole che deve stare molto attenta a trattare la raccolta di dati sensibili, visto il recente scandalo che ha colpito Facebook. Per questo studio, Google ed i suoi partner ospedalieri insistono sul fatto che i dati raccolti siano anonimi, sicuri ed utilizzati solo dopo esplicito consenso di ciascun paziente.
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Nigam Shah, coautore della ricerca pubblicata su Nature, ha reso noto tramite Bloomberg che i dati raccolti e i risultati vengono messi insieme in un formato facilmente leggibile e interpretabile da tutti gli operatori sanitari:
“Questi modelli hanno superato di gran lunga tutti i tradizionali modelli predittivi clinici utilizzati fino ad ora. Gli ospedali che ne faranno uso potranno migliorare le cure per i loro pazienti” ha spiegato Alvin Rajkomar, medico e ricercatore di Google.
L’obiettivo sarà quello di prevenire l’insorgenza di patologie o malattie attraverso l’uso dell’algoritmo.