Si parte per un viaggio nella Hyrule del passato con Hyrule Warriors: L’era dell’esilio!
Come si dice, squadra che vince non si cambia. Ed è questo il caso di Hyrule Warriors, che con L’era della calamità, si impegnava a raccontarci gli eventi avvenuti 100 anni prima Breath of the Wilds, in una sorta di “what if” narrativo che ne riscriveva gli esiti del finale. Desiderosi di dare un seguito ad Hyrule Warriors, Nintendo e Koei Tecmo sono tornate a collaborare scegliendo nuovamente la stessa formula musou, con un altro prequel che si spinge ancora più nelle profondità della storia di Hyrule, per rivivere il viaggio nel passato di Zelda, catapultata indietro di 10000 anni, proprio nel prologo di Tears of the Kingdom.
Disponibile dallo scorso 6 Novembre in esclusiva su Nintendo Switch 2, è arrivato il momento di scoprire insieme le nuove avventure di Hyrule Warriors: L’era dell’esilio.
Hyrule Warriors: L’era dell’esilio prende il via nei primi istanti di Tears of the Kingdom, seguendo Zelda e Link mentre esplorano i sotterranei del Castello di Hyrule, ignari di ciò che si cela tra le rovine. Il risveglio di un’entità sopita innesca una catena di eventi già nota ai fan della serie, culminando con la scomparsa di Zelda, catapultata in un passato a lei conosciuto solo attraverso le leggende tramandate dalla famiglia reale di Hyrule.
L’era dell’esilio ci racconta quindi di questo periodo, lontano nel tempo di 10000 anni, che narra della nascita di Hyrule e del popolo degli Zonai disceso dal cielo. In questa epoca Zelda incontra Raul, primo Re di Hyrule, e la Regina Soniah, antenati della casata reale, determinati ad aiutarla a tornare nella sua linea temporale per riunirsi a Link e affrontare la minaccia che incombe sul regno.

Nel passato, però, Zelda si troverà ad affrontare un pericolo inatteso. Ganon, deciso a impadronirsi del potere degli Zonai, mira a gettare Hyrule nel caos e nella distruzione. Al fianco di Raul e Soniah, Zelda sarà così chiamata a prendere parte allo scontro, unendo i popoli del regno grazie all’aiuto dei quattro Saggi, rappresentanti delle diverse tribù di Hyrule, costretti a collaborare per fronteggiare il nemico comune e preservare la pace dell’intero regno.
Differentemente da quanto avvenuto con L’era della calamità, qua ne L’era dell’esilio la storia si sviluppa seguendo un canone narrativo molto più attinente agli eventi di Tears of the Kingdom, con qualche aggiustatina qua e là per riadattare questa nuova avventura, ma nulla di sostanzialmente diverso rispetto al corso degli eventi già vissuti nel capitolo di The Legend of Zelda a cui si ispira. Questo di fatto lo rende un prequel a tutti gli effetti, andando ad esplorare le avventure di Zelda avvenute 10000 anni prima e del suo tentativo di ritornare a casa, nella sua epoca, e che proprio in Tears of The Kingdom ne avevamo avuto un assaggio frammentato attraverso alcuni flashback, che ci avevano appunto permesso di conoscere il destino della ragazza e dei suoi antenati.

Da questo punto di vista il nuovo Hyrule Warriors gode di una maggiore attinenza e se vogliamo di una maggior cura nel raccontare questa storia, espandendo così le conoscenze sul popolo degli Zonai, su Raul e Soniah, e in generale su quei personaggi della storia originale che non venivano troppo approfonditi, diventando questa l’occasione perfetta per saperne di più Mineru, sorella di Raul e custode della tecnologia Zonai, o ancora i Saggi, gli enigmatici figuri mascherati che in Tears of The Kingdom avevano solo un breve ruolo da figuranti.
Essendo ambientata nel passato più remoto della storia di Hyrule, in questo capitolo Link non sarà giocabile nel corso della storia. È stato trovato però un escamotage abbastanza furbo per colmare questa assenza decisamente pesante, con l’introduzione di un poliedrico Golem Misterioso, il cui moveset (e l’aspetto) ricorda quello dell’eroe leggendario. Non mancano poi personaggi totalmente inediti, anche se qua il lavoro fatto in fase di caratterizzazione è un po’ altalenante. Da un lato Calamo, un eccentrico Korogu itinerante in cerca di un posto da chiamare casa in cui affondare le sue radici. Dall’altra abbiamo alcuni personaggi secondari, appartenenti alle varie tribù che non godono di nessun tipo di approfondimento narrativo, buttati li giusto per espandere il roster dei personaggi giocabili, proponendosi come varianti dei vari protagonisti principali.

La struttura del gioco ricalca quella del precedente Hyrule Warriors. La storia avanzerà con il completamento delle missioni principali, mentre le secondarie avranno un ruolo specifico, non risultando semplice contenuto di riempimento, ma permetteranno di sbloccare nuove combo o potenziare le statistiche dei personaggi, così da renderli più temibili in battaglia. Alcune missioni si completano semplicemente consegnando il numero di oggetti richiesti, altre vi vedranno scendere in battaglia per affrontare brevi sessioni di lotta, mentre le quest principali, solitamente più lunghe, si articolano fra obiettivi multipli, la sconfitta di vari nemici negli avamposti e nell’affrontare potenti boss di fine livello. Dove il genere dei musou continua a peccare è nella linearità della formula di gioco e nella poca differenziazione fra una missione e l’altra, con un continuo ripetersi delle solite azioni, concluso il periodo iniziale fra novità e tutorial, con il rischio di stancare il giocatore finito in un loop delle solite azioni. A poco servono anche le nuove missioni in stile sparatutto su rotaie, che emulando Star Fox e Panzer Dragon, che vi vedranno solcare i celi di Hyrule abbattendo nemici ed evitando i loro attacchi tramite il classico “barrel roll”, che in alcuni casi fungerà anche da “contrattacco”. Queste sezioni sono ben strutturate ed inserite ad intervalli alterni, perdendosi un po’ nel marasma generale degli eventi per la pochezza di missioni di questo tipo, che in misura maggiore, avrebbero potuto fare la differenza nel bilanciamento del gameplay. In generale però il gioco scorre abbastanza snello, con una durata complessiva che si alterna fra le 30 e le 40 ore in base a quanto tempo vi dedicherete nel completare le missioni extra, e a cercare i vari collezionabili, come i Korogu nascosti nelle varie mappe di gioco.
Anche a livello di combat system ci troviamo di fronte ad un capitolo che riprende quanto fatto dal precedente gioco di Hyrule Warriors, e lo ripropone con qualche piccola aggiunta. Di base L’era dell’esilio rappresenta quanto di meglio fatto non solo all’interno del macro mondo dei musou su licenza, ma anche da Dynasty Warriors Origins. I personaggi condividono lo stesso albero delle combo, con l’alternanza dei colpi deboli e quelli forti che determinano quale sequenza si attiverà in base alla pressione dei due colpi. Nonostante questa linea comune, ogni personaggio vanta un moveset molto personale e variegato, con uno stile di lotta diversificato che rende il gameplay profondamente diverso in base a chi si usa.

Zelda può fare affidamento sul potere della manipolazione del tempo, integrandolo così nei suoi attacchi, Raul è un esperto combattente Zonai, Mineru sfrutta la tecnologia per eliminare i nemici, mentre il Golem Misterioso si muove e lotta come Link, con combo ancora più scenografiche. Le possibilità offensive poi si espandono grazie a tutta una serie di azioni eseguibili in battaglia. Schivando con tempismo di attiverà il contrattacco, che rallenterà il tempo di gioco permettendoci di infliggere molteplici danni al nemico. Ci sono poi le mosse speciali, che al riempimento dell’apposita barra scateneremo un attacco unico per ogni personaggio, in grado di decimare la barra di salute dei nemici. Adesso troviamo anche le abilità individuali, mosse condivise fra i vari personaggi , ma personalizzabili in base a quello che stiamo usando. Queste abilità ci permetteranno di utilizzare (in base a quanta batteria abbiamo attiva) dei congegni Zonai, o delle mosse in grado di contrastare gli Attacchi Pericolosi, che evidenziati da una vistosa luce rossa, vi daranno il tempo di interrompere il loro attacco e aprendovi una finestra nella difesa nemica. Trovano poi spazio anche gli Attacchi Sincro, delle mosse di coppia attivabili quando il vostro compagno di squadra sarà vicino a voi (rispettandone i requisiti) fornendovi supporto in battaglia.
Gli scontri sono molto fluidi, trovandoci tra le mani un action hack’n’slash che punta sulla spettacolarità dell’azione. Passare da un personaggio all’altro è immediato, e questo ci permette una gestione dell’azione sulla mappa per ottimizzare sia l’esplorazione che la progressione, selezionando un nostro compagno di squadra per mandarlo a coprire un determinato evento in una zona dell’area di gioco, per poi prenderne il controllo successivamente una volta raggiunto il punto preciso. Come in Tears of the Kingdom, anche qua ci troveremo non solo a visitare Hyrule, ma anche il sottosuolo e i cieli, aumentando così il numero di location visitabili nelle quali completare le missioni. La mappa di gioco si suddivide in aree da conquistare e liberare, con la possibilità che l’esercito di Ganon torni sui suoi passi e si riprenda una delle zone già liberate.

In generale la difficoltà del gioco si attesta su livelli abbastanza facili e accessibili, spingendo il giocatore più navigato ad aumentare la difficoltà delle missioni, aggiungendo quel pizzico di sfida in più, diventando magari un occasione per sfruttare la modalità coop, disponibile sia in locale tramite split screen, che grazie al game sharing di Switch 2. Nel primo caso la condivisione dell’area di gioco porta ad inevitabili compromessi in fase di resa. Se normalmente Hyrule Warriors: l’era dell’esilio gira molto stabile a 60fps, qua il framerate si dimezza per ovvie ragioni di gestione delle risorse. Nonostante questo si riesce comunque a giocare discretamente, guadagnandone in compagnia. Diverso invece il discorso tramite GameShare. Attivata la modalità di condivisione, l’altro utente potrà scaricare una copia del gioco sulla sua Switch (1 o 2 che sia), unendosi a noi mantenendo però la visualizzazione classica con un solo personaggio. Abbiamo avuto modo di affrontare diverse missioni insieme ad un nostro amico distante centinaia di km, e nonostante una iniziale difficoltà dovuta ad un netcode ballerino, siamo riusciti a giocare, affrontando diverse missioni insieme. C’è da dire però che la pulizia generale della partita è altalenante, e alla mimima variazione di rete, l’altro giocatore assisteva ad artefatti video dovuti allo streaming del gioco sulla sua console. La situazione migliora decisamente se il GameShare viene sfruttato in locale, dove la latenza si riduce notevolmente offrendo una partita decisamente più pulita. Il GameShare di Nintendo Switch 2 si dimostra essere un valore aggiunto non da poco, specie per i titoli che offrono la possibilità della cooperativa, consentendoci di accedere a tale modalità con una sola copia del gioco in nostro possesso. Speriamo che Nintendo decida di puntare più spesso su questa feature, andando a migliorarne l’infrastruttura per offrire partite più stabili ed affidabili.
Parlando sempre di resa tecnica, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio si mantiene fedele a Breath of the Wilds e Tears of the Kingdom, ricreandone lo stile cartoonoso in cel-shading e le atmosfere di questi due capitoli di The Legend of Zelda. Il gioco è anche ricco di filmati, alcuni ripresi direttamente da Tears of the Kingdom, che arricchiscono la narrazione e la progressione dell’avventura. Anche la direzione artistica segue per filo e per segno quanto fatto sul capitolo principale della serie, diventandone di fatto un prequel ufficiale a tutti gli effetti, in maniera molto più efficace e coerente de L’era della calamità.
Anche le musiche ricalcano quanto già “orecchiato” nella saga principale. Non mancano aggiunte importanti e nuovi brani, così come un doppiaggio integrale in italiano, che rivede i doppiatori originali riprendere i loro ruoli anche in questo capitolo spin-off.
Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è un ottimo prequel di Tears of the Kingdom, e un altrettanto ottimo esponente del genere musou. In questo nuovo capitolo su licenza di The Legend of Zelda, andremo a conoscere la storia di Zelda nel suo viaggio nel tempo, nella Hyrule di 10000 anni fa, per scoprire gli eventi che lo collegano all’ultima avventura di Link. Nonostante Link sia assente, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio si regge sulle sue gambe grazie ad una storia se segue per filo e per segno il canon narrativo, che pur concedendosi qualche libertà qua e là, riesce ad incanalare tutta l’essenza di Tears of the Kingdom ed incanalarla in questo prequel, che riesce a tenere testa, nei limiti del genere in cui si propone, al capitolo principale. E sono proprio i limiti del musou a frenare la corsa di Zelda nella battaglia contro Ganon, con uno sviluppo molto lineare del racconto e nella poca varietà di missioni, secondarie e non, che dovrete affrontare. Al di là di questi problemi noti da tempo, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è un action hack’n’slash piacevole da giocare e da scoprire, in particolar modo se siete dei fan sfegatati della serie di Zelda e degli ultimi capitoli.


