Home Sweet Home Alone: la recensione del reboot di Mamma ho perso l’aereo

Home Sweet Home Alone, un reboot inutile

Home Sweet Home Alone, il reboot insapore di Mamma ho perso l’aereo

Come avrete letto dal titolo, Home Sweet Home Alone, il reboot per famiglie, in streaming su Disney+, di Mamma ho perso l’aereo, è assolutamente un film senza arte né parte, messo in piedi soltanto per strizzare l’occhio ai fan del classico di Chris Columbus, nella speranza di poter suscitare l’ormai di moda “effetto nostalgia”. Purtroppo, il risultato finale è ben lontano dal realizzare tale scopo; benché, infatti, di reboot si parli, il film ha ben poco in comune con l’originale, tanto da sembrare piuttosto una scopiazzatura riuscita male.

La trama

Home Sweet Home Alone racconta la storia di Max Mercer (Archie Yates), un ragazzino di 10 anni rimasto solo a casa dopo che la mamma, insieme agli altri parenti, è volata in Giappone per le vacanze di Natale. A dargli del filo da torcere, rompendo la sua solitaria quiete, Pam e Jeff (Ellie Kemper e Rob Delaney), una coppia sposata che sta disperatamente cercando un cimelio di famiglia dal valore economico inestimabile, credendolo finito nelle mani di Max.

Tutto il film è basato su questo equivoco che si sarebbe potuto risolvere in meno di cinque secondi ma che, senza un motivo logico, viene ingigantito e portato avanti all’esasperazione. Di fatto, Pam e Jeff, che qui dovrebbero essere i “cattivi”, nonché coloro che dovrebbero fare le veci dei due ladri di Mamma ho perso l’aereo, sono in realtà delle brave persone con un obiettivo più che lecito. Anche se il film vuole convincerci che siano dalla parte del torto, in realtà non viene difficile schierarsi a loro favore, ma quello che è peggio, è che Max si dimostra nei loro confronti assolutamente perfido senza un vero motivo, anche nel momento in cui la coppia cerca il dialogo con lui; è diabolico solo per il gusto di farlo.

Uno scenario che è molto lontano dalla pellicola del 1990, in cui il protagonista Kevin era assolutamente giustificato nel comportarsi in maniera meschina con i due antagonisti, e come biasimarlo, visto che erano dei criminali in tutto e per tutto. Le sue trappole erano geniali e la sua irriverenza era in grado di strapparci immancabilmente un sorriso, perché facevamo il tifo per lui. In Home Sweet Home Alone, oltre a non farci ridere, gli stratagemmi di Max per scacciarli via sono quanti mai banali. In più, le scene che ne seguono sono caricaturali in maniera eccessiva, col risultato di trovarci piuttosto davanti a una puntata di Willy il Coyote e Beep Beep.

Insomma, in generale il film si è rivelato una delusione su più fronti; oltre a quello di cui ho scritto sopra, è carente anche nella messa in scena – le atmosfere natalizie di Mamma ho perso l’aereo qui sono inesistenti; salvo qualche fiocco e pallina non diresti mai che la storia è ambientata a Natale, per non parlare dei personaggi secondari, davvero insopportabili e che non aggiungono niente al contorno. Il premio va al padre di Max, nominato più volte ma apparso solo nell’unica scena conclusiva.

Home Sweet Home Alone è la dimostrazione che non basta dire di essere un remake per essere un buon film, così com’è stato per tanti altri prodotti audiovisivi rilasciati negli ultimi anni, vedi Il Principe Cerca Figlio, Space Jam: New Legends, Ghostbusters (2016) e così via. C’è da capire come mai le case di produzione si ostinino a continuare questo filone, nonostante siano coscienti di stare andando in contro a un annunciato fallimento. Volenti o nolenti, è innegabile che certi classici devono rimanere lì dove sono, a meno di una sceneggiatura che sia davvero convincente.